Ricordo dei nostri passi mentre il sole spariva dietro alle nuvole e la pioggia bagnava i nostri corpi e s’asciugava colpita da caldi abbracci.
Ricordo la fuga di noi bambini presi dallo stupore e dal pianto celeste quando ritorno fu per me ricompensa e m’allietasti di giorni e di caparbie strette.
Ricordo le note di una canzone triste e di quel ultimo addio tanto umiliato mentre danzando bagnavi le mie membra versando lacrime d’amaro sospiro.
L'affannato rossore di un ragazzino scoperto con altro; le mani impudiche nascoste allo sguardo, gli occhi scostati dall'amato Coraggio. La paura incede nell'animo puro, le membra ha rimosse dal corpo violato, ma gli occhi piangono d'amore e vergogna. Vergogna di uomo che trova l'amore nel modo sbagliato: dolore e piacere che uniti nel gioco hanno offerto alla vita il primo risveglio.
Un atto marcato, bollato immorale, che scelta difficile voleva fare! A casa sconforto, pianti e ignoranza, la vergogna monta e il redimersi avanza.
La felicità, agognata e sfiorata sfuma nell'ombra di una scelta sbagliata, il sonno ritorna, il pianto si placa, ciò che resta è il ricordo di una gioia vietata.
Quando ti assaporerò di fresco mia letizia? Ad ampi balzi riempi gli ambienti di salubre clima Gran vizio e malcostume, grande simbolo rapito Ho altri milioni di nomi nel caso Perdessi io la tua frode sbalordita; ma tu scongiura I turpi fauni osceni! Voglio darti enormi forze attive Come il movimento di protesta delle masse Affamate, dai tanti figli educati ad ingegnosi lavori. Gioventù bella e ricca di spirito, Ti compro ad elevati costi: Oh, voluminoso gruppo di corpi immutati! Finalmente fata brillante! Attendo una tua erudizione per laici questuati d'accidia, Sei arrivata gioia di cammino; Devo morire lucido mal gaudio, Voglio umiliarmi e sei partecipe e Capace. Ora in mezzo alla rivolta, in piedi sulle barricate Trascinato affogando nel caldo della folla Che sale - schiumoso flutto - non conoscendo le Trame monarchiche: segretamente vengono Asciugate con rosso ed ermellino le dighe Straripate dai cuori Hasciscin. Pulito e raffinato, saresti una luce fastidiosa Allora riesci in ode vitale a sembrare Veemente, omicidio dopo omicidio, Grandioso patto nascosto ed esempio di Gran nullità; i veli tessuti coprono Le mie vergognose nudità!
Piove nella mia bocca dove si raccoglie il salto delle rane ed il morbido riflesso che ammicca l'acqua al sole.
Gorgoglia il sangue nella mia gola con la voce della marea che parla alla luna e carezza la terra.
Sulla pelle si rapprende la luce del giorno mentre i sogni se ne vanno in schiuma di birra e la notte gioca con le ore una partita senza fine in cui la posta altrui è il mio cuore.
Prendo una paglia fra i tulipani ed a sorte con la sorte baratto immagini e parole con manciate di fango e polvere di corallo;
si schiude la stagione nei miei occhi così che vedo unito al frutto l'occhio opaco dell'annegato, ed uno viene dalla radice e l'altro fasciato di piume galleggia cullato nel volo dei gabbiani.
Si sgranano in sabbia le mie ossa mentre le vene si radicano nella carne fatta di terre e come petali dai rami si staccano parole dalle mie mani: il vento le porta mentre si mostrano e tacciono.
Un momento una felicità... la gioia di essere uniti nella mente... il cuore che pulsa... la bellezza del mattino... sensazioni scordate... dimenticate un amaro in bocca... un niente che stringi nel cuore... solo... dolore.
Eccomi qui... un raggio di sole entra nella mia stanza... poi... uno scoppio di luci e colori ... allegria giorni di festa tutto il mondo ride con me di quell'allegria contagiosa... attimi che valgono una vita... l'amore calpestato... buttato... sporcato... Eccomi qui a danzare nel buio della solitudine ... con un ricordo nel cuore ... un grande... grandissimo amore.
Sospeso nell'aria sotto le ali soffici scruta l'orizzonte e l'isola apparsa silenzioso nella sua rabbia volteggia in cerca di un approdo di un segnale di un soffio su cui adagiare la sua destinazione tra gli aliti di un vento pigro freddo lascia andare la sua anima.
Tra cime di monti solenni, luci, ombre, profondi silenzi, muta s'eleva la prece a Colui che dal buio dei tempi dal cor, al labbro e le menti, tutto muove e tutto fece.
Fermati ed ascolta viandante, senti ché vibra il tuo cuore non l'aere combatte con esso; ma scruta, attento al tuo Credo, l'alma tua che all'Eterno è l’accesso.
Cammino non vedi si bello, che tornando all'albòr dello spirto, ma codardo spesso muovi all'invito di prostrarti lasciando il fardello, che alla Luce ti tiene lontan.
Ora muovi sicuro, coraggio! non voltarti al buio trascorso, l'orizzonte pel viandante “pentito” già risplende d'un aere gioioso per il giorno “segnato” dal Saggio