Scritto da: Ilaria Sansò
in Diario (Quotidianità)
Non amo nessuno più di quanto ami me stessa. E farò in modo che questo non cambi.
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Non amo nessuno più di quanto ami me stessa. E farò in modo che questo non cambi.
Sono semplicemente una donna con mille fragilità, e che malgrado tutto crede sempre nell'amore.
Ogni sera scrutava quello scrigno... era lì che custodiva il suo tesoro. Una perla per ogni dolore taciuto... un diamante per ogni delusione passata... un fiore per ogni giorno vissuto.
Sono di nascosto me stessa, perché il bello di me non lo rivelo prima lo nascondo fino all'ultimo.
L'unico uomo per cui potrei stare seduta ad aspettare è mio figlio. Tutti gli altri non si facciano illusioni, indipendentemente dal ruolo che hanno nella mia vita.
Io e il mio caratteraccio abbiamo deciso che faremo una lunga strada insieme. Sicuramente, sono una donna che piace a pochi, ma che ha avuto il coraggio di non farsi condizionare la vita da niente e da nessuno.
Mi aveva procurato una tempesta nella mia anima, giacevano tumultuosi nelle pagine di quel libro, increspato da onde altissime, ritornavano sempre a riva fra scogli appuntiti ferendo ricordi curati dal tempo, si riaprivano come quelle pagine del libro, erano onde scure con qualche sprazzo di velature bianche, giorni passati felici, mentre ora annegava quella speranza di un mare azzurro, quel temporale aveva bagnato volti dimenticati in fondo alla pagina mai finita.
Ogni giorno al solito orario lei si sedeva vicino al finestrino, leggeva quel libro, immersa nelle pagine sorrideva, era uno spettacolo a vederla per come si appassionava alla lettura, alzava lo sguardo a malapena e quando i nostri occhi rubavano quel momento, il mondo di quelle pagine si fermava, aveva uno sguardo curioso ma nello stesso tempo affascinante, nei suoi occhi castani vedevo tutto, quel tutto che mi riempiva i dieci minuti di tram. Lei era il mio biglietto di una vita di ogni giorno.
Ci sono giorni in cui penso con leggera amarezza e nostalgia a quando ero ancora una bambina e regnavo come una vera e propria regina sul tempo, che era tutto mio. Era un regno di sogni e giochi.
Mi apparteneva forte come mi appartengono le mani che scrivono adesso, come mi appartengono i pensieri che faccio.
Era veramente mio il tempo, e di quello che volevo fare o essere.
Più il tempo scorre e meno ti appartiene, ho notato.
Mentre scorre inizia a correre e ti sfugge.
Ehi tu! Ma non è una maratona!
Tempo... rilassati un attimo che ho da raccontarti quelle estati spensierate, che la scuola è finita e andiamo tutti al mare. Voglio raccontarti che... mamma andiamo a passeggiare che è domenica e siamo liberi e il tempo è solo nostro. Tempo volevo raccontarti che l'interrogazione di greco oggi non mi spaventa più, forse è più terribile e temibile la routine.
Tempo voglio raccontarti che più passi tu meno credo ai sogni e all'amore. Loro prima erano i protagonisti dei miei giochi.
Fermati un attimo tempo...
Che tanto ancora di te ne resta abbastanza.
Chi parla e scrive adoperando un linguaggio forbito possiede uno stile nitido netto, terso e lucente nella sua elegante raffinatezza curata in quella purezza del cuore, dove l'anima ne attinge le sue espressioni in quella formale educazione che sfocia in un eccesso di leziosità, dove nessuna ombra di invidia ne sporca la sua esemplare essenza poiché invidia condanna!