Come una stella brillo di luce propria, come un sole emano calore dalle mie interiora. In mezzo a un firmamento di miliardi di stelle e soli, percepisco quel vuoto di gravità che solo lo spazio infinito sa dare, quando non ti so con me.
Guardate, sono il risultato del vostro passaggio, mi avete calpestato, deriso, schiaffeggiato, usato e ferito. Guardatemi, porto i segni invisibili di voi su di me, come orme sul fango oramai arido. Guardatevi se ci riuscite, potreste vedere me, potrei ricordarvi ciò che siete e vi farebbe male, più di quanto mi ha fatto a me. Sono lo specchio della illusione di ciò che non siete.
Gli oggetti hanno una memoria, non sono affatto inanimati. Sì è così, non è una blasfemia. Attraverso me le cose hanno memoria, diventano così padroni di un frammento della mia anima. E mi fanno male, mi ci rivedo me.
Sei cosa unica, non rara, irripetibile. Ma ciò che ti rende un angelo è che non lo riconosci, ti senti come noi, come me che sono uguale a tutti e mi fai avvicinare al paradiso anche se non ne ho alcun diritto. Sei umanamente angelica.
A volte capita che deve capitare altro. Prima di capire che prima non ci pensavi. Ma era sempre lì dentro di te che aspettava. Il momento adatto per capitare e renderlo un attimo rasente il miracolo.
Non ti chiedo di alleviare il mio dolore, né di spegnere le mie fiamme, nemmeno di essere un faro o la luna e neppure un sole, non sei una cura. Lo so, non sei un qualcosa di cui servirmi, non cerco aiuto, semplicemente non fuggo dal mio male, il mio dolore è mio e solamente mio e ci penso io a sconfiggerlo. Amo e per questo vorrei amare, non chiedo altro.