Ci guardavamo negli occhi con il solo desiderio di chiarezza. Ci guardavamo nell'anima con la speranza di non vergognarci del mostro che c'era in noi, nato da ciò che di orribile siamo stati capaci di pensare. Ci guardavamo indietro cercando di non avere più paura di quello che vedevamo. Volevamo guardare davanti a noi e vedere solamente della carta bianca. Cercavamo solo un angolo di felicità e qualche volta l'abbiamo trovato, finché tutto il resto non è tornato.
Ieri ridevamo insieme, oggi litighiamo e nel mentre tu ridi da sola, resto solo a parlare mentre cerco di salvare quelle risate di ieri, ti guardo ridere poi il silenzio. Fuggo e mi rinchiudo nel rumore di un'anima altrui che scorre dentro le mie orecchie, aspettando un salvagente in mezzo a questa calma piatta, dentro questo silenzio circondato da una luce bianca e qualche spiraglio di un infinito nero che riflette il nostro peggio.
Quando sparisci nei tuoi silenzi, lo so che vorresti vedermi venire incontro a te. Lo so, ma non posso venire sempre perché sennò muore il mio amore per te.
Questa è la mia vita, sono io, ti ho aperto la porta. Puoi entrare e farne parte con me o puoi stare lì a guardarla e sperare di diventarne l'attrice protagonista da sola.
La felicità è un mix di semplici cose tra cui un pizzico di fortuna, un ingrediente necessario far sì che il cocktail di elementi si trovi nel posto giusto e nel momento giusto in questo universo, ma soprattutto nella vita giusta.
Definiamo amore, quello che è un intruglio di sensazioni, piaceri, movimenti fisici e ore di sonno perso. Definiamo anima quello che altro non è che calorie, ossigeno, globuli rossi, un cuore che irrora cellule morenti. Definiamo pensiero un viaggiare di elettroni, ricordi indelebili di immagini memorizzate da un organo. Ma la poesia, questa, non la possiamo definire, possiamo solo sapere che esiste e usarla per definire una vita privata di ogni suo senso.