Le migliori poesie inserite da Violina Sirola

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Scritta da: Violina Sirola

L'aspirante

Prima di tutto ce li hai i requisiti?
Ce l'hai
un occhio di vetro, denti finti o una gruccia,
un tirante o un uncino,
seni di gomma, inguine di gomma,

rattoppi a qualcosa che manca? Ah
no? E allora che mai possiamo darti?
Smetti di piangere.
Apri la mano.
Vuota? Vuota. Ma ecco una mano

che la riempie, disposta
a porgere tazze di tè e sgominare emicranie,
e a fare ogni cosa che gli dirai.
La vorresti sposare?
È garantita,

ti tapperà gli occhi alla fine della vita
e del dolore.
Con quel sale ci rinnoviamo le scorte.
Vedo che sei nuda come un verme.
Che te ne pare di questo vestito-

Un po' rigido e nero, ma niente male.
Lo vorresti sposare?
È impermeabile, infrantumabile, abile
contro il fuoco e imbombardabile.
Credi a me, ti ci farai sotterrare.

E adesso, scusa, hai vuota la testa.
Ho la cosa che fa per te.
Su, su, carina, esci fuori dal guscio.
Ecco ti piace questa?
Nuda per cominciare come una pagina bianca

ma in venticinqu'anni d'argento,
d'oro in cinquanta, potrà diventare.
Una bambola viva, sotto ogni aspetto.
Sa cucire, sa cucinare,
sa parlare, parlare, parlare.

E funziona, non ha una magagna.
Qua c'è un buco, che è una manna.
Qua un occhio, una vera visione.
Ragazzo mio, è l'ultima occasione.
La vorresti sposare, sposare, sposare?
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    Scritta da: Violina Sirola

    Bruto minore

    Poi che divelta, nella tracia polve
    Giacque ruina immensa
    L'italica virtute, onde alle valli
    D'Esperia verde, e al tiberino lido,
    Il calpestio dè barbari cavalli
    Prepara il fato, e dalle selve ignude
    Cui l'Orsa algida preme,
    A spezzar le romane inclite mura
    Chiama i gotici brandi;
    Sudato, e molle di fraterno sangue,
    Bruto per l'atra notte in erma sede,
    Fermo già di morir, gl'inesorandi
    Numi e l'averno accusa,
    E di feroci note
    Invan la sonnolenta aura percote.

    Stolta virtù, le cave nebbie, i campi
    Dell'inquiete larve
    Son le tue scole, e ti si volge a tergo
    Il pentimento. A voi, marmorei numi,
    (Se numi avete in Flegetonte albergo
    O su le nubi) a voi ludibrio e scherno
    È la prole infelice
    A cui templi chiedeste, e frodolenta
    Legge al mortale insulta.
    Dunque tanto i celesti odii commove
    La terrena pietà? dunque degli empi
    Siedi, Giove, a tutela? e quando esulta
    Per l'aere il nembo, e quando
    Il tuon rapido spingi,
    Né giusti e pii la sacra fiamma stringi?

    Preme il destino invitto e la ferrata
    Necessità gl'infermi
    Schiavi di morte: e se a cessar non vale
    Gli oltraggi lor, dè necessarii danni
    Si consola il plebeo. Men duro è il male
    Che riparo non ha? dolor non sente
    Chi di speranza è nudo?
    Guerra mortale, eterna, o fato indegno,
    Teco il prode guerreggia,
    Di cedere inesperto; e la tiranna
    Tua destra, allor che vincitrice il grava,
    Indomito scrollando si pompeggia,
    Quando nell'alto lato
    L'amaro ferro intride,
    E maligno alle nere ombre sorride.

    Spiace agli Dei chi violento irrompe
    Nel Tartaro. Non fora
    Tanto valor né molli eterni petti.
    Forse i travagli nostri, e forse il cielo
    I casi acerbi e gl'infelici affetti
    Giocondo agli ozi suoi spettacol pose?
    Non fra sciagure e colpe,
    Ma libera né boschi e pura etade
    Natura a noi prescrisse,
    Reina un tempo e Diva. Or poi ch'a terra
    Sparse i regni beati empio costume,
    E il viver macro ad altre leggi addisse;
    Quando gl'infausti giorni
    Virile alma ricusa,
    Riede natura, e il non suo dardo accusa?

    Di colpa ignare e dè lor proprii danni
    Le fortunate belve
    Serena adduce al non previsto passo
    La tarda età. Ma se spezzar la fronte
    Né rudi tronchi, o da montano sasso
    Dare al vento precipiti le membra,
    Lor suadesse affanno;
    Al misero desio nulla contesa
    Legge arcana farebbe
    O tenebroso ingegno. A voi, fra quante
    Stirpi il cielo avvivò, soli fra tutte,
    Figli di Prometeo, la vita increbbe;
    A voi le morte ripe,
    Se il fato ignavo pende,
    Soli, o miseri, a voi Giove contende.

    E tu dal mar cui nostro sangue irriga,
    Candida luna, sorgi,
    E l'inquieta notte e la funesta
    All'ausonio valor campagna esplori.
    Cognati petti il vincitor calpesta,
    Fremono i poggi, dalle somme vette
    Roma antica ruina;
    Tu sì placida sei? Tu la nascente
    Lavinia prole, e gli anni
    Lieti vedesti, e i memorandi allori;
    E tu su l'alpe l'immutato raggio
    Tacita verserai quando né danni
    Del servo italo nome,
    Sotto barbaro piede
    Rintronerà quella solinga sede.

    Ecco tra nudi sassi o in verde ramo
    E la fera e l'augello,
    Del consueto obblio gravido il petto,
    L'alta ruina ignora e le mutate
    Sorti del mondo: e come prima il tetto
    Rosseggerà del villanello industre,
    Al mattutino canto
    Quel desterà le valli, e per le balze
    Quella l'inferma plebe
    Agiterà delle minori belve.
    Oh casi! oh gener vano! abbietta parte
    Siam delle cose; e non le tinte glebe,
    Non gli ululati spechi
    Turbò nostra sciagura,
    Né scolorò le stelle umana cura.

    Non io d'Olimpo o di Cocito i sordi
    Regi, o la terra indegna,
    E non la notte moribondo appello;
    Non te, dell'atra morte ultimo raggio,
    Conscia futura età. Sdegnoso avello
    Placàr singulti, ornàr parole e doni
    Di vil caterva? In peggio
    Precipitano i tempi; e mal s'affida
    A putridi nepoti
    L'onor d'egregie menti e la suprema
    Dè miseri vendetta. A me d'intorno
    Le penne il bruno augello avido roti;
    Prema la fera, e il nembo
    Tratti l'ignota spoglia;
    E l'aura il nome e la memoria accoglia.
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      Scritta da: Violina Sirola

      Concerto

      La musica
      nel vento porta la nostalgia, suoni
      di versi: il miagolio dei gatti
      sopra i tetti, il guaito di un cucciolo
      disperso. - Buon giorno -
      annuncia il gallo, l'usignolo
      legge
      sullo spartito della vita, canta
      il mio dramma.
      La musica mi avvolge, è
      nostalgia
      ho un groppo in gola
      piango, tiro su il naso.
      Ricordo: un filo d'erba in mano
      poggiato sulle labbra, è musica
      nel fiato; grido
      il mio concerto
      libero nel vento, chiusa
      tra queste mura.
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        Scritta da: Violina Sirola

        Mutazioni

        Voglio essere un angelo
        e volare – se mi avanza cibo
        lo porterò all'altare. lucifero
        lo muterà in denaro
        Bla Bla Bla... e ci sarà la guerra!

        Sono un angelo-bambina
        il salvadanaio lo destino
        alla ricerca
        – Per la guerra?
        – ORRORE!
        è pieno dei soldini
        dei regali di Natale.
        Per la Pasqua ho ritagliato
        una fessura nell'uovo – ho inserito
        una moneta – ho cercato la sorpresa
        "c'est l'argent qui fait la guerre"
        EUREKA.
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          Scritta da: Violina Sirola

          Padri nudi

          Tolgo ai padri la parola, vedo
          il mare inquinato, le foreste
          devastate, un sole malato
          la morte regalata.

          Rispetto la memoria di chi
          ha amato la natura, non l'ha
          adulata. Rifiuto l'ideale
          che trasforma la vita
          in tragica farsa, "l'eco delle Parole
          sublima l'olocausto".

          La Parola dei padri è servita
          da filo
          ed è arrivata a noi
          per seminare morte.
          Ora, taglio il filo, i nostri padri
          nudi
          reclamano pudore
          portano grande amore per il luogo natio
          per la luce del sole, per i sogni d'amore.
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            Scritta da: Violina Sirola

            Se rosso non si passa

            All'alba
            nell'orto degli ulivi il gallo
            "conta"
            centocinquanta
            gallina troppo vecchia
            niente uovo.

            In alto
            Resegone giù
            tre monti:
            Vesuvio Gran Sasso
            Aspromonte
            l'escort... i
            nomi
            "Caduti per la Patria"
            Mille in verde...
            se
            rosso
            non si passa!
            verde speranza
            di bandiera?
            è verde cotto - colore
            di fondi di bottiglia.
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              Scritta da: Violina Sirola

              Casa Circondariale

              Vento, asciugami il sudore freddo, scivola
              sulla pelle al buio tra le sbarre di ferro.

              Non cancellare il giorno, dove la luce
              a strisce scava dentro il cervello.

              C'è l'ora d'aria, è un'aria stagnante nella Casa
              Circondariale. Raccontami Vento, raccontami i miei

              errori, che io possa espiare fuori dalle prigioni.
              Portami in cella gli odori di casa, gli schizzi di salsedine

              spumosi – bianchi – intatti. Succhiami
              a mulinello attraverso le sbarre, polvere tra le dita

              soffiami! Entrerò nella zolla davanti casa mia, dopo
              un bagno di pioggia, mi affaccerò alla vita.
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                Scritta da: Violina Sirola

                Farfalla

                Il tempo si misura con
                gli spilli, otto ore in fabbrica
                è denaro, la produzione
                stanca; a fine mese
                comprerò i semi
                la vanga per la terra, e
                aspetterò il raccolto, i frutti
                dell'orto, i papaveri
                rossi tra l'oro delle spighe
                è un ricordo lontano!
                Crisalide, farfalla sui fiori
                a primavera volerò alto. Privata
                d'orizzonti, mi resta poco
                tempo
                per attraversare il solco
                della terra.
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                  Scritta da: Violina Sirola

                  Cenerentola

                  La bimba annoda la coda
                  del pavone
                  la trama azzurra con l'ordito
                  d'oro, a sera nel piatto la minestra pesa
                  quanto vale il suo lavoro.
                  Primavera, voglia d'andar via:
                  Roma Firenze. Le lucciole sul prato
                  fanno via - fuoco alla paglia - e, sogna
                  la magia della fatina
                  la zucca è una carrozza tutta d'oro
                  galoppano i cavalli
                  giunta l'ora
                  si spegne la candela. Al buio tutte le vacche
                  sono nere, Cenerentola è scalza
                  attizza il fuoco, cerca l'azzurro
                  del principe
                  assoluto
                  la ruota del pavone ha l'occhio d'oro.
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