Poesie inserite da Carla Vercelli

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Scritta da: Carla Vercelli

Aprile

Tutto ti annuncia

Il ramo fiorito tra gli interstizi
nel turchino respiro
la quiete del sole velato
di nuovo intravisto
Nel giardino in profferta di dono
si duplicano, accese e caduche,
stelle immortali a grappoli.

Metti in chiaro anche l'ultima nuvola
riottosa ad andarsene e
sceglila per farmi d'amore
Non ho scarpe oggi
ma ali fluorescenti di libellula
dove mi porterai
vige la libertà dei fiori
che appartengono all'aria

e noi al cielo.
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    Scritta da: Carla Vercelli

    Le nostre begonie

    Rosseggiano d'ignara bellezza
    boccheggiano al sole il bacio
    della pioggia - fluttuano col vento
    nell'abbraccio di un merengue
    dietro i rombi in diagramma.

    Mi chiesero sulle traslucide foglie
    le tue parole - corolle avvampate
    -cosa hai fatto tutto questo tempo? -
    risposi - ti ho aspettato
    come in un fotogramma...

    sorrisero le begonie da mesi fiorite
    un largo sorriso insolente - sfrondato
    l'aroma ci venne di pioggia e di terra,
    sfrontato l'amore ci colse, ci coglie,
    ne è quasi anagramma.
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      Scritta da: Carla Vercelli

      Sbocciato dal caos

      Ci sei sempre tu
      ad ogni mio passo deciso
      ad ogni esitazione fluttuante
      quando ho voglia di essere
      o lasciarmi andare
      -tu ci sei-

      Tu stesso
      hai vissuto il dolore il dubbio
      fiore di loto e scudo
      proteggi accarezzi
      il mio desiderio lo realizzi
      -tu ci sei-

      Anche ad occhi chiusi
      potrei trovarti
      e perdermi nell'armonia
      del tuo amore
      sbocciato dal caos
      -ove tu non sei-.
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        Scritta da: Carla Vercelli

        Gli amanti in ambra

        Lei sul mar baltico lo sognò. Uomo di vento. Acquistò un bracciale in ambra pensando a quanto bello era il sogno.
        Dissero alcuni, di passaggio: l'ambra è sfacciata gialla rossa elettrica vivace... lei pensò: voglio d'essere d'ambra, gialla, rossa, elettrica
        vivace. Lei era d'ambra, i capelli, la pelle la gioia, le lacrime. Lui era d'ambra il cuore il viaggio il gesto le parole.
        Custodi in sé di sfumature, luccichii marini roccia madre, piccoli insetti, farfalle petali di wisteria, ere precedenti, impurità
        di una purezza infinita. Inclusioni. E infinito fu il vento tra le conifere il mare sulle spine dei pesciolini.
        E infinito fu l'amore che li attraversò li sommerse. Li cristallizzò. Occhi negli occhi.
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          Scritta da: Carla Vercelli

          Farfalla

          Da tempo l'amore mi inseguiva
          senza prendermi, a mosca cieca
          in un vestito a balze s'annidava il vento
          coi suoi sibili di mondi semiperduti.

          In un giardino barocco ho sciolto
          i miei capelli all'ombra di un frassino
          e nella scollatura della guêpière
          ho accettato le tue avances
          come fossero quelle di un re
          alla conquista di se stesso.

          Non ti conosci, non conosci il mondo
          e ti sfuggo anch'io, farfalla multicolore
          senza terra e senza patria.
          Ma tu ricercami ancora e ancora
          e non avrai un confine
          se non quello dei miei occhi.

          L'amore mi tiene ora in un pugno aperto.
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            Scritta da: Carla Vercelli

            Leziosa beatitudine

            Ho imparato dai gatti
            il mimetismo calmo e austero,
            l'autentica ritrosia,
            l'affetto centellinato e vero,
            la memore riconoscenza.

            Ho imparato l'autonomia
            -implicita domanda,
            lo sguardo che seduce
            -riverbero di un regno di malizie,
            lo scatto e la scorribanda
            -estrema saggia irriverenza.

            Ho imparato da loro
            ad entrare ed uscire dalle tenebre,
            l'attitudine
            ad emergere da soverchie mischie

            per sfolgorare in leziosa beatitudine.

            Forgiata nel metallo la mia luce
            è sempre più prossima all'alba

            che ho cercato con le unghie.
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              Scritta da: Carla Vercelli

              Arrivai a Cordova

              Arrivai a Cordova
              che la mattina ancora assonnata
              dipanava i suoi riccioli d'oro sul letto
              scuro e caldo del Guadalquivir.

              Chiare furono allora le parole
              "... Cordova lontana e sola..."
              Più ci si avvicina a Cordova
              più essa è mai raggiunta

              Sfugge nei giochi di luce
              tra il Ponte Romano e la Sierra Morena,
              nelle mille prospettive
              della Mezquita Catedral,
              nei dedali tortuosi dell'interno
              dove i patios fioriscono d'ascese e decadenze.

              "... Cordoba lejana y sola..."
              Metafora della meta non intermedia,
              del luogo non provvisorio.
              Una bisaccia consunta per raccogliere olive e versi
              e alla magnificenza forse giungere,
              infine.

              Concepimmo un poeta quella notte.
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                Scritta da: Carla Vercelli

                Evening

                Ci si affatica e riposa
                sul parlottare sommesso
                dei commiati
                -reversibili, definitivi-

                fiordi e gole di un fiume
                che fugge troppo rapido
                verso il mare

                mentre la sera
                con artigli di velluto
                ghermisce già
                la nostra intenzione più bella.

                Quello d'amare
                fu per tutti il proposito
                -inattuabile-

                Il rinvio: sempre più
                occhi d'oro e
                cuore di tenebra.
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                  Scritta da: Carla Vercelli

                  L'usignolo e la stella

                  L'usignolo, tra le fronde celato,
                  s'avvicina a una stella nella notte.
                  Ambedue ignorano lo splendore
                  discontinuo di luci, note e fiato.

                  Aranciati brillano con ardore,
                  con slancio canterellano, le rotte
                  di naviganti tracciano e l'afflato
                  degli amanti timbreggiano d'amore.

                  Ma ambedue da sfondi scuri e grotte
                  non hanno mai e poi mai sperimentato
                  l'umana passione, buona o il livore.
                  Entrambi: germe d'anime incorrotte.
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                    Scritta da: Carla Vercelli

                    Nereide

                    In una piazza del sud, assolata
                    le dissero che era una sirena

                    un minimo di galanteria in più
                    e un quid in meno di volgarità
                    rispetto al complimento spesso udito
                    nelle sue gelide e nebbiose città.

                    Ma lei non ci aveva mai badato
                    e - rispondendo al richiamo di libertà -
                    il mare aveva sempre cercato,
                    col fondo amaro quanto la sua pena.

                    L'ambiguità - sentiva - era la sua natura,
                    l'essere a metà tra la carne e il sogno,
                    lo sfuggire ad ogni catalogazione,
                    farsi una beffa delle reti tese.

                    Quell'amalgama di voluttà e cura,
                    di responsabilità e affermazione,
                    che la rendeva e la rese
                    un ponte vivo per l'eternità

                    perché non solo la donna è vita
                    ma la Vita è Donna, e ognuna
                    ha in sé dolore, piacere e - non percepita-

                    la malia silente della nascosta
                    misteriosa altra faccia della luna.
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