Scritta da: L. Orlandi
in Poesie (Poesie personali)
Su una mano
Poi, un giorno niente e nessuno
ha più importanza.
Ti guardi, sei tu e
la tua vita su
una mano.
Adesso sei finalmente libera!
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Poi, un giorno niente e nessuno
ha più importanza.
Ti guardi, sei tu e
la tua vita su
una mano.
Adesso sei finalmente libera!
Grigio livore
ferita traditrice
delle attese tanto amate.
In balia delle onde
il trasporto dell'incertezza
affidarsi al destino
e attendere la terraferma.
Tutto nasce da un piccolo seme
anche l'odio, la rabbia, la guerra.
Le persone che lo posseggono
lo innaffiano spesso e
attendono che cresca.
A volte nascono fiori
a volte solo erbacce.
La grandine,
meglio evitarla.
Sulla guancia di una bimba
una voglia a fragolina
traccia a forma di paura
affrontata con coraggio,
ciò che i pavidi non hanno.
Monito per il passato
perché l'oggi non c'è più
e il domani è sconosciuto.
Faticosa la salita, ma non dispero.
Lei rimane lì per la discesa
aperta per la fuga.
Ad ogni gradino
valore più alto,
arduo il passo,
le ginocchia fanno male.
Voglio salire per poi discendere
e risalir di nuovo
con la coscienza già provata.
Accesso all'anima
scalinata di note
per un concerto
da mille e una notte.
L'arroganza dell'età
li condusse sulla strada,
voci alte ed insolenti
passi incerti e sguardi bassi,
timidezza e trasgressione
era il branco del quartiere.
Uno nuovo si aggregò, sempre solo,
spalle chiuse e grandi occhiali
non sapeva cosa fare,
ma nel gruppo lui trovava
grande forza nell'agire.
La vita separò menti e destini
chi di pecche, chi di vizi
tutto il giorno si saziava.
Dopo venti lunghi inverni
si rivedono a quel bar,
barbe lunghe, occhi appannati,
la memoria sale al cuore.
Lì comincia un tratto nuovo
della strada ormai dismessa,
non sapevan cosa fare
ma nel gruppo ritrovaron
grande forza nell'agire.
Benvenuto al nuovo, all'onesto e
alla pulizia dell'anima.
Sorseggia poche parole e
sorridi alla vita!
Ronzio assordante
prende forma alchemica
uomo nuovo
dell'era futura.
Inizio della terra
nel nuovo millennio.
Su città lacerate
dalla vergogna
lucide di scortesie
ci schiantiamo
in un frenetico calpestio
di ossa agitate
incerte
eccessivamente addomesticate.
Ci rincorriamo
scalciamo
e proviamo
sino all'imbrunire
quando, sfiniti
non sappiamo più
mentire a noi stessi.