Poesie anonime


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie anonime)

Ti credevo sincera

Ti credevo sincera, amore mio,
io ti ho dato tutto me stesso,
perché mi fai soffrire?
Basta una parola, per dirmi
che non hai bisogno di me.

Stai distruggendo questa nostra amicizia,
scusami se ti parlo così.
Forse è colpa mia, ma non riesco a
non pensarti e a stare lontano da te.
Lo so che non sono quello che ti aspettavi,
quindi ti prego sii sincera con me, sai
sono abituato ad avere batoste nella vita.

Come dice il vecchio proverbio: "C'è chi nasce con
la camicia, e chi senza".
A questo punto non mi resta altro che
affidarmi nelle mani di Dio.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie anonime)

    Un'altra vita

    Cercare un'altra vita,
    formarsi una morale,
    senza pregiudizi della gente.
    Sentirsi ancora vivo, per arrivare
    d ottenere il pieno raggiungimento della vita.
    Cercare una speranza a cui potersi aggrappare,
    quindi cercare quello che non ho avuto mai.
    Vorrei vedere solo il mare, e a te poi
    gridare, la mia solitudine, la
    voglio cacciare.
    Per poter con te restare,
    nell'aurora dell'amore.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie anonime)

      Al costruendo monumento alla Pace

      I poveri viaggiano scalzi e non temono le pietre taglienti
      macigni pesanti sono i passi sopra la sabbia
      e tra i gialli dei soli infuocati muoiono senza lamenti.

      Non bastano
      i monumenti alti come montagne
      di ossa e di carni torturate
      che rivendicano
      il loro diritto a sentire
      il silenzio infinito e solo quello.

      Non bastano
      i corpi trucidati e spogliati
      violentati e mutilati
      che i megafoni della storia
      in un lamento di paura senza fine
      trasportano oltre la periferia del cielo.

      Non bastano
      Le rose né le rugiade
      se gli sciacalli preferiscono sprofondare
      le bocche dentro le carni aperte
      per non sentire
      nemmeno i più sottili lamenti intrappolati

      Non bastano
      Wounded Knee - Dachau - Hiroshima
      Sabra - Shatila - Al-Ameriya - Saraievo
      monumenti alla tristezza sacrosanti e unici
      costruiti da viscere di vergogna
      e da milioni di voci strozzate dai carnefici.

      Non bastano
      gli scellerati tabernacoli del razzismo
      se le cimici invadono il mondo
      scandendo i tremori della carne
      nelle infinite malinconie di occhi
      inzuppati di pianto.

      Non bastano
      gli stadi enormi della repressione
      ridotti a carnai
      le città bombardate e quelle bruciate
      i forzieri delle banche che ingoiano
      le ricchezze rubate all'umanità.

      Non bastano
      Le insaziabili voracità delle ambizioni
      che progettano spudorati monumenti
      e vendono miserabili feticci di m-e-r-d-a
      sugli altari sacrificali
      della dolcezza umana.

      Non bastano
      gli ocra e i rosa della sera
      né i bianchi e gli azzurri del mattino
      e nemmeno i blu profondi della notte
      a fermare per un attimo
      la danza della morte.

      Non bastano
      che la pace e la vita
      siano ancora i sani tormenti dell'eternità
      senza bisogno di obelischi
      ma fogne giganti come celle
      per l'orda impetuosa di furbi.

      Non hanno pietà gli uomini con le facce di pietra
      cavalcano la morte e dileggiano la vita
      strafottenti rivoltano nel brago anche l'amore.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie anonime)

        Primavera balcanica

        Non sono stelle filanti
        non sono stelle cadenti
        ma sono bombe che cadono.

        Amico Baldi
        non fiorisce più la bianca betulla a Sarajevo
        tu sei cieco, non puoi vedere le atrocità di questo mondo,
        ma puoi ascoltare, sentire le persecuzioni, il genocidio di popoli.

        Non sono stelle cadenti
        ma bombe che cadono su Belgrado, Pancevo, Pristina, Skopje.
        Non sono stelle filanti ma bombe
        Per distruggere un'altra torre di Babele.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie anonime)

          L'amore

          È l'amore che vive in me
          é l'amore che io provo per te,
          é l'amore che é intorno a noi
          ma il tuo amore non c'é

          È nell'aria che respiri tu
          c'é una parte di te e di me,
          un sentimento di tutti noi
          in questo mondo che amare vuoi.

          E non c'é tutto quello che sogni tu
          e perché questo sempre lo chiedi a me,
          vivi la vita, pensando agli altri e non a te,
          questo é l'amore, l'amore dei tuoi perché.

          Liberi le tue idee, anche i tuoi pensieri,
          se puoi quelli veri per cercare l'amore,
          frughi tra le stelle, rubi la più bella,
          fai una magia, una magia d'amore.

          È l'amore l'amore, é l'amore l'amore
          una magia d'amore.
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            in Poesie (Poesie anonime)

            Perdere la strada

            Camminare, passeggiare
            sotto le fiaccole della luna,
            una strada brecciata
            girovagante alle colline.
            Alberi, rami protesi,
            plaghe d'ombra, oscure caverne,
            smerlettate, maculate,
            occhieggia la luna
            fra le foglie vibranti nella brezza.
            Baciare le dolci labbra,
            sotto l'ombre maculate,
            dell'innamorata mentre gli occhi
            sfavillano ai raggi lunari.
            Bisbigliare parole d'amore
            nell'incanto della notte:
            mille archetti sonanti
            le note di cristallo di un usignolo.
            Sfiorare il caro volto,
            seguire la curva del bianco collo.
            Sentire la passione ardere
            gli innamorati sospirosi,
            come verdi rami al fuoco,
            e fondere nel crogiolo
            la più preziosa lega: l'Amore.
            Una mano sfiora,
            zeffiro, il volto tuo.
            Un nembo nero mangia la luna,
            un'oscurità abissale assale la terra.
            Sfiorati voglio ma non ti trovo,
            ti cerco ma non ti trovo,
            svanita come la luce lunare.
            Sono rimasto solo nel vento,
            che sibila sinistro nella foresta.
            Una lacrima spaurita
            scende tremula sulla guancia.
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              in Poesie (Poesie anonime)

              In solitudine cogliere armoniosi accordi.

              Giunchiglie, sulla riva,
              ridono con riso dorato
              Sull'acqua trema lievemente,
              tra ombre del salice,
              biondo riflesso di narcisi.
              I fiori narrano fole nell'ombra.
              Le ninfe spiano dai margini del bosco,
              lanciano sguardi melanconici,
              si ritraggono come pallidi fiori,
              si rifugiano nell'ombra cupa.
              Nella macchia un garrulo cinguettare .
              Impertinente un pettirosso,
              sul sentiero, interroga pipilando.
              Il ruscello gorgheggia
              con impetuosa letizia .
              Tra cielo e terra un sbocciare
              gaio d'anemoni ,
              un fremere di uccelli.
              Il giovane vento, agguantato
              dai rami degli alberi,
              si lamenta della prigionia.
              Le felci giaciono appassite, spezzate,
              scarmigliate dall'inverno.
              Le foglie cadute dalla quercia,
              calpestate emettono un gemito,
              risospinte nell'oblio.
              L'angoscia delle felci prostrate,
              il volo spensierato,
              la trepida gioia delle gemme ,
              il singhiozzo del vento frenato
              percepivo vagando solitario.
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                in Poesie (Poesie anonime)

                Cielo bacia terra

                Metallica croce
                mi sovrasta.
                Vuoto mi circonda
                e confonde.
                L'infinito segue
                un picco dopo l'altro,
                dal pertugio una valle
                spinge l'occhio al mare.
                Sfoca l'immagine
                cielo e mare, mare e terra,
                città concrezioni calcaree.
                L'aquila imperturbabile
                segue la rotta della brezza.
                Il sudore ghiaccia
                al pensiero d'abbandonare
                l'infinito silente.
                Meglio lanciare in volo
                la massa grigia
                e smolecolare nell'azzurro spazio.
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