Le migliori poesie di Dario Pautasso

Nato lunedì 19 settembre 1983 a Moncalieri
Questo autore lo trovi anche in Frasi & Aforismi, in Racconti, in Frasi per ogni occasione e in Diario.

Scritta da: Dario Pautasso

Di giorno, di sera, di notte

Di giorno, sì, di giorno mi piaci,
mi piace il profumo che il sole
distilla dalla tua pelle di bronzo
per spanderlo, caldo, tutt'attorno
in vibranti sbuffi di vapore.

Di giorno mi piaci, sì, mi piace
come il debole vento scioglie
i fumosi tuoi capelli affocati,
poi, nuovamente li raccoglie
in precisi rigoli dorati.
Sì, di giorno mi piaci.

Di sera però, mi piaci di più,
allor che il tramonto spande
il suo purpureo abbraccio
di fili avvolgenti e ghirlande;
e il tuo sorriso, fattosi grande
da lontano par un miraggio.

Sì, di sera mi piaci di più,
mi piace la rigorosa brezza
che scivolando dalla collina
cade al suolo e ti accarezza;
il corpo vibra, geme, trema
si fa sodo, sodi i rotondi seni,
tese le linee della tua giovinezza.
Sì, di sera mi piaci di più.

Ma è di notte che t'amo,
sì, t'amo di notte:
le tue forme spezzate, disfatte,
eppur ancor rotonde, aggraziate.
Nel buio appari minima
essenziale. Sol la luna
osa ancor accenderti gli occhi,
i denti, e quel porta fortuna
che ti ho donato quando
ancor s'era marmocchi.

Di notte sei predatrice,
come il luccio nel melmoso lago
ed io preda, sconfitto affogo
nella tua forte presa di radice.
Sì, è di notte che t'amo.
Dario Pautasso
Composta mercoledì 23 giugno 2010
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    Scritta da: Dario Pautasso

    E' l'angoscia

    Se guarderete tra la gente
    vedrete un uomo che non è un uomo.
    È un soffio di fiato che non è fiato.
    È un'ombra.
    Quest'uomo che non è un uomo
    porta il peso di tutte le incomprensioni
    di tutte le esistenze del mondo,
    da sempre:
    è l'angoscia.
    Ha due braccia che sono travi
    e un sorriso che è un pozzo
    dove cadono le espressioni degli altri
    senza lasciare traccia.
    Niente speranze, niente sogni,
    nessun segreto da proteggere;
    il sole è pallido anche a maggio:
    è l'angoscia.

    Quest'uomo stravolge il cosmo
    anche quando questo vuol starsene fermo,
    perché le cose non sono cose
    ma sono non-cose. E la vita non è vita,
    è non-vita.
    Così le stelle si confondono.

    Egli non appartiene alla terra,
    non rientra in nessuna categoria,
    è solo nella sua lotta.
    Non può non essere solo
    perché, solo, lotta contro il se stesso solitario.
    Questo fiato che non è un fiato
    vorrebbe gioire
    ma se lo fa tremano le labbra e smette subito
    e se vuole piangere
    non c'è lacrima che gli bagni la guancia:
    è l'angoscia.

    Quando quest'ombra comprende che è essenziale
    a questo mondo, quando ci crede davvero,
    quando accetta che non può esistere una forza oscura
    che gli stringe le membra e gli affanna la mente
    più forte di lei,
    se questa forza è la somma dei suoi stessi pensieri
    che sono il suo Io,
    quest'ombra smette d'essere ombra,
    smette d'essere fiato,
    smette d'essere uomo.
    È più di un uomo:
    è un uomo che piange
    che ride
    che ama.
    E il sole scalda la pelle.

    Anche le stelle si riorganizzano.
    Dario Pautasso
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      Scritta da: Dario Pautasso

      I miei ricordi

      Se volete sapere come la ricordi
      non cercate nei miei pensieri
      cercate nel futuro della mia nostalgia.
      Lì, al cader del sole
      vedrete una mano quasi tonda
      quasi impubere
      portare un dito di capelli
      dietro l'orecchio involuto e sereno.
      Un fiore vi germoglierà
      tra d'immezzo
      giallo come un ranuncolo selvatico.

      Capelli di rame, brace viva, foglie d'autunno.

      Oh com'è calda la nostalgia
      con i suoi mirati ritagli
      le sue sottigliezze scorrette,
      com'è ingiusta nell'escluder i difetti
      dietro la sua mano sempre tesa
      aperta d'innanzi allo sguardo.

      Ma è lì che dovete cercare
      se volete sapere come la ricordi.

      Occhio di terra, d'oliva, e di mare burrascoso
      occhio liquido di stagno
      bocca ampia, tesa a cercare...
      fronte acuta.
      Molta intelligenza e bisogno di sicurezza:
      binomio di sconfitta.
      Amore.
      Binomio di sconfitta.

      Ti auguro di perdere in trionfo,
      che il suono delle fanfare però
      non spazientisca il germe
      della mia inedia. sol questo!

      Lascia che il passato si faccia tale
      mentre anche la nostalgia
      si avvicina, irriverente,
      a portarmi via dal futuro
      i miei ricordi di te.
      Dario Pautasso
      Composta sabato 30 maggio 2015
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        Scritta da: Dario Pautasso

        La tristezza

        La tristezza è il fiore più bello
        che non schiude mai,
        è un passo incerto
        dove tutto è luminoso,
        è un sole primaverile
        sempre velato da nubi sottili.

        La tristezza è il canto di un uccello
        dietro una finestra chiusa,
        è un volto limpido
        che non dice niente,
        è un bacio dato a labbra strette
        che non ricorderai.
        La tristezza è un suono lontano
        che più rincorri
        più s'affievolisce.

        la tristezza è un bimbo
        dagli occhi meravigliosi
        che corre
        da solo.
        Dario Pautasso
        Composta martedì 2 luglio 2013
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          Scritta da: Dario Pautasso

          Melodramma notturno

          Con i tuoi occhi che sembrano mutare
          di colore ad ogni tua espressione
          e quelle mani che io immagino
          sempre tese a cogliere un fiore,
          chissà se dentro soffri un po',
          ogni tanto.

          Con quel tuo incedere incantato
          viziata dai colori delle stagioni:
          mentre parlo ti scopro persa
          ad ammirare una nuvola veloce;
          ti scuoti, poi mi dici: va bene così.
          Chissà se piangi certe notti
          quando il cerchio stringe anche l'anima
          quando la lancetta segna un tempo
          indefinito.

          Con le tue labbra di fragole mature
          e il corpo già teso ad un orizzonte
          che io non riesco a cogliere,
          chissà se talvolta ti senti sola
          se hai paura di quel che non si vede.
          Chissà.

          Un giorno forse me lo dirai
          e sarà più bello sapere
          che non sono troppo lontano,
          che quasi quasi, se allargo le mani,
          posso abbracciarti.
          Dario Pautasso
          Composta martedì 25 settembre 2012
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            Scritta da: Dario Pautasso

            L'ultima volta

            L'ultima volta che ho baciato
            i tuoi occhi ero calmo
            come il suono di un ruscello
            lontano.
            Ero dolce quando già l'onda
            cresceva dentro un cuore
            riarso.
            Avrei voluto che le mani
            continuassero a non tremare
            per carezzarti i fianchi
            ma già il tuono rombava
            incalzante
            nella mia mente.

            L'ultima volta che ho baciato
            i tuoi occhi
            sapevo che il muro
            stava crollando
            eppure il sorriso ci rassicurava:
            piangevi di gioia
            prima del tuono
            prima che l'onda mi sommergesse,
            ancora.

            L'ultima volta che ho baciato
            i tuoi occhi
            ho sfiorato una lacrima
            che innaffiava la tua vita
            così genuina,
            forte: il fiore più bello.

            L'ultima volta
            già le foglie del mio albero
            si staccavano man mano
            lievi ed atroci
            tra il giallo accecante e il rosso dolente
            nella nera pozza
            degli addii.
            Dario Pautasso
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              Scritta da: Dario Pautasso

              Un duetto per uno soltanto

              Lasciai sollevare ogni emozione
              Come un volo di impavidi pulcini
              Ed esse, sicure, si appoggiarono ai miei soffitti
              Nude come semi di girasole
              Bianche come mani fredde.

              Per giorni non seppi che vedere con gli occhi
              Tutto era così oscuro e saggio

              Non provare più nulla - diceva la carogna in sogno
              E ci sarà solo un vulcano di sofferenza -

              Mi chinai a raccogliere un pensiero
              Tra i lacci aggrovigliati delle mie basse maree
              Ad uno ad uno si prestarono ancora tutti
              Ridiscendevano nell'incavo
              Come petali rossi, affocati...
              Chi alla bocca, chi alle mani
              I miei occhi li osservavano
              Le mie narici li fiutavano.

              Rinvenni ricco e tragicamente sconfitto
              Ogni cosa al suo posto
              Dio - urlai. Spegnate tutto questo
              Sollevate la mannaia! -

              Un sole, basso come una stella
              Mi chiamò dalla collina...
              Un secondo.
              E il mio stomaco tornò a torcersi.

              Come da millenni.
              Dario Pautasso
              Composta lunedì 21 dicembre 2015
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                Scritta da: Dario Pautasso

                Temporale estivo

                Da lontano s'insinua
                con piede veloce;
                soltanto più giace, sull'orizzonte,
                ancor
                un abbaglio di luce,

                un tumulto!
                poi delle foglie
                un frusciare,
                un fremer di fronde.
                Dall'alto risponde
                una coltre di scuri colori:
                si scuote la sera.

                Con piede veloce s'insinua:
                in un attimo non c'era,
                poi c'è,
                ansimando forte,
                poi subito quieto,
                fremendo piano
                riparte.
                Sfrega le corde del cielo
                il rigido vento
                con suono di tetro
                lamento.

                S'è spento l'ultimo baglior.

                Una goccia improvvisa
                ne annuncia altre cento:
                s'annacquan i campi
                e le vie
                tra i lampi
                s'incendian fugaci:
                verdi rovi di luce rovente;
                qui uno schianto
                violento,
                là un tonfo più fioco
                altrove spaventa.

                Il pianto si sfoga
                s'accende
                cade
                riprende...

                Poi già è un bruire
                più lieve,
                l'aria greve s'assesta
                si placa la sferza,
                la forza
                del cielo s'appiana.

                La pioggia è lontana:
                schiarisce il penisero,
                ma tutt'attono, più sordo,
                un fremer leggero
                al di là della piana
                n'è il fiero
                ricordo.
                Dario Pautasso
                Composta venerdì 15 febbraio 2013
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                  Scritta da: Dario Pautasso

                  La paura

                  S'insinua attraverso spiragli
                  d'insospettabile leggerezza
                  omicida del genio,
                  della fantasia
                  del sorriso
                  Omicida, la paura.
                  Ci sono vecchi morti di paura
                  da una vita
                  bambini che muoiono di paura
                  tutti i giorni.
                  Il premio di questa nostra società
                  il premio della nostra cristianità
                  la nostra ultima raccomandazione:
                  è la paura.

                  Aggrovigliata alle radici della vita
                  essa sta allerta,
                  insensibile al sole della meraviglia.
                  Aspetta.
                  Silente.
                  Perfetta.
                  Come una lama di coltello
                  come un serpente
                  come una cascata;
                  come la sabbia rovente
                  aspetta miope l'alta marea
                  e spegne gli ardori giocosi
                  spegne le nostre risa
                  spegne le nostre nudità
                  ci copre del manto mesto della follia:
                  è la paura.

                  Ci sono milioni di padri
                  milioni di madri
                  già addestrati ad impugnare
                  il manico del terrore al tuo primo passo,
                  quando ti guardano con gli occhi
                  gravidi di insicurezza
                  quando ti uccidono il primo sorriso
                  per un loro cruccio
                  che non puoi conoscere.
                  E non conoscerai mai.
                  Nuvole scure sull'oceano della libertà.
                  Quando regolano le tue prime avventure
                  con mano ferma
                  e la mente rigida di un vigile urbano.

                  Non sono i padri
                  Non sono le madri
                  loro sono lo strumento, incolpevole.

                  Cercate tra le abitudini
                  cercate nella morale quotidiana
                  cercate dove le labbra scoprono sorrisi
                  di plastica
                  cercate nella Regola.

                  La fonte della paura
                  sta dove non ce n'è traccia.
                  Dove tutto è sepolto
                  sotto metri di impietosa gentilezza.

                  Vogliono figli spaventati
                  e spaventano chi li genera.

                  Così camminiamo tutti i giorni
                  paranoici del niente
                  dimentichi della fiducia
                  dimentichi del respiro caldo
                  dell'affetto
                  dimentichi della giovinezza.

                  Nessun uomo ha scordato
                  la sua sbagliata giovinezza.
                  Tutti gli altri
                  i soldati perfetti
                  li puoi ascoltare piangere
                  solitari
                  tra le mura di una stanza
                  la sera
                  quando il sole cade:
                  è la loro musica di redenzione.
                  Dario Pautasso
                  Composta venerdì 15 marzo 2013
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                    Scritta da: Dario Pautasso

                    Non adesso

                    Ti dicono alzati
                    Ti dicono di sorridere
                    Ti dicono la vita è bella!
                    Ti dicono un seme muore per ridare vita...
                    Hanno gran voce e non fanno nulla, nulla.
                    Portano via ratti ratti i loro bambini
                    Che guardano un uomo che soffre:
                    "non è bene che vedano piangere, capisci"
                    S'arrabbiano, "smettila di piagnucolare!"
                    Ti dicono, "ehi anche io sono a pezzi"... sai:
                    Le tasse da pagare, il mutuo, la cucina nuova
                    Mentre tu hai la morte nel petto
                    Ed infinite ghirlande d'universo si sfilacciano
                    Al suono troppo forte della vita che ti circonda
                    e ruota sulle strade infinite del mondo.

                    Ti dicono alzati
                    Ti dicono di sorridere
                    Ti dicono la vita è bella
                    Poi ti lasciano solo, disteso, sfinito, morto
                    Come una corteccia avviluppata dal tempo
                    Come un fiore di gelido vento
                    Come uno squarcio di luce verde in un tempio,
                    Hanno adempiuto al loro dovere:
                    hanno gettato le loro frasi circostanziali.
                    Amico, se non capisci, non ti biasimo
                    Non è facile. Ma risparmiami tutto questo.
                    Leggimi un libro che parli leggero
                    Di spazi comprensibili e finiti
                    Di visi normali, di sorrisi corretti.
                    Suonami la tua vecchia chitarra
                    Sposta quest'aria di malattia con note
                    Più gentili. Non a me l'Ipocrisia.
                    Non adesso.
                    Dario Pautasso
                    Composta venerdì 18 giugno 2010
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