Scritto da: Giancarlo Modarelli
in Diario (Esperienze)
Quando un giorno sarò sulla bocca di tutti, allora per me sarà tardi aggiungere ancora parole.
Composto venerdì 13 luglio 2018
Quando un giorno sarò sulla bocca di tutti, allora per me sarà tardi aggiungere ancora parole.
La donna oggi parla di calcio, poiché ha già la testa nelle mutande dell'uomo. Senza palla l'uomo e la donna non giocano insieme.
Oggi la donna inondata d'orgasmo sollecita frenesia d'immaginazione. È come degustare una pepata di cozze piccante in brodo nel tegamino. Lo stesso percorso nello stesso cammino.
Alla donna piace suonare il mandolino anziché la tromba.
Volevo dirvi che se volete fare un ultimo tentativo che però, assomiglia molto ad un penultimo, visto che l'ultimo doveva essere quello della volta scorsa: fatelo.
Che non c'è niente di male a tornare qualche volta nel passato se può servire a guardare con più serenità al futuro.
Che mettere i punti dove avevate messo quelli sospensivi, che saldare i conti con qualcuno, che dire "mi sei mancato, ma è meglio se resti dove sei", oppure "mi manchi e sono qui per questo" non può che farvi bene se è quello che desiderate.
Fare un passo indietro, molto spesso, significa farne altri dieci in avanti senza più voltarvi.
Volevo anche dirvi di non porvi più troppe domande. Troppi dubbi, troppi "se" e "ma".
Avete presente quel messaggio lungo chilometri che avete conservato in "note"? Mandatelo.
"E se poi non risponde?"
"E se lo fa, invece?"
Quella chiamata che rimandate sempre:
Fatela.
"E se disturbo?"
"E se non aspettava altro che sentirvi?"
Quella canzone che volevate dedicare:
Dedicatela.
"E se non gli piace?"
"E se invece l'apprezzerà perché l'avete scelta proprio voi?"
Fate ciò che il vostro cuore vi dice di fare in questo momento.
Siate folli.
Siate voi stessi.
Mal che vada avrete avuto comunque una risposta e potrete guardare avanti senza più continuare a voltarvi a guardare chi o cosa non c'è più.
Sono arrivata alla conclusione che non tutte le persone che incontriamo sul nostro cammino devono camminarci accanto.
Le conosciamo non perché debbano stare nella nostra vita ma per mostrarci un nuovo modo di viverla.
Le conosciamo perché devono insegnarci qualcosa che ancora non sapevamo di noi stessi. E alla fine penso che questo sia perfino l'unico modo per tenerle sempre con sé e non dimenticarle mai sul serio.
Quella volta che hai lasciato cadere il tuo corpo a terra... te la ricordi?
Quella volta, che quando hai toccato il terreno la tua carne si è spaccata in mille pezzi, come un'esplosione si incastrarono ovunque, ti senti vuoto, perso, mentre il sangue nero di tristezza sporcava ogni superficie.
Eri trasparente, difficile ricomporre i pezzi del proprio corpo, quando non ci si conosce ancora bene, ti rimonti, ma in modo sbagliato. Consapevole che alla seconda caduta, potresti spezzarti nuovamente ma poi cresci, diventi più forte ed eviti altre cadute, eviti quelle situazioni che possano farti cadere ancora.
Ci vuole tempo per ricomporsi, e quel tempo perso può essere utilizzato per qualcosa che ci faccia rimanere interi, per non cadere mai, anche se ormai ti conosci abbastanza, c'è sempre un pezzo che ti può sfuggire...
Perché siamo infiniti.
Ho sempre sostenuto che la vita, nella sua bellezza è anche molto dolorosa. Quel dolore lancinante che si prova quando si ha una lama nel petto, quel dolore che prova un essere umano sul procinto di essere ucciso.
La vita ha i suoi lati oscuri, quelli fatti di lacrime, quelli fatti di sangue, quelli, fatti di sorrisi, quelli fatti d'amore. La mia è un misto, se te la devo descrivere guarderesti un quadro a metà, dove vedrai un campo di fiori sporchi di catrame e anime morte, dall'altro invece, vedresti fiori limpidi e colorati che guardano il sole all'orizzonte.
Amo quando la vita sputa i suoi temporali, le sue tempeste, è come vedere il male del cuore che si sfoga, che si indebolisce, che sfoga la rabbia sul mondo intero, fa stare bene, fa stare meglio. So che non uscirò mai da questo buio, ma so che questa rabbia staccherà le gole, a chi cercherà di fermarmi, per impedirmi di arrivare alla meta più alta.
Perché esistono pochi posti in quella meta, ed uno di quelli deve essere mio.
Quando imparerai a guardare il cielo, di notte, a contare le stelle pensando ad ogni passo che hai fatto nella vita, ti sentirai pronto ad affrontare una nuova sfida.
Quando imparerai, a camminare tra la folla senza percepire le parole, le ombre, quando comincerai a percorrere la tua strada senza poggiare i piedi a terra, e mantenere la mente concentrata sui tuoi obbiettivi, comincerai a sentirti vincitore.
Avrai imparato ad assaggiare ogni tipo di lacrima, che uscendo dai tuoi occhi, si sdraiava sulle tue labbra, un sapore differente, per ogni pianto, per ogni goccia che il tuo sguardo ha lasciato cadere, sul tuo viso. Avrai imparato, che guardare nel cuore è molto più importante che guardare il viso, avrai capito come si leggono gli occhi, come si sussurrano le parole, come si fa ad amare, nonostante la paura e l'odio che hanno camminato per anni, nelle tue vene...
Attenderai la pioggia, aprirai le tue braccia, lasciandola cadere sul tuo viso, sul tuo corpo, gli griderai con rabbia "Pulisci ogni mia tenebra!" Mentre i lampi distruggeranno tutto ciò che toccheranno, tu... avrai liberato la tua anima.
Imparerai così, che ogni male si può soffocare, ma non eliminare, sarai una creatura pronta ad usare il dolore, come benzina per correre il più veloce possibile. E non ti fermerà nessuno, ti vedranno brillare dopo la tempesta, brucerai i loro occhi, ed ogni notte al buio, sarà una giornata stupenda.
Amo i miei temporali...
Condannami per miei pensieri veri.
Condannami per quella che sono,
perché amo il mio sorriso sopra ogni cosa.
Condannami perché ho azioni e reazioni forse caotiche ma mai casuali.
Condannami ma la prigione me la sono già costruita io...
perché sono ciò che sembro e l'apparenza è solo la Tua.