Scritta da: Federica Senna
I poveri ti guardano come un essere umano perché conoscono la vita.
dal libro "A sud di nessun nord. Storie di una vita sepolta" di Charles Bukowski
I poveri ti guardano come un essere umano perché conoscono la vita.
Come può dirvi chiunque, non sono un tipo gradevole: non so nemmeno cosa vuol dire. Ho sempre ammirato i cattivi, i fuorilegge, i figli di puttana. Non mi piacciono gli uomini perfettamente rasati, con la cravatta e un buon lavoro. Mi piacciono gli uomini disperati, con i denti rotti, il cervello a pezzi e una vita che fa schifo. Sono loro che mi interessano. Sono pieni di sorprese. Ho anche un debole per le donnacce, quelle che si ubriacano e bestemmiano, che hanno le calze molli e il trucco sbavato. Mi interessano di più i pervertiti che i santi. Mi rilasso con gli scoppiati perché anche io sono uno scoppiato. Non mi vanno le leggi, la morale, le religioni, le regole. Non mi va di essere plasmato dalla società.
La pazzia è relativa, chi stabilisce la normalità?
Fiutavo la morte nell'aria, e adesso che la fiutavo non ero poi così sicuro che avesse un buon profumo.
Il successo è sempre pericoloso. Può fare di nessuno un vero stronzo.
Non sono mai stato tagliato per la società. Il genere umano mi sconforta. Non sento il desiderio di adeguarmi, non ho nessun moto di lealtà e non ho veri obiettivi.
La monotonia, un lavoro fisso che non portava a niente, anime che cercavano altre anime per sfuggire ad imbarazzanti silenzi ed una città senza stimoli che cercava di camuffare la noia dietro falsi sorrisi, musica assordante e belle gambe inavvicinabili. Niente di buono. Ma era incredibile come la gente riusciva ad adattarsi.
Conserva in te una scintilla e non concederla a nessuno, perché con quella scintilla potrai attizzare un grande incendio.
La mia aspirazione massima nella vita era di evitare il maggior numero di persone possibile. Meno gente vedevo, meglio stavo.
La gente non sta bene insieme se invece stesse bene le nostre menti non sarebbero così tristi.