Come son pesanti i giorni, A nessun fuoco posso riscaldarmi, non mi ride ormai nessun sole, tutto è vuoto, tutto è freddo e senza pietà, ed anche le care limpide stelle mi guardano senza conforto, da quando ho appreso nel mio cuore, che anche l'amore può morire.
Io scrissi, un giorno, il suo nome sulla spiaggia, ma vennero le onde a cancellarlo; lo scrissi di nuovo, con l'altra mano; ma venne la marea a depredare le mie fatiche.
"Uomo sciocco - mi disse Lei - che tenti invano d'immortalare una cosa mortale: poiché io stessa perirò allo stesso modo, e persino il mio nome sarà cancellato".
"No - risposi - lascia che siano le cose meschine a morire e farsi polvere; tu invece vivrai nella gloria: i miei versi eterneranno le tue rare virtù e scriveranno nei cieli il tuo nome glorioso. E nei cieli, mentre la morte abbatterà il mondo intero, vivrà il nostro amore, rinnovando un'altra vita".
Se avessi potuto tenerti nel mio cuore, se solo avessi potuto in me avvolgerti, quanto sarei stato felice! Ma ora la carta della memoria davanti una volta ancora mi srotola il corso del nostro viaggio sin qui, qui dove ci separiamo.
E dire che tu non sei mai, mai stata una qualche tua realtà, amor mio, e mai alcuna delle tue varie facce ho visto! Eppure esse mi vengono e vanno avanti, e io forte piango in quei momenti.
Oh, mio amore, come stanotte fremo per te, pur senza più speranza alcuna di alleviar la sofferenza o ricompensarti per tutta una vita di desiderio e disperazione. Riconosco che una parte di me è morta stanotte!
Voi vorreste conoscere il segreto della morte, ma come potrete scoprirlo se non cercandolo nel cuore della vita? Il gufo, i cui occhi notturni sono ciechi al giorno, non può svelare il mistero della luce. Se davvero volete conoscere lo spirito della morte, spalancate il vostro cuore al corpo della vita. Poiché la vita e la morte sono una cosa sola, come una sola cosa sono il fiume e il mare. Nella profondità dei vostri desideri e speranze, sta la vostra muta conoscenza di ciò che è oltre la vita; e come i semi sognano sotto la neve, il vostro cuore sogna la primavera. Confidate nei sogni, poiché in essi si cela la porta dell'eternità. La vostra paura della morte non è che il tremito del pastore davanti al re che posa la mano su di lui in segno di onore. In questo suo fremere, il pastore non è forse pieno di gioia poiché porterà l'impronta regale? E tuttavia non è forse maggiormente assillato dal suo tremito? Che cos'è morire, se non stare nudi nel vento e disciogliersi al sole? E che cos'è emettere l'estremo respiro se non liberarlo dal suo incessante fluire, così che possa risorgere e spaziare libero alla ricerca di dio? Solo se berrete al fiume del silenzio, potrete davvero cantare. E quando avrete raggiunto la vetta del monte, allora incomincerete a salire. E quando la terra esigerà il vostro corpo, allora danzerete realmente.
Quando mi comandi di cantare, il mio cuore sembra scoppiare d'orgoglio e fisso il tuo volto e le lacrime mi riempiono gli occhi. Tutto ciò che nella mia vita vi è di aspro e discorde si fonde in dolce armonia, e la mia adorazione stende l'ali come un uccello felice nel suo volo a traverso il mare. So che ti diletti del mio canto, che soltanto come cantore posso presentarmi al tuo cospetto. Con l'ala distesa del mio canto sfioro i tuoi piedi, che mai avrei pensato di poter sfiorare. Ebbro della felicità del mio canto dimentico me stesso e chiamo amico te che sei il mio signore.
Mi hai fatto senza fine questa è la tua volontà. Questo fragile vaso continuamente tu vuoti continuamente lo riempi di vita sempre nuova. Questo piccolo flauto di canna hai portato per valli e colline attraverso esso hai soffiato melodie eternamente nuove. Quando mi sfiorano le tue mani immortali questo piccolo cuore si perde in una gioia senza confini e canta melodie ineffabili. Su queste piccole mani scendono i tuoi doni infiniti. Passano le età, e tu continui a versare, e ancora c'è spazio da riempire.
Ascoltami, o Dio! M'avevano detto che Tu non esistevi ed io, come un idiota, ci avevo creduto. Ma l'altra sera, dal fondo della buca di una bomba, ho veduto il Tuo cielo. All'improvviso mi sono reso conto che m'avevano detto una menzogna. Se mi fossi preso la briga di guardare bene le cose che hai fatto Tu, avrei capito subito che quei tali si rifiutavano di chiamare gatto un gatto. Strano che sia stato necessario ch'io venissi in questo inferno per avere il tempo di vedere il Tuo volto! Io ti amo terribilmente... ecco quello che voglio che Tu sappia. Ci sarà tra poco una battaglia spaventosa. Chissà? Può darsi che io arrivi da te questa sera stessa. Non siamo stati buoni compagni fino ad ora e io mi domando, mio Dio, se Tu mi aspetterai sulla porta. Guarda: ecco come piango! Proprio io, mettermi a frignare! Ah, se ti avessi conosciuto prima... Andiamo! Bisogna che io parta. Che cosa buffa: dopo che ti ho incontrato non ho più paura di morire. Arrivederci!
(Questa preghiera è stata trovata nello zaino di un soldato morto nel 1944 durante la battaglia di Montecassino)
Una storia racconta di due amici che camminavano nel deserto. In un momento del viaggio i due cominciarono a discutere, ed un amico diede uno schiaffo all'altro... questi addolorato, ma senza dire nulla, scrisse nella sabbia:
il mio migliore amico oggi mi ha dato uno schiaffo.
continuarono a camminare, finché trovarono un'oasi, dove decisero di fare un bagno. L'amico che era stato schiaffeggiato rischiò di affogare, ma il suo amico lo salvò. Dopo che si fu ripreso, scrisse su una pietra:
il mio migliore amico oggi mi ha salvato la vita.
L'amico che aveva dato lo schiaffo e aveva salvato il suo migliore amico domandò:
"quando ti ho ferito hai scritto nella sabbia, e adesso lo fai su una pietra. perché? "
l'altro amico rispose:
"quando qualcuno ci ferisce dobbiamo scriverlo nella sabbia, dove i venti del perdono possano cancellarlo. ma quando qualcuno fa qualcosa di buono per noi, dobbiamo inciderlo nella pietra, dove nessun vento possa cancellarlo."
Impara a scrivere le tue ferite nella sabbia e ad incidere nella pietra le tue gioie.
Vorrei provare ciò che prova un albero quando il vento gli scuote dolcemente le sue foglie. Vorrei sentire ciò che sente un fiore quando nel suo grembo si posa dolcemente quell'insetto fugace, che impertinente gli ruba un po' del suo amore. Vorrei spiegare le mie ali come le apre maestosamente l'aquila sentendosi padrona del cielo. Vorrei scivolare tra le onde del mare come fanno i delfini, e provare quel dolce essere sfiorato dall'acqua spumeggiante. Vorrei provare a viaggiare tra le stelle e provare a sentire l'universo tra le mani. Vorrei provare ad amare, per spingermi oltre ciò che la mente nemmeno può immaginare. Vorrei provare ad essere Dio, per imparare a tornare da lui.