Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)
Tutto deve ancora avvenire
nella pienezza:
storia è profezia
sempre imperfetta.
Guerra è appena il male in superficie
il grande Male è prima,
il grande Male
è Amore-del-nulla.
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Tutto deve ancora avvenire
nella pienezza:
storia è profezia
sempre imperfetta.
Guerra è appena il male in superficie
il grande Male è prima,
il grande Male
è Amore-del-nulla.
Mio papa, padre del mondo, Giovanni,
ho visto le tue parole frangersi
sulle gemme delle mitrie
come luce dei fari
sul prisma dei paracarri:
Hitler e la Gestapo sono eterni,
ora le vedo quelle tue parole
gemme sull'arena.
Torniamo ai giorni del rischio,
quando tu salutavi a sera
senza essere certo mai
di rivedere l'amico al mattino.
E i passi della ronda nazista
dal selciato ti facevano eco
dentro il cervello, nel nero
silenzio della notte.
Torniamo a sperare
come primavera torna
ogni anno a fiorire.
E i bimbi nascano ancora,
profezia e segno
che Dio non s'è pentito.
Torniamo a credere
pur se le voci dai pergami
persuadono a fatica
e altro vento spira
di più raffinata barbarie.
Torniamo all'amore,
pur se anche del familiare
il dubbio ti morde,
e solitudine pare invalicabile.
Era aperta solo al tuo occhio
quella Notte oscura:
e dunque perché non li uccidesti
avanti che uccidessero?
I grandi deliravano
In parate e uniformi
E noi non capivamo.
Aquile e svàstiche
e canti di morte
salmi e canti e benedizioni
di reggimenti col teschio
sui berretti neri
sulle camice nere
sui gagliardetti neri...
E discorsi fin o all'urlo
accanito delle folle d'Europa,
della saggia e civilissima
e cristiana Europa.
Così abbiamo tutti cantato
almeno una volta
i canti della morte.
L'inizio è sempre uguale:
"Nostra è la Ragione"! E poi,
l'esaltazione degli eroi.
Poi le medaglie
e le corone e i monumenti
e i momenti del silenzio
all'Altare della Patria.
Dio, cosa costano gli eroi!
Qualcuno dei Sai si vanta del mio scudo, che presso un cespuglio
- arma gloriosa - lasciai non volendo.
Ma salvai la mia vita. Quello scudo, che importa?
Vada in malora. Un altro ne acquisterò, non meno bello.
Non amo un generale alto, che sta a gambe larghe,
fiero dei suoi riccioli e ben rasato.
Uno basso ne voglio, con le gambe storte,
ma ben saldo sui piedi, e pieno di coraggio.
Infelice, nel desiderio io giaccio,
senza vita, per volere degli dèi da dolori tremendi
trafitto nelle ossa.
Tale una brama d'amore, sotto il cuore avviluppatasi,
versò sugli occhi una densa nebbia,
e dal petto rapì i molli sensi.
Cuore, mio cuore, turbato da affanni senza rimedio,
sorgi, difenditi, opponendo agli avversari
il petto; e negli scontri coi nemici poniti, saldo,
di fronte a loro; e non ti vantare davanti a tutti, se vinci;
vinto, non gemere, prostrato nella tua casa.
Ma gioisci delle gioie e soffri dei dolori
non troppo: apprendi la regola che gli uomini governa.
Una giovane ha appena accavallato le gambe
E il poeta spera che il vento sia suo complice.
Sorveglia irrispettosamente l'orlo del vestito,
l'unica strada verso la felicità.
La giovane sorride, estranea all'importanza della sua coscia
parlando di profumi o ragazzi o promesse.
E il vento soffierà
- di fronte a tanta insistenza soffierà –
ma la vera fortuna sta nel fatto che la mano della giovane
scenda in tempo, e la sua pelle continui ad essere possibile.