Poesie preferite da Laura Di Nella

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Autunno

Foglia ingiallita
a cavallo di refolo
dipinge
con colori pastello
paesaggi.

Vedo stormi
di uccelli migratori
nel rosso cielo,
suoni garruli
danno un addio.

Odor di mosto
nei tini, fermenta,
l'aria infesta
all'imbrunir del giorno

Chiome verdi
ingemmate
di piccoli e grandi
smeraldi e olivine
splendono nella luce
di chiara luna.

Nella piazza del paese
bambini in fila, seminascosti
da fumi odorosi, aspettano
impazienti le caldarroste.

Occhi di poeta
partecipi vivono
la sua stagione.
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    Scritta da: Laura Di Nella
    Se
    Se... riesci a a non perdere la testa,
    quando tutti intorno a te la perdono e ti mettono sotto accusa
    Se... riesci ad aver fiducia di te stesso, quando tutti dubitano di te
    ma a tenere nel giusto conto il loro dubitare
    Se... riesci ad aspettare, senza stancarti di aspettare,
    o, se mentono a tuo riguardo, a non rispondere con calunnie
    o, essendo odiato, a non lasciarti prendere dall'odio
    e tuttavia a non mostrati troppo buono e a non parlare troppo da saggio
    Se... riesci a sognare senza fare del tuo sogno il tuo padrone
    Se... riesci a pensare, senza fare dei pensieri il tuo fine
    Se... riesci a far fronte al Trionfo e alla Rovina
    e trattare questi due impostori allo stesso modo
    Se... riesci a sopportare di udire la verità che hai detto,
    distorta da furfanti per ingannare gli sciocchi,
    o contemplare le cose a cui tu hai dedicato la vita, distrutte
    e, umilmente, ricostruirle con i tuoi strumenti ormai logori
    Se... riesci a fare un sol fagotto delle tue vittorie,
    e rischiarle in un colpo a testa e croce
    e perdere, e ricominciare di nuovo dal principio
    e non dire mai una parola sulla perdita
    Se... riesci a costringere il tuo cuore, i tuoi nervi, i tuoi polsi
    a sorreggerti, anche dopo molto tempo che non te li senti più,
    e a tener duro quando in te non resta altro,
    tranne la tua Volontà che ripete... resisti
    Se... riesci a parlare con la folla e a conservare la tua onestà,
    o a passeggiare con il re senza perdere il contatto con la gente
    Se... tanto amici che nemici non possono ferirti
    Se... tutti gli uomini per te contano, ma nessuno troppo
    Se... riesci a colmare l'inesorabile minuto,
    dando valore a ogni attimo che passa,
    Tua è la terra e tutto ciò che è in essa
    e quel che più conta... sarai un uomo... figlio mio!
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      Scritta da: Sir Jo Black

      Porta bianca

      Un ultimo terremoto
      sul volto di terra incolta,

      un ultimo fremito
      tra i raggi di sole sulla collina bianca.

      Poi:

      Immobili laghi,
      svuotati,
      sbarrati.

      Occhi di silenzio infinito.

      Lenta mano
      per togliere luce
      dove non vibra più acqua.

      Lenta mano
      per raccogliere
      raggi di sole sparsi.

      Lenta mano
      a sparger bianco
      su un volto di terra appassito.

      Mi resta, bianca,
      una porta alle spalle...
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        Scritta da: Pierluigi Camilli

        Auguri de Natale

        Quist'anno vojo favve l'auguri
        'a na manera un po' particolare:
        e vojo, arminu semo più sicuri,
        falli pè tutti; prima in generale
        eppò, se me reggete finu a funnu,
        davveli a parte propiu unu a unu:
        a chi conoscio'ngiru p'eu munnu;
        a chi magna e chi stane a digiunu;
        a mojoma e fijumi pè prima;
        eppò ai parenti che voju ccettalli;
        a l'amici vicini, quilli in cima;
        a quilli de fojetta e de taralli;
        ai conoscendi de un'aru crima
        che non capiscio, ma pozzo usulalli!
        Un Bon Natale viru e spassionatu,
        senza gniciunu scòpo sicundariu,
        a tutti quilli che ho nominatu.
        Ma unu più sintitu e "passionariu"
        A chi tribbula e ha sempre tribbulatu;
        a chi pè rrivà a fine de giornata,
        ce rriva tuttu quantu sderenatu
        e fa fatica pè passà a nottata!
        A chi ce crede e prega u Bambinellu
        e porta'a croce già da picculittu;
        a chi'nce crede e sprescia u cerevellu
        pè capìne com'è che campà male
        e pè campane ha da fa a crucchittu!
        A tutti, propiu a tutti, bon natale!
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          Scritta da: Sir Jo Black

          Dove l'ombra s'allunga

          Dove l'ombra s'allunga
          davanti il cammino,
          seguo la linea.

          Passi sempre più pesanti
          tagliano le gambe.

          Il vento spinge,
          l'ombra s'allunga.

          Il vento spinge,
          la luce s'allontana.

          Il vento spinge,
          l'aria manca.

          Quì,
          sulla linea grigia:
          con le gambe tagliate,
          senza speranze.
          Nel buio,
          senz'animo,
          senz'aria nel petto,
          ma sguardo alto e passo antico.
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            Scritta da: Laura Di Nella

            Un dinosauro inadeguato

            Ahimè, quale immagine può raffigurare il percorso del mio essere,
            se non quella di un dinosauro inadeguato?

            Un enorme animale
            che, trascinando la sua esistenza solitaria,
            ignaro della sua mole,
            incute paura ed orrore
            ma non se ne preoccupa:
            le sue brutture sono lo specchio
            dell'animo di chi lo giudica senza pietà.
            La sua presenza non passa inosservata: troppo diversa per essere accettata.

            Nella casa di bambole
            non può celare la sua essenza,
            urla la sua vitalità,
            scambiata per immane furia distruttiva.

            I suoi movimenti,
            per cercare una posizione
            che non disturbi la quiete di chi,
            con la perfidia e l'inganno, ha nutrito prole altrui,
            generano frastuoni
            che rimbombano nella valle incantata,
            attraverso echi amplificati e deformati
            dalle urla di chi vuol seminare panico.

            Nessuno riesce a capire
            e il delirio collettivo degenera in follia.

            L'animale deve essere addomesticato, sentenziano!
            Ma come può il dinosauro vivere in una gabbia dorata
            che lo isoli dal mondo, per poterne far parte?

            Nonostante capisca di rinnegare se stesso,
            si cimenta in dissertazioni
            sulle porcellane del negozio
            e finge di non intuire
            il vero intento dei suoi carcerieri.
            Ma il gesto atteso ed orchestrato viene compiuto,
            indicando un piccolo vassoio nell'angolo di una vetrina,
            al viandante che gli si avvicina incuriosito.

            La gioia disperata del dinosauro non vacilla, guardando l'abisso che ha davanti:
            apre lentamente l'anta
            e mostra con fierezza quel vassoio.

            Un vento gelido si alza impetuoso,
            dopo che, anche la più piccola finestra
            della casa delle bamole, sia stata serrata accuratamente,
            si veste di uragano e si avventa sul negozio
            distruggendo ogni cosa.

            Lo sguardo del dinosauro è ormai rassegnato,
            porge, con delicatezza, quel vassosio
            all'incredulo viandante
            e, in un baleno, è come inghiottito dalla vallata.

            Il viandante riprende il suo cammino, disorientato e stordito, porta con sé quel prezioso dono,
            cercando di dare un senso a quella frenetica pazzia.

            Verso sera si siede stanco ed esausto
            e ripensa tristemente al dinosauro.

            Osserva la vallata dalla cima del monte,
            stringendo a sé il vassoio, inorridisce:
            le bambole si muovono al ritmo di una macabra danza,
            improvvisamente,
            quell'eco spaventoso torna inquietante
            ... che delirio!
            Un altro innocente perisce,
            in nome di un potere che codardamente cela sempre il suo vero colto!
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