Poesie inserite da Antonio Belsito

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Scritta da: Antonio Belsito
La mia carta di identità
canta un inno stonato
recita la storia di un'anagrafe
in un combinato di numeri e lettere
a ricordare che sono nato.
La mia carta di identità
è la solitudine di uno status
l'apparenza di uno Stato
la formale presenza
di un'assenza.
La mia carta di identità
è già ciò che è stato
di un bambino
e di un adulto fottuto.
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    Scritta da: Antonio Belsito
    Repubblica
    in un abbraccio
    di patria

    Italia

    e di morti
    - tanti -
    a conquistare
    la libertà
    di essere cittadini
    - persone -
    con dignità
    di arti e di scienze
    di emigranti
    per un pezzo di pane
    lasciando il cuore
    battere
    nelle case natie

    Italiani

    per non dimenticare

    giammai
    - e pure oggi -

    che il tempo passa
    e l'orgoglio
    di una patria

    - che sia diritto
    e che sia dovere -

    è essere
    davvero
    cittadini
    e non chimere.

    È ora.
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      Scritta da: Antonio Belsito
      Non sono un letterato.
      Vivo.
      Vivo i colori.
      Vivo i profumi.
      Vivo il prossimo.
      Non sono un letterato.
      Scrivo.
      Scrivo emozioni
      che si aggrovigliano
      e diventano vita.
      Non sono un letterato.
      Cerco solo
      di abbracciare
      con tutto me stesso
      questa esistenza
      nonostante tutto.
      Perché un senso
      deve pur esserci.
      Vivo.
      Ora lo sapete.
      Quando mi incontrate,
      vi prego,
      non mi interrogate
      perché non sono un letterato.
      Scrivo e vivo.
      Vivo e scrivo.
      Semplicemente.
      Cerco solo di essere un uomo.
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        Scritta da: Antonio Belsito
        Quello che voglio dirti
        è che non basta la bellezza
        quella fatta solo di carne
        quella pregna solo di luccichio
        quella di cartapesta
        che la vedi già a un chilometro
        che barcolla.
        Che di questa bellezza
        non rimane neanche uno strascico
        di profumo
        neanche un ritaglio di emozione
        neanche un ricordo appassito.
        Questa bellezza si aggroviglia solo
        e diventa rovo
        e si accartoccia su se stessa.
        E non resta niente.
        Nulla.
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          Scritta da: Antonio Belsito
          Mi fermo
          su marciapiedi
          che sanno di strada
          e rincorro il colore delle macchine
          sfreccianti
          al suono di clacson
          e voci di marmitte
          e assordanti semafori
          dettano
          il rombo del motore
          e mi batte il cuore
          come tacco che sbatte su gradini
          e sudo di luci riflesse
          di sole grondante
          e ritrovo passeri storditi
          d'un volo lento
          come un sogno
          che sembra afferrarsi
          per poi svanire
          e d'un colpo
          un arcobaleno
          cangiante
          come luci alternate
          di un Natale stremato
          di una festa d'un tempo
          che non può esserci altro tempo
          e un affanno
          come pugno nello stomaco
          nonostante la voglia
          di continuare
          a camminare
          magari vicino a quella mano
          tra le tante
          che mi possa colmare.
          Non chiedo tempo.
          Ma chiedo scusa.
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