Le migliori poesie inserite da Antonino Gatto

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Scritta da: Antonino Gatto

Tu che mi taci

Tu che mi taci,
e che ti volti quando mi incroci.
Tu che hai la mappa dei miei pensieri,
e la usi come guida sempre più di ieri.
Tu che hai lottato per stare sempre insieme,
e sai che questa lontananza non ti fa star bene.
Tu che per orgoglio non chiederesti mai perdono
e ti aspetti che sia io, a farti questo dono.
Ora mi leggi, e sai già che parlo di Te,
ed un brivido ti sfiora, pesando ancora a Me;
ma non basterà una semplice poesia,
a portare pace, in questa tua follia,
che ci ha costretti lontani nel cammino,
nonostante le foto, sul nostro comodino.
Forse verrà il giorno che torneremo ancora insieme,
perché questo distacco davvero non conviene,
e come ogni anno ritorna primavera,
vedrai che questo sogno, prima o poi si avvera.
Si è fatta notte fonda e ti devo salutare,
ma ricorda che forse entrambi abbiamo molto da imparare.
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    Scritta da: Antonino Gatto

    Ancora Insieme

    Dammi un piccolo spazio nel tuo cuore,
    senza timore, senza palpitare,
    dammi il tuo viso dammi il tuo sospiro,
    stringiti al mio petto, senti il mio respiro.
    Prendi questa luna, prendi queste stelle,
    portale con te, dentro la tua pelle,
    prendi il mio profumo, conservalo nel cuore
    ricorda questo istante, ricorda questo amore.
    Non chiedermi di più, non farmi stare male,
    lo sai che non resisto, non farmi abbandonare,
    perché se ci doniamo, roviniamo questo istante,
    e la tua veste di un'amica, prende il posto di un'amante.
    Lo leggo nei tuoi occhi, lo sento dal tuo cuore,
    la gioia che si alterna, al forte tuo dolore,
    mentre stringi le mie mani, e mi dici che mi vuoi
    e rinunceresti a tutto, ma sai che tu non puoi.
    Uniti dal destino,
    distanti nel cammino,
    domani ancora insieme,
    per alleviare con un brivido le nostre pene.
    Composta martedì 16 giugno 2009
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      Scritta da: Antonino Gatto

      Soli si muore...

      Attonito restai a guardare,
      lo scorrere della mia vita,
      impaziente di vederla sfociare,
      nel mare di una spiaggia gradita.

      La corrente spesso un po' angusta,
      tormentava la mia convinzione,
      dubitando tra la via giusta,
      o il miraggio di una folle illusione.

      Quanti paesaggi incantati ho passato,
      senza neppure cogliere un fiore?
      Forse sperando di arrivare d'un fiato,
      alla mia meta e piantarvi il mio cuore!

      Ed ora son quì,
      ad un ramo impigliato,
      aspettando la tua mano
      a salvarmi dal fato!
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        Scritta da: Antonino Gatto

        La Zanzara ed il Moscerino

        Siam venuti in questo mondo
        in due anni ben distinti,
        ma a guardarci in fondo in fondo
        gemelli eravamo per tutti quanti.

        Abbandonati alla sorte
        da un Papà un po' incosciente,
        abbiamo superato anche la morte
        grazie ad una Mamma mai assente.

        Quante guerre abbiam vissuto,
        sempre insieme nel cammino,
        tu Massimo la Zanzara,
        ed io Nino il Moscerino.

        Oggi Padri per coraggio,
        senza mai voltarci indietro,
        tu il folle ed io il saggio,
        col passato dietro un vetro.

        Chissà quanti come noi
        oggi insieme nella vita
        si sentiranno un giorno eroi
        di una medesima partita.

        Un po' più grandi ed un po' diversi,
        una Zanzara ed un Moscerino,
        oggi danzano in questi versi
        come ogni giorno nel loro cammino.
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          Scritta da: Antonino Gatto

          Lacrime di cera...

          Luci soffuse sulla china di un Poeta,
          la ragione bussa alla porta,
          ma la stanza tace, e l'ignora.

          Una fiamma traballa,
          ed unica testimone silente,
          pare commossa d'un pianto di cera.

          Come può fermarsi la mano,
          di un cuor che cavalca
          un'anima in tempesta?

          Forse la fermerà il sonno,
          che calerà profondo,
          in una delle tante notti
          che hanno fatto glorioso un uomo.
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            Scritta da: Antonino Gatto

            Bisogna avere il coraggio!

            Tu gestore premuroso
            che per tuo Figlio rinunci al tuo riposo,
            e vendi alcol felice al tuo locale
            agli altri figli, e sai di fare male.

            Tu che da sempre, hai un solo scopo,
            di far cassetto, e non pensi mai al dopo,
            e dietro al banco osservi molte vite,
            che si abbandonano a droghe assai proibite.

            Tu che per soli, due euro di guadagno,
            vedi ragazzi distrutti dentro un bagno,
            che poi escono barcollanti dal locale
            e non ti importa se si faranno male.

            Ed ogni sabato si scrive un altro foglio
            mentre Tu conti il denaro nel cassetto,
            un altro padre sighiozza il proprio figlio
            schiantato contro il solito cassonetto.

            Forse la società non ha ancora perso abbastanza
            per decidere di cessare questa mattanza,
            e quanto caos ancora bisogna fare,
            per convincere i locali che qualcosa deve cambiare.

            Ecco perché Tu leggi questo messaggio,
            perché sei il primo che devi avere il coraggio,
            di iniziare a consigliare cioccolate,
            invece di vendere alcol a tonnellate.
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              Scritta da: Antonino Gatto
              Come dopo la tempesta, sorge l'arcobaleno
              così dopo il terremoto sorge la vita,
              e anche se fragile per natura, cresce coraggiosa,
              madre di una terra scossa dal profondo dell'anima,
              figlia di un popolo fiero d'essere nato in Abruzzo.
              Tenda spoglia, priva d'ogni lussuria,
              che riparte da niente, per ritrovare il valore
              delle piccole cose.
              Per conservare dentro ad un oggetto rimasto,
              il ricordo di un passato sepolto fra le macerie.
              Ancora ribelle torna a tremare la terra,
              ma non riuscirà a scalfire il sorriso,
              di chi ha già perso tutto,
              e non si arrende,
              pur vivendo sotto le tende.
              Ogni sera quando l'Aquila tace,
              dalla branda un pensiero alla croce,
              porta in cielo, con le anime scomparse
              le preghiere di persone diverse,
              ma legate insieme a memoria
              da un evento che resterà nella storia,
              di una terra che ha inghiottito i suoi figli,
              ma dal suo fango, nella pasqua, ha risorto dei gigli.
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                Scritta da: Antonino Gatto

                Volare...

                Solo col fruscio del vento,
                immerso nei miei pensieri,
                chiudo gli occhi per un momento,
                pensando al mondo, come fosse ieri.

                Penso agli aquiloni di quando ero bambino,
                le foglie dell'autunno, il volo dei gabbiani,
                e sempre ricorrente, quel sogno cherubino,
                di spiccare il volo, aprendo le mie mani.

                Forse per questo, nasce la mia passione,
                forse per l'incubo, che proprio non sopporto,
                che mi fa vivere come in prigione,
                trattenuto a terra, dal peso del mio corpo.

                Ecco perché quando spunta il sole,
                come un colibrì vibra il mio pensiero,
                e prima ancora che io mi alzo in volo,
                vedo le mie nuvole, vedo già il mio cielo.

                Fino a che il vento sfiora la mia pelle,
                mentre mi distacco dalla madre terra,
                e sento già i brividi sento già le stelle,
                sfuma il mio tormento, con la sua zavorra.

                Questa è la mia gioia, è la mia passione,
                inseguire l'orizzonte, dove si perde il sole,
                vibrare nel vento come un aquilone,
                lasciando la mia terra senza alcun rancore...
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                  Scritta da: Antonino Gatto

                  La tua salvezza

                  Triste invito ti ha fatto, una vita ingrata,
                  tanto da spingerti così in basso,
                  da non saper capire, la differenza,
                  fra vivere o morire.

                  Ti ha regalato emozioni,
                  così dolci e care,
                  per poi rubartele all'improvviso,
                  e lasciarti solo col tuo dolore.

                  E proprio il suo ricordo, del viso suo piccino
                  svaniva con il vuoto, accanto a quel camino,
                  ripensando al suo sorriso, che presto ti ha lasciato
                  trafitto dal rimorso di ciò che non ti ha dato.

                  Oggi per la prima volta, ripensando a quei momenti
                  con un brivido che ti assale, li rivivi tutti quanti,
                  quando per lasciarti andare, valutavi ad una ad una,
                  quale arma utilizzare per dire basta alla tua sfortuna.

                  Se scrivere una lettera, per farla ritrovare,
                  lasciando il tuo saluto, per farti perdonare,
                  oppure andare via, senza pensare a niente,
                  restando indifferente, a tutta quella gente,

                  chiudendo la tua porta, abbandonando la partita,
                  lasciando con coraggio, la morsa fra le dita,
                  rinunciando alle vittorie che ti ha offerto il tuo destino,
                  per l'impazienza di aspettarle, rifugiandoti nel vino.

                  Ma poi d'un tratto, tornando sui tuoi passi,
                  voltasti pagina, lasciando a terra i sassi,
                  che appesantivano il tuo orgoglio da leone,
                  e ti portavano sul fondo di un burrone.

                  Forse è per questo, pensando al tuo domani,
                  che hai tolto il capio, con le tue stesse mani
                  e ti sei fermato ad un passo dal destino,
                  che avrebbe arrestato di colpo il tuo cammino.

                  O forse è il suo sorriso, che ti ha salvato ancora,
                  perché non era arrivata, ancora la tua ora,
                  ed oggi come allora un brivido ti assale,
                  mentre leggi queste parole che ti ha voluto dare,

                  e credimi non importa
                  se non lo saprà mai,
                  perché quello che oggi conta,
                  è che adesso tu lo sai!
                  Composta mercoledì 1 dicembre 2010
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