Le migliori poesie inserite da Antonino Gatto

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Scritta da: Antonino Gatto

Eutanasia

Ti ho vista correre fra i prati
e sorridere alla vita,
oggi i tuoi occhi addormentati
mi fibrillano le dita.

Ti ricordo nel cospetto
della tua giovane età,
con un sogno nel cassetto
che nessuno mai aprirà.

Ogni giorno ti accarezzo
e son passati ormai vent'anni,
il tuo silenzio ormai disprezzo
perché aumentano i miei affanni.

Tubi aperti al tuo respiro,
per donarti un po' di vita,
io mi sento preso in giro
dalla gente assai stupita,

per il tormento che ogni tanto mi accompagna,
di staccare quella macchina perfetta,
e non capisco se mai chi ci guadagna,
sono io o la gente che ha più fretta.

Buona Morte sei chiamata Amica mia,
ma di buono non c'è nulla di speciale
nel pensare che a chiamarti Eutanasia
chi ti uccida, non ti possa fare male.
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    Scritta da: Antonino Gatto

    Ebola

    Ti ho seguito da lontano
    Mi eri quasi indifferente
    Ma hai turbato l'attenzione
    Mia e di molta altra gente.
    Sei riuscito a penetrare
    Senza chiedere il permesso
    Le regioni e i continenti
    Con lo stupro del tuo sesso.
    Mi hai mostrato i tuoi cimeli
    Le vittorie di una guerra
    Che tu stesso hai dichiarato
    Sulla nostra madre terra.
    Ora bussi alla mia porta
    E mi sento come in gabbia
    Ma riflessa nei tuoi occhi
    Vedo tutta la mia rabbia,
    Che nascondo in un sospiro
    Per velarti la cortesia
    Se devi prendere una vita
    Della mia famiglia prendi la mia.
    Composta venerdì 10 ottobre 2014
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      Scritta da: Antonino Gatto

      Soli si muore...

      Attonito restai a guardare,
      lo scorrere della mia vita,
      impaziente di vederla sfociare,
      nel mare di una spiaggia gradita.

      La corrente spesso un po' angusta,
      tormentava la mia convinzione,
      dubitando tra la via giusta,
      o il miraggio di una folle illusione.

      Quanti paesaggi incantati ho passato,
      senza neppure cogliere un fiore?
      Forse sperando di arrivare d'un fiato,
      alla mia meta e piantarvi il mio cuore!

      Ed ora son quì,
      ad un ramo impigliato,
      aspettando la tua mano
      a salvarmi dal fato!
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        Scritta da: Antonino Gatto

        La Zanzara ed il Moscerino

        Siam venuti in questo mondo
        in due anni ben distinti,
        ma a guardarci in fondo in fondo
        gemelli eravamo per tutti quanti.

        Abbandonati alla sorte
        da un Papà un po' incosciente,
        abbiamo superato anche la morte
        grazie ad una Mamma mai assente.

        Quante guerre abbiam vissuto,
        sempre insieme nel cammino,
        tu Massimo la Zanzara,
        ed io Nino il Moscerino.

        Oggi Padri per coraggio,
        senza mai voltarci indietro,
        tu il folle ed io il saggio,
        col passato dietro un vetro.

        Chissà quanti come noi
        oggi insieme nella vita
        si sentiranno un giorno eroi
        di una medesima partita.

        Un po' più grandi ed un po' diversi,
        una Zanzara ed un Moscerino,
        oggi danzano in questi versi
        come ogni giorno nel loro cammino.
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          Scritta da: Antonino Gatto

          Trafitta da una spada

          Sotto la doccia, ed ancora senti l'odore,
          di quelle sporche mani, che ti hanno fatto male,
          fragile il tuo corpo, grande il tuo dolore,
          vittima di una violenza che non puoi dimenticare.

          Gocce sul tuo viso,
          lacrime un po' amare,
          l'odore ancora addosso,
          e una vita da rifare.

          Quel vicolo un po' buio,
          il silenzio sulla strada,
          trascinata in un rifugio
          trafitta da una spada.

          Un altra doccia ancora,
          un corpo da lavare,
          per togliere uno sporco
          che non riesci a cancellare.
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            Scritta da: Antonino Gatto

            Lacrime di cera...

            Luci soffuse sulla china di un Poeta,
            la ragione bussa alla porta,
            ma la stanza tace, e l'ignora.

            Una fiamma traballa,
            ed unica testimone silente,
            pare commossa d'un pianto di cera.

            Come può fermarsi la mano,
            di un cuor che cavalca
            un'anima in tempesta?

            Forse la fermerà il sonno,
            che calerà profondo,
            in una delle tante notti
            che hanno fatto glorioso un uomo.
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              Scritta da: Antonino Gatto

              Bisogna avere il coraggio!

              Tu gestore premuroso
              che per tuo Figlio rinunci al tuo riposo,
              e vendi alcol felice al tuo locale
              agli altri figli, e sai di fare male.

              Tu che da sempre, hai un solo scopo,
              di far cassetto, e non pensi mai al dopo,
              e dietro al banco osservi molte vite,
              che si abbandonano a droghe assai proibite.

              Tu che per soli, due euro di guadagno,
              vedi ragazzi distrutti dentro un bagno,
              che poi escono barcollanti dal locale
              e non ti importa se si faranno male.

              Ed ogni sabato si scrive un altro foglio
              mentre Tu conti il denaro nel cassetto,
              un altro padre sighiozza il proprio figlio
              schiantato contro il solito cassonetto.

              Forse la società non ha ancora perso abbastanza
              per decidere di cessare questa mattanza,
              e quanto caos ancora bisogna fare,
              per convincere i locali che qualcosa deve cambiare.

              Ecco perché Tu leggi questo messaggio,
              perché sei il primo che devi avere il coraggio,
              di iniziare a consigliare cioccolate,
              invece di vendere alcol a tonnellate.
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                Scritta da: Antonino Gatto
                Come dopo la tempesta, sorge l'arcobaleno
                così dopo il terremoto sorge la vita,
                e anche se fragile per natura, cresce coraggiosa,
                madre di una terra scossa dal profondo dell'anima,
                figlia di un popolo fiero d'essere nato in Abruzzo.
                Tenda spoglia, priva d'ogni lussuria,
                che riparte da niente, per ritrovare il valore
                delle piccole cose.
                Per conservare dentro ad un oggetto rimasto,
                il ricordo di un passato sepolto fra le macerie.
                Ancora ribelle torna a tremare la terra,
                ma non riuscirà a scalfire il sorriso,
                di chi ha già perso tutto,
                e non si arrende,
                pur vivendo sotto le tende.
                Ogni sera quando l'Aquila tace,
                dalla branda un pensiero alla croce,
                porta in cielo, con le anime scomparse
                le preghiere di persone diverse,
                ma legate insieme a memoria
                da un evento che resterà nella storia,
                di una terra che ha inghiottito i suoi figli,
                ma dal suo fango, nella pasqua, ha risorto dei gigli.
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                  Scritta da: Antonino Gatto

                  Volare...

                  Solo col fruscio del vento,
                  immerso nei miei pensieri,
                  chiudo gli occhi per un momento,
                  pensando al mondo, come fosse ieri.

                  Penso agli aquiloni di quando ero bambino,
                  le foglie dell'autunno, il volo dei gabbiani,
                  e sempre ricorrente, quel sogno cherubino,
                  di spiccare il volo, aprendo le mie mani.

                  Forse per questo, nasce la mia passione,
                  forse per l'incubo, che proprio non sopporto,
                  che mi fa vivere come in prigione,
                  trattenuto a terra, dal peso del mio corpo.

                  Ecco perché quando spunta il sole,
                  come un colibrì vibra il mio pensiero,
                  e prima ancora che io mi alzo in volo,
                  vedo le mie nuvole, vedo già il mio cielo.

                  Fino a che il vento sfiora la mia pelle,
                  mentre mi distacco dalla madre terra,
                  e sento già i brividi sento già le stelle,
                  sfuma il mio tormento, con la sua zavorra.

                  Questa è la mia gioia, è la mia passione,
                  inseguire l'orizzonte, dove si perde il sole,
                  vibrare nel vento come un aquilone,
                  lasciando la mia terra senza alcun rancore...
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