Scritta da: Franco Mastroianni
in Poesie (Poesie generazionali)
Quanto silenzio si cela dentro al frastuono del giorno
Occhi persi a cercare nel vuoto nell'incredulità di un ritorno.
Composta sabato 27 settembre 2014
Quanto silenzio si cela dentro al frastuono del giorno
Occhi persi a cercare nel vuoto nell'incredulità di un ritorno.
Lascia che sia un alito di vento,
ad accarezzare il tuo cuore.
Lascia che siano l'emozioni a parlare d'amore.
Lascia che ogni battito,
si perda nei respiri del tempo.
-Non fate la guerra -
predicano i preti e i pacifisti,
-non state in pace -
dicono i guerrafondai.
-Non tacete -
ringhiano i sovversivi,
-la piazza è vostra. -
-Non urlate -
minacciano i governanti
-o la galera è vostra. -
-Non correte
non serve a niente-
dicono i rilassati. -
- Non fermatevi -
dicono progressisti
- che chi si ferma è solamente un peso. -
-Fate ciò che volete -
pensa il tempo.
-Qualunque cosa voi facciate
prima o poi vi prendo tutti. -
Ma io che solo di lui mi fido,
solo del tempo
che non impone niente
e arriva quando vuole,
per non uscirne pazzo,
ubriaco di parole,
giusto per togliermi di mezzo dal casino,
dai troppi bravi
i troppo furbi,
i troppo tutto,
cerco un luogo appartato,
metto la testa fra le mani,
tappo gli orecchi
e stringo forte gli occhi.
E vomito.
C'è questo dormiveglia
che mi fa tirare su da dove dormo
con gli occhi che bruciano.
Primo scherzo del primo mattino.
Mi duole di nuovo la ferita invisibile.
Ho sognato da sveglio che un coltello mi bucava stanotte.
Adesso è accanto a me che riposa
il coltello che ho sognato stanotte.
C'è un rosso chiaro in alto
che quasi spacca il cuore.
Quel volo d'uccello è un graffio nero ad una tela appena dipinta.
Io sono in basso,
di spalle,
sul lato destro della scena,
vicino alla cornice.
Sento dietro di me le voci dei primi spettatori,
commentano.
Non mi posso voltare
non mi posso muovere
sono parte del quadro.
Speriamo che la mia schiena sia stata dipinta bene.
Ed ogni giorno
ho una parola per te,
un pensiero
un piccolo dono.
Ogni giorno
ho qualcosa da mostrarti,
un pretesto per toccarti una mano,
richiamare la tua attenzione.
Ogni giorno faccio finta di dover partire
per farmi abbracciare da te
e dopo cinque passi ritorno indietro
per far finta di arrivare
e poterti abbracciare.
Ogni giorno
mi siedo da qualche parte
faccio un segno davanti alle mie scarpe,
chiudo gli occhi
e dopo avere passato una giornata con te li riapro.
Guardo le mie scarpe
il segno fatto in terra.
Non mi sono mosso.
Precipitata
in cima alle mie macerie
a dominare sulla fatiscenza
tra dissoluzione e catastrofe
impugno il respiro come scettro
ché solo il fiato m'è rimasto
a farmi viva
e
persuasa di fare sudditi i miei terrori
_Comando
le mie omissioni 'ché si facciano opere
e
Confesso
d'essere rea
d'un peccato originale
che nessuna acqua battesimale
o lacrima di _pia_ donna
o mio stesso sacrificio
possano purificare.
Nell'anno del giudizio
Io divento, Universale.
Come l'impressione dell'appena percettibile
fruscio d'organza
e carezzare lieve di polpastrelli timidi
e tu
che inumidisci di neve
e danzano fiocchi bianchi
dinanzi alle ciglia nere
e l'insospettabile trama del corpo
rotea e traccia in aria
nel volo
- il volo -
foss'anche
che tu, leggero,
mi volassi nel petto
e m'inebriassi di loto,
foss'anche
lontano,
ti avvertirei vicino
nella fragranza
del sapore
che al tatto cede
e cade alla vista
nel solo sentire
* in te ammiro
un deserto di neve
_rara bellezza *.
Quanto sono lunghe le ore del giorno
senza di te,
ma quanto sono più lunghe quelle della notte.
Ogni battito è un fremito
e per ogni fremito un respiro in meno
e per tutto, il tuo ricordo nei miei occhi.
Quanto vorrei averti accanto, per dirti
mille e mille parole, per sorridere con te alla vita,
per donarmi a te, un attimo e sempre.
Se nei tuoi ricordi c'è posto anche per me,
accoglimi tra le tue lacrime e i tuoi sorrisi.
Ricordami così,
senza timori e paure,
senza gioia e dolore,
ansia o passione,
ma ricordami
solo con il tuo amore.