Che t'avevo detto io disse er cervello ar core che ero io sortando a dà "struzioni" ma tè c'hai fatto, te sei infatuato arrieccote là, sempre agitato aridaglie che batti batti impazzito a voglia a richiamatte stò rimbambito! Rispose er core sempre più affranto "Sò l'organo dell'ammore non funziono a comando!"
Pagine, dolori e sguardi immaginari di una mano che forse si muove di una bocca che forse sorride. Ecco il dolore, ecco le lacrime. Mali che ti colpiscono e ti conducono a soffrire fino all'ultiro respiro, occhi che guardano lontano verso un'unico pensiero. Sono passati minuti di intense parole di soffocanti occhiate rivolte a chi soffriva, è restato qualcosa nel cuore di ogni persona forse una stessa domanda"Perché proprio a me, perché!"
Un cipresso piange, per un bimbo che non c'è più. Il vento ulula, per calmare il suo dolore. L'acqua da una fontana gocciola, singhiozzando. La luna triste splende per illuminare il posto ora occupato dal bimbo. Le stelle s'alzano per cantare una ninna nanna per rallegare il bimbo, affinché dorma. Mentre fuori la vita continua inesorabile e dimentica la parola fine.
Quella brezza che ti scompiglia i capelli, sembra una carezza. Chiudi gli occhi, pesanti e tristi e cerchi la pace, ma la massa di pensieri in guerra confonde la mente. Bello sarebbe, spazzarli via nel vento e ricominciare, con l'anima pulita e un cuore più leggero un nuovo giorno, forse ritrovando un sorriso quasi dimenticato. Stavolta avere gli occhi lucidi non di lacrime, ma di speranza.
Trovarsi di fronte a un bivio, e non trovare la giusta segnalazione, tornare indietro, senza rendersi coscienti di aver percorso più volte la stessa strada, senza aver mai trovato la forza di prendere una decisione. Un giorno in cui ti senti soffocata vuoi procedere, non più per fuggire e l'essere cosciente ti permette di tornare in te di intraprendere un viaggio senza meta, con la sensazione di non sbagliare dicendo "Ti amo, ma è finita".