Le migliori poesie di Charles Bukowski

Poeta e scrittore, nato lunedì 16 agosto 1920 a Andernach (Germania), morto mercoledì 9 marzo 1994 a San Pedro, Los Angeles, California (USA - Stati Uniti d'America)
Questo autore lo trovi anche in Frasi & Aforismi, in Umorismo, in Racconti, in Frasi per ogni occasione e in Diario.

Mi vengono a trovare un editore e un poeta

Avevo appena vinto 115 dollari dai succhiacervelli e
stavo nudo sul letto
ascoltando un'opera di uno degli italiani
e mi ero appena liberato di una donnaccia
quando bussarono alla porta,
e visto che i piedipiatti avevano fatto irruzione circa un mese prima,

urlai piuttosto irritato -
chi diavolo è? Che vuoi amico?
sono il tuo editore! Rispose qualcuno urlando,
e io strillai, non ho un editore,
prova qui accanto, e lui rispose urlando,
sei Charles Bukowski, vero? Mi tirai su e
sbirciai attraverso la grata di ferro per accertarmi che non fosse un piedipiatti,

e coprii la mia nudità con una vestaglia,
diedi un calcio ad una lattina di birra e li invitai ad entrare,
un editore e un poeta.
Soltanto uno prese una birra (l'editore)
Così io ne bevvi due per il poeta e una per me
e loro sedevano là sudando e osservandomi
e io sedevo là cercando di spiegare
che non ero veramente un poeta nel senso tradizionale,
e raccontai loro dei recinti per il bestiame e del mattatoio
e degli ippodromi e delle condizioni di alcune nostre prigioni,
e l'editore improvvisamente tirò fuori cinque riviste da una cartella

e le gettò tra le lattine
e parlammo dei Fiori del male, Rimbaud, Villon,
e di cosa sembravano alcuni poeti moderni:
J. B. May e Wolf the Hedley sono molto puri, unghie pulite, ecc.;
Mi scusai per le lattine di birra, la mia barba, e tutto quello che c'era sul pavimento
e ben presto tutti stavano sbadigliando
e l'editore improvvisamente si alzò e io dissi,
andate via?
E poi l'editore e il poeta stavano uscendo dalla porta,
e allora pensai, beh, al diavolo può non essergli piaciuto
quello che hanno visto
ma io non vendo lattine di birra e opera italiana e
calze di nylon strappate sotto il letto e unghia sporche,
io vendo rime vita e versi,
e mi alzai e mi scolai una nuova lattina di birra
e guardai le cinque riviste con il mio nome in copertina
e mi chiesi cosa significasse,
mi chiesi se scriviamo poesie o se stiamo tutti ammucchiati
in una grande tenda
abbracciando teste di cazzo.
Charles Bukowski
Composta mercoledì 25 settembre 2013
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    Scritta da: sagea

    Le Ragazze

    Contemplo
    lo stesso
    paralume
    da
    5 anni
    e s'è coperto
    d'una polvere da scapolo
    e
    le ragazze che entrano qui
    sono troppo
    indaffarate
    per pulirlo
    Ma io non ci bado
    anch'io sono stato troppo
    indaffarato
    per accorgermi
    finora
    Che la luce
    balugina
    fioca
    dietro questi
    5 anni
    di vita.
    Charles Bukowski
    Composta mercoledì 16 novembre 2011
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      La lettura di poesia

      Pieno pomeriggio
      in un college vicino al mare
      sobrio
      col sudore che mi cola sulle braccia,
      una goccia di sudore sul tavolo,
      l'asciugo col dito,
      per i soldi per i soldi
      mio dio penseranno che adoro tutto questo come gli altri
      mentre è per il pane e la birra e l'affitto
      per i soldi,
      sono teso faccio schifo mi sento male
      poveracci che fiasco, che disastro.

      Una donna si alza,
      esce
      sbatte la porta.

      Una poesia sconcia
      me l'avevano detto di non leggere poesie sconce
      qui
      troppo tardi.

      I miei occhi non vedono alcune righe,
      le leggo
      fino alla fine -
      disperato, tremante,
      che schifezza.

      Non possono sentire la mia voce
      e io dico
      basta, è finita, sono
      rovinato.

      E più tardi in camera mia
      trovo birra e scotch:
      il sangue d'un codardo.

      Questo dunque
      sarà il mio destino:
      scribacchiare per quattro soldi in stanze semibuie
      leggere poesie di cui da un pezzo mi sono
      stancato.

      E una volta credevo
      che gli uomini che guidano l'autobus
      o puliscono le latrine
      o ammazzano altri uomini nei vicoli
      fossero degli idioti.
      Charles Bukowski
      Composta mercoledì 25 settembre 2013
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        Scritta da: Gianni Marcantoni

        La campanella dell'intervallo della scuola

        I piedi di mio padre puzzavano e aveva il sorriso
        come un
        mucchio di merda di cane.
        ogni volta che notavo i peli ispidi irti corti della sua
        barba dentro al lavandino del bagno
        pensieri disgustosi si insinuavano nel mio cranio,
        intuivo porticati gravidi di stolti per l'eternità.

        Essere lo stesso sangue di quell'odiato sangue
        rendeva le finestre intollerabili,
        e la musica e i fiori e gli alberi
        brutti.
        Ma si vive: il suicidio prima dei dieci anni
        è raro.

        Brutali erano le calle
        brutali il nettare e il bacio
        brutale la campanella dell'intervallo della scuola.
        brutali le partite di softball
        brutali calcio e pallavolo.
        i cieli erano bianchi e alti,
        e guardavo le facce dei gioca-
        tori
        ed erano stranamente mascherate.

        Adesso mangio nelle tavole calde
        vado a concerti
        vivo con donne
        scommetto
        bevo
        poto siepi
        compro automobili
        ho amici e
        animali;
        partecipo a matrimoni
        funerali
        incontri di pugilato,
        pago un'onesta fetta di tasse,
        faccio la fila nei supermercati,
        mi pulisco le unghie,
        taglio i peli lunghi delle narici,
        mi crogiolo al sole,
        riparo danni,
        cerco di non offendere,
        rido,
        ascolto i punti di vista dei nemici,
        telefono ad idraulici e ad avvocati,
        vengo trainato quando ho un guasto in autostrada,
        tengo i denti puliti,
        ricerco eroi,
        vengo accecato se guardo troppo a lungo il sole.

        I piedi di mio padre puzzavano e aveva il sorriso
        come un
        mucchio di merda di cane.

        Dappertutto
        è la stessa cosa.
        Charles Bukowski
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          Una minaccia alla mia immortalità

          Si spogliò davanti a me
          con la figa dall'altra parte
          mentre io stavo a letto con la bottiglia
          di birra.

          Cos'è quella verruca che hai
          sul culo? Chiesi.

          Non è una verruca, disse lei,
          è un neo, una specie
          di voglia.

          Quel coso mi spaventa, dissi,
          lasciamo
          stare.

          Scesi dal letto
          e andai nell'altra stanza
          e mi sedetti sulla sedia a dondolo
          e mi dondolai.

          Mi raggiunse dì un po',
          vecchia scoreggia. Sei pieno di verruche e cicatrici
          e bitorzoli d'ogni genere
          dappertutto. Credo proprio che tu sia il vecchio
          più brutto
          che abbia mai visto.

          Lascia perdere, dissi, dimmi qualcosa di più
          di quel neo
          che hai sul culo.

          Lei andò nell'altra stanza
          si vestì e poi mi passò davanti
          sbattè l'uscio
          e
          sparì.

          E pensare
          che aveva anche letto
          tutti i miei libri di poesie.

          Spero solo che non dica a nessuno
          che non sono stato
          carino.
          Charles Bukowski
          Composta mercoledì 25 settembre 2013
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            I fiori morti di me stesso

            Tori bulleggiano in gloria di girandole,
            missili tramortiscono i cieli,
            ma io non so
            proprio che cosa fare
            dei fiori morti
            di me stesso,
            se buttarli via
            fuori dal vaso
            oppure
            schiaffarli in mezzo a queste
            pagine bianche
            e andare avanti:
            massì, tutto il dolore si riduce
            a cruda morte
            e finalmente si smette di piangere.
            grazie al dio
            che lo ha
            fatto.
            Charles Bukowski
            Composta mercoledì 25 settembre 2013
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              RIMORCHIO

              I fiumi dove i cani non si tuffano,
              noi li attraversiamo.
              Le donne che gli altri uomini non vogliono,
              noi le amiamo.
              Il cavallo con la fasciatura,
              noi ci puntiamo sopra.
              Mettetemi al bancone con 3 donne:
              una, vagamente petulante;
              una, sostanzialmente stupida;
              e la terza,
              uno schianto:
              lo schianto si alzerà dallo sgabello
              e verrà a sedersi vicino a me.
              Gli dei se ne assicurano sempre.
              Gli dei mi proteggono.
              Mi sistemano
              davvero mica male.
              "Ciao, bello", mi chiede, "come
              va?"
              "Che ti bevi", domando.
              Mi dici cos'è.
              Ne ordino uno per lei e uno per
              me.
              Fuori, si sta molto meglio: le auto si
              scontrano; i palazzi bruciano;
              i futuri suicidi
              fischiettano tra i denti mentre
              camminano verso ovest o est o sud o
              nord.
              "A che pensi?, mi
              chiede.
              " Spero che i dodgers perdano, le
              dico, poi mi
              alzo, vado in bagno, sgattaiolo fuori,
              e poi sparisco dall'uscita
              posteriore.
              C'è un vicolo lì fuori.
              Mi incammino verso ovest
              fischiettando tra i
              denti.
              Charles Bukowski
              Composta sabato 28 settembre 2013
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                Partita a scopa

                Una delle cose più terribili è
                davvero
                stare a letto
                una notte dopo l'altra
                con una donna che non hai più voglia
                di scopare.

                Invecchiano, non sono più tanto
                belle – tendono persino
                a russare, buttarsi
                giù.

                Così, a letto, a volte ti giri,
                il tuo piede tocca il suo –
                Dio, che orrore! –
                e la notte è là fuori
                dietro le tendine
                e insieme vi suggella
                nella
                tomba.

                E la mattina vai in bagno,
                parli, attraversi il corridoio,
                dici strane cose; le uova friggono,
                partono i motori.

                Ma seduti l'uno di fronte all'altro
                hai 2 estranei
                che si ficcano in bocca il pane tostato
                che si bruciano col caffè bollente la gola risentita
                e l'intestino.

                In dieci milioni di case americane
                è lo stesso –
                vite stantie appoggiate
                l'una all'altra
                e nessun posto
                dove andare.

                Sali in macchina
                e vai a lavorare
                e là ci sono degli altri sconosciuti, quasi tutti
                mogli e mariti di qualcun altro,
                e oltre alla ghigliottina del lavoro,
                flirtano, scherzano r si danno pizzicotti,
                tendendo qualche volta
                a farsi in qualche posto una rapida scopata –
                a casa non possono farlo –
                e poi
                tornano a casa
                ad aspettare il Natale o il Labor Day
                o la domenica
                o qualcosa.
                Charles Bukowski
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                  La donna ideale

                  Il sogno di un uomo
                  è una puttana con un dente d'oro
                  e il reggicalze,
                  profumata
                  con ciglia finte,
                  rimmel,
                  orecchini,
                  mutandine rosa
                  l'alito che sa di salame,
                  tacchi alti,
                  calze con una piccolissima smagliatura
                  sul polpaccio sinistro,
                  un po' grassa,
                  un po' sbronza,
                  un po' sciocca e un po' matta
                  che non racconta barzellette sconce
                  e ha 3 verruche sulla schiena
                  e finge di apprezzare la musica sinfonica
                  e che si ferma una settimana
                  solo una settimana
                  e lava i piatti e fa da mangiare
                  e scopa e fa i pompini
                  e lava il pavimento della cucina
                  e non mostra le foto dei suoi figli
                  né parla del marito o ex-marito
                  di dove è andata a scuola o dov'è nata
                  o perché l'ultima volta è finita in prigione
                  o di chi è innamorata,
                  si ferma solo una settimana
                  solo una settimana
                  e fa quello che deve fare
                  poi se ne va e non torna più indietro

                  a prendere l'orecchino che ha dimenticato sul comò.
                  Charles Bukowski
                  Composta mercoledì 25 settembre 2013
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