Le migliori poesie di Charles Bukowski

Poeta e scrittore, nato lunedì 16 agosto 1920 a Andernach (Germania), morto mercoledì 9 marzo 1994 a San Pedro, Los Angeles, California (USA - Stati Uniti d'America)
Questo autore lo trovi anche in Frasi & Aforismi, in Umorismo, in Racconti, in Frasi per ogni occasione e in Diario.

Scritta da: Andrew Ricooked

Fuori posto

Brucia all'inferno
questa parte di me che non si trova bene in nessun posto
mentre le altre persone trovano cose
da fare
nel tempo che hanno
posti dove andare
insieme
cose da
dirsi.

Io sto
bruciando all'inferno
da qualche parte nel nord del Messico.
Qui i fiori non crescono.

Non sono come
gli altri
gli altri sono come
gli altri.

Si assomigliano tutti:
si riuniscano
si ritrovano
si accalcano
sono
allegri e soddisfatti
e io sto
bruciando all'inferno.

Il mio cuore ha mille anni.
Non sono come
gli altri.
Morirei nei loro prati da picnic
soffocato dalle loro bandiere
indebolito dalle loro canzoni
non amato dai loro soldati
trafitto dal loro umorismo
assassinato dalle loro preoccupazioni.

Non sono come
gli altri.
Io sto
bruciando all'inferno.

L'inferno di
me stesso.
Charles Bukowski
Composta domenica 3 gennaio 2010
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    il mio amico William

    Il mio amico William è un uomo fortunato:
    non ha abbastanza immaginazione per soffrire.

    Ha conservato il suo primo impiego,
    la sua prima moglie.

    È capace di guidare per 50.000 miglia
    senza una frenata.

    Balla come un cigno
    e ha gli occhi più belli e inespressivi
    che ci siano da El Paso fino a qui.

    Il suo giardino è un paradiso,
    i tacchi delle sue scarpe sono sempre allo stesso livello
    e la sua stretta di mano è vigorosa.

    La gente gli vuol bene.

    Quando il mio amico William morirà
    non sarà certo di cancro o di pazzia,

    passerà davanti al diavolo
    per andare in paradiso.

    Stasera lo vedrete alla festa
    sorridere
    davanti al suo Martini

    beato e contento
    mentre qualcuno
    gli chiava la moglie
    nel bagno.
    Charles Bukowski
    Composta mercoledì 25 settembre 2013
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      Le parole

      Le parole non hanno occhi né gambe,
      non hanno bocca né braccia,
      non hanno visceri
      e spesso nemmeno cuore,
      o ne hanno assai poco.

      Non puoi chiedere alle parole
      di accenderti una sigaretta
      ma possono renderti più piacevole
      il vino.

      E certo non puoi costringere le parole
      a fare qualcosa che non
      voglion fare.
      Non puoi sovraccaricarle
      e non puoi svegliarle
      quando decidono di dormire.

      A volte
      le parole ti tratteranno bene,
      a seconda di quel
      che gli chiedi
      di fare.
      Altre volte,
      ti tratteranno male,
      qualunque cosa
      tu gli chieda di fare.

      Le parole vanno
      e vengono.
      Qualche volta ti tocca
      di aspettarle a lungo.
      Qualche volta non tornano
      più indietro.

      Qualche volta gli scrittori
      si uccidono
      quando le parole li lasciano.
      Altri scrittori
      fingeranno di averle ancora
      in pugno
      anche se le loro parole
      sono già morte e sepolte.

      Fanno così
      molti scrittori famosi
      e molti meno famosi
      che sono scrittori soltanto
      di nome.

      Le parole non sono
      per tutti.
      E per la maggioranza,
      esistono
      soltanto per poco.

      Le parole sono
      uno dei più grandi
      miracoli
      al mondo,
      possono illuminare
      o distruggere
      menti,
      nazioni,
      culture.
      Le parole sono belle
      e pericolose.

      Se vengono a trovarti,
      te ne accorgerai
      e ti sentirai
      il più fortunato
      della terra. Nient'altro avrà più
      importanza
      e tutto sembrerà importante.

      Ti sentirai
      il dio sole,
      riderai del tempo che fugge,
      ce l'avrai fatta,
      lo sentirai
      dalle dita
      fino alle budella,
      e sarai diventato,
      finché
      dura,
      un fottutissimo scrittore
      che rende possibile
      l'impossibile,
      scrivendo parole,
      scrivendole,
      scrivendole.
      Charles Bukowski
      Composta giovedì 10 ottobre 2013
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        Scritta da: Carmine Carmine

        Si si

        Quando Dio creò l'amore non ci ha aiutato molto
        quando Dio creò i cani non ha aiutato molto i cani
        quando Dio creò le piante fu una cosa nella norma
        quando Dio creò l'odio ci ha dato una normale cosa utile
        quando Dio creò Me creò Me
        quando Dio creò la scimmia stava dormendo
        quando creò la giraffa era ubriaco
        quando creò i narcotici era su di giri
        e quando creò il suicidio era a terra

        Quando creò te distesa a letto
        sapeva cosa stava facendo
        era ubriaco e su di giri
        e creò le montagne e il mare e il fuoco
        allo stesso tempo

        Ha fatto qualche errore
        ma quando creò te distesa a letto
        fece tutto il Suo Sacro Universo.
        Charles Bukowski
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          Scritta da: Andrew Ricooked

          Su due piedi

          Ci sono giorni
          in cui va tutto
          male.

          Sull'autostrada
          a casa
          al super-
          mercato
          e da qualsiasi altra
          parte

          assalti
          continui
          ininterrotti
          feroci
          accidentali
          a ciò
          che è rimasto del
          tuo
          equilibrio e della tua
          suscettibilità.

          Gli dei prima
          giocano con te
          e poi
          giocano
          contro
          di te.

          I tuoi nervi
          si tendono fino a
          spezzarsi.

          Nessuno scudo
          filosofico
          ti proteggerà,
          nessuna dose di saggezza è
          abbastanza.

          Sei allo scoperto
          facile preda
          dei
          cattivi e
          delle
          folle;
          la rottura
          del
          macchinario
          e della
          ragione
          è
          completa.

          Poi
          c'è sempre
          -all'improvviso-
          un volto gioioso
          sorridente
          dallo sguardo
          ottuso, qualche
          semi-sconosciuto
          che ti urla
          forte:
          "ehi, come ti
          va?"

          La sua faccia
          sempre troppo vicina,
          puoi vedere ogni
          macchia e
          poro della
          pelle,
          la bocca,
          aperta
          sembra una pesca
          spaccata
          marcia.

          Il tuo unico
          pensiero
          è:
          dovrei
          ucciderlo?

          Ma poi
          dici:
          "va tutto
          bene.
          E a te
          come va?"

          E
          prosegui,
          e la faccia-da-
          capra
          semi-sconosciuta
          è alle
          spalle
          mentre il sole
          filtra
          attraverso
          le nuvole
          acide.

          Vai
          avanti
          mentre gli dei
          ridono e
          ridono
          e
          ridono,
          metti un
          piede
          davanti
          all'altro,
          muovi le
          braccia
          mentre la comapana
          arrugginita
          non suona,
          e dentro la tua
          testa
          il sangue
          si trasforma in
          gelatina.

          Ma
          questo giorno finirà
          questa vita finirà
          gli avvoltoi
          voleranno
          finalmente
          via.

          Per favore
          in fretta, in fretta,
          in fretta.
          Charles Bukowski
          Composta domenica 3 gennaio 2010
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            Scritta da: mor-joy

            Sii gentile

            Ci viene sempre chiesto
            di comprendere l'altrui
            punto di vista
            non importa quanto sia
            antiquato
            stupido o
            disgustoso.

            Uno dovrebbe
            guardare
            agli errori degli altri
            e alle loro vite sprecate
            con
            gentilezza,
            specialmente se si tratta di
            anziani.

            Ma l'età è la somma
            delle nostre azioni.
            Sono invecchiati
            malamente
            perché hanno
            vissuto
            senza mettere mai a fuoco,
            hanno rifiutato di
            vedere.

            Non è colpa loro?
            Di chi è la colpa?
            Mia?

            A me si chiede di mascherare
            il mio punto di vista
            agli altri
            per paura della loro
            paura.

            L'età non è un crimine
            ma l'infamia
            di un'esistenza
            deliberatamente
            sprecata
            in mezzo a tante
            esistenze
            deliberatamente
            sprecate lo è.
            Charles Bukowski
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              I furbi

              I furbi scendono la corrente come pesci bianchi
              sulla cresta d'acque blu, oltre le rapide.
              I furbi, con le loro gole e sopracciglia da furbi,
              i loro furbi peli nel naso, entrambe le scarpe allacciate, tutte le tragedie cancellate, denti splendenti.
              I furbi non si scompongono. Anche le loro morti sono morti al quadrato, furbi furbi furbi.
              Hanno case migliori, auto migliori, risate migliori.
              Persino i loro incubi sono sogni sgargianti.
              Questi furbi ti siedono di fronte, con un sorriso pulito, che li riempe, fianco i capelli sprizzano nitore.
              Quanto ho vissuto e quanti ne ho visti.
              Sapete cos'è davvero la morte?
              È uno di questi furbi rottinculo che ti stringe la mano e ti abbraccia.
              Sapete cos'è davvero la morte?
              Venite a vedermi mentre allungo la carta di credito
              al cameriere disprezzandovi. O peggio.
              Charles Bukowski
              Composta domenica 27 ottobre 2013
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                Auto-invitati

                E va bene, mettimi le mutande al contrario, telefona in Cina,
                fai volar via gli uccelli,
                compra un quadro di una colomba rossa e ricordati
                di Herbert Hoover.
                Quel che cerco di dire è che 6 delle ultime
                8 sere abbiamo avuto ospiti, tutti auto-invitati,
                e come dice mia moglie: "non vogliamo farli restar male".
                Sicché ci sediamo e li ascoltiamo, certuni famosi
                e certuni mica tanto, certuni piuttosto svegli
                e divertenti, certuni mica tanto
                ma finisce tutto in chiacchiera, chiacchiera, chiacchiera,
                parole, parole, parole, un garbato mulinello di suoni
                che rivela innanzitutto solitudine: in un modo o nell'altro
                chiedono tutti di essere accettati,
                di essere ascoltati, e ciò è comprensibile,
                ma io sono uno di quelli che preferirebbe
                starsene tranquillo a casa con la moglie e i suoi 6 gatti
                (o di sopra da solo a fare niente).
                L'impressione è che sia un egoista
                e mi senta sminuito dalla gente
                ma non ho l'impressione che loro
                si sentano vuoti, ho l'impressione
                che li diletti il movimento
                delle loro bocche.
                E quando se ne vanno quasi tutti accennano
                a un'altra visitina.
                Mia moglie è carina, li saluta con calore,
                ha un cuore d'oro, così d'oro che quando, che so,
                andiamo al ristorante e scegliamo un tavolo
                lei prende il posto da cui si può "veder la gente"
                e io quello da cui non è possibile.
                D'accordo, sono un figlio del demonio;
                l'intera umanità mi annoia e no, non è
                paura, sebbene qualcosa in loro mi spaventi,
                e non è invidia perché non voglio nulla
                di ciò che loro vogliono, è solo che
                in tutte quelle ore di
                parole parole parole
                non sento niente di davvero buono coraggioso o nobile,
                e che valga un briciolo del tempo in cui mi hanno impallinato
                le cervella.
                Te lo ricordi quando avevi l'abitudine di buttarli fuori
                dalla porta invece di fargli scaricar le batterie
                sui tuoi divani,
                quei tipi malinconici sempre a caccia di compagnia,
                e ti vergogni di te stesso per esserti arreso
                alle loro insane fesserie
                ma altrimenti tua moglie direbbe:
                "pensi di essere forse l'unico essere umano
                sulla terra?"
                Vedete, ecco come il diavolo
                mi acchiappa.
                Perciò io ascolto e loro si sentiranno
                realizzati.
                Charles Bukowski
                Composta mercoledì 25 settembre 2013
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                  Il funerale di uno scrittore

                  C'era una frana sulla
                  Pacific Coast Highway e ci hanno fatto fare una
                  deviazione fin su alle colline di Malibu
                  e c'era un gran traffico e faceva caldo, e poi
                  ci siamo persi.
                  Ma ho intravisto un carro funebre e ho detto: "ecco
                  il carro funebre, seguiamolo", e la mia donna ha detto:
                  "quello non è il carro funebre", e io ho detto: "sì, è il
                  nostro carro funebre".

                  Il carro funebre ha girato a sinistra e io l'ho seguito
                  mentre si arrampicava per una
                  stradina sterrata, fino a quando non ha accostato e io
                  ho pensato: "si è perso pure lui". C'era un camioncino parcheggiato lì
                  e un signore che vendeva fragole
                  e io mi sono fermato
                  e ho chiesto
                  dov'era la chiesa e lui mi ha dato le indicazioni
                  e la mia donna ha detto al tizio delle fragole: "al ritorno
                  passiamo a comprare un po' di fragole". poi ho fatto
                  inversione e il carro funebre si è rimesso in moto
                  e ci siamo avviati uno dietro l'altro
                  fino a quando non siamo arrivati alla
                  chiesa.

                  eravamo lì
                  per il funerale di un grand'uomo
                  ma
                  il gruppo era sparito: la
                  famiglia, un paio di vecchi amici sceneggiatori,
                  e altre due o tre persone. abbiamo
                  detto due parole ai parenti e alla moglie del defunto
                  e poi siamo entrati e la messa è cominciata e il
                  prete non era niente di che ma uno dei figli del grand'uomo
                  ha fatto un bel discorso, e poi è finito tutto
                  ed eccoci di nuovo fuori, in macchina,
                  di nuovo dietro al carro funebre, giù per la stessa stradina
                  ripida
                  e di nuovo davanti al camioncino delle fragole, e la mia
                  donna ha detto: "non fermiamoci per le fragole",
                  e mentre proseguivamo verso il cimitero, ho pensato:
                  Fante, sei stato uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi
                  e questo è un giorno triste.
                  alla fine, eccoci al cimitero; il prete
                  ha detto qualcosa ed è tutto finito.
                  sono andato dalla vedova che se ne stava lì seduta tutta pallida
                  e bella e piuttosto solitaria su una sedia pieghevole di metallo.
                  "Hank", mi ha detto, "è difficile", e ho provato inutilmente
                  a dire qualcosa che le fosse di conforto.

                  allora ce ne siamo andati, lasciandola lì, e
                  io stavo proprio male.

                  Ho chiesto a un amico di riaccompagnare la mia ragazza in
                  città e me ne sono andato all'ippodromo. Sono arrivato
                  giusto in tempo per la prima corsa, e mentre giocavo la mia
                  scommessa l'impiegato mi guardava strano e mi ha detto
                  "Gesù, Hank, come mai porti la cravatta?"
                  Charles Bukowski
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                    Un trucco per alleviare il nostro sanguinare

                    In pratica
                    le grandi parole dei grandi uomini
                    non sono poi così grandi.

                    E le grandi nazioni o le grandi bellezze
                    non lasciano altro che il residuo
                    della reputazione che sarà lentamente
                    rosicchiato via.

                    Né le grandi guerre sembrano così grandi,
                    né le grandi poesie
                    né le leggende di prima mano.

                    Persino i lutti
                    ora sono così tristi,
                    e il fallimento non è stato altro che un
                    trucco
                    per farci continuare.

                    E la celebrità e l'amore
                    un trucco per alleviare il nostro sanguinare.

                    E come il fuoco diventa cenere e l'acciaio
                    diventa ruggine, noi diventiamo
                    saggi
                    e poi
                    non così saggi.

                    E sediamo su sedie
                    leggendo vecchie mappe,
                    guerre finite, amori finiti, vite finite,

                    e un bambino gioca davanti a noi come una scimmia
                    e noi diamo un colpetto alla pipa e sbadigliamo,
                    chiudiamo gli occhi e dormiamo.

                    Belle parole
                    come belle signore,
                    si accartocciano e muoiono.
                    Charles Bukowski
                    Composta mercoledì 25 settembre 2013
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