Finestra semichiusa

Osservo in silenzio la pioggia che cade
copiosamente sui tetti delle case
non risparmiando acqua alle cose
rigando di lacrime piccole rose.

Per ogni goccia riaffiora un ricordo
che nella mente è un eterno ricorso
una bilancia rimpianto – rimorso
sperando il peggio ne venga rimosso.

Tu per caso sai dov'è finito il sole?
Col grigio tempo la mia tristezza sale.
Infinita tenzone tra bene e male
restando in attesa d'un segno che vale.
Antonio Simone
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    Trasposizione

    Lunedì lunatico.
    L'una di notte di una notte senza luna.

    Tra le braccia dell'oscurità
    l'unico punto di luce è un granello di sabbia
    di una clessidra che consegna il presente al passato
    sospesa tra il soffitto e il pavimento
    qui dove i muri hanno il colore del vento.

    Scatola di latta, profumo di gelsomino,
    album di foto ingiallite e silenti.

    Ecco... le prime gocce di pioggia,
    fanno il solletico al davanzale della mia finestra azzurra.

    Resto immobile per mettermi in viaggio.

    Bonne nuit.
    Antonio Simone
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      Brividi in bianco e nero

      Poker di tristezze m'assale
      su rampe di scale esatonali.

      Immagine gelida,
      angolo di porto senza coperte
      all'alba di sconfinati inverni.

      Scoppiano le minuscole ore
      sature di vuoto,
      ruvidi satelliti immobili nel loro moto antico,
      isole senza terra, senza mari, senza madri.

      Il monotono arpeggio di città fantasma
      condisce nostalgia di rivivere luoghi mai visitati.

      Abbraccio esoterico, e so
      che tocco il velo con un rito primordiale.

      Nella quiescenza del qui ed ora
      è tempo di tornare alla nuvola di passaggio,
      prima che sia troppo presto per partire.

      Raggiungo gli angoli più nascosti dell'orizzonte
      aperto oggi solo mezza giornata.
      Antonio Simone
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        Malincomico

        Una vita da clown.
        Seduto su una goccia di rugiada
        che scivola lenta a filo d'erba
        faccio collezione di attimi
        e li raccolgo in carillon a forma di cuore.

        Arcobaleni in bianco e nero
        collegano sogni a spicchi di cielo.

        Ci siamo quasi, tutto pronto.
        Tempo qualche istante
        e toccherà di nuovo a me.
        Il mio numero tra il domatore di leoni e l'equilibrista.
        E non è un caso. Ho imparato da entrambi.

        L'orchestrina scarta le prime caramelle di note.
        Luci e timidi applausi. Adesso.

        Mesdames et messieurs, voici le clown.
        Antonio Simone
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          La porta

          Non ricordavo chiusa a chiave questa porta.
          In verità non ricordavo nemmeno
          che fosse così impietosamente rovinata dal tempo,
          ora che, immobile come stessi osservando un quadro,
          percorro con gli occhi la sua superficie opaca
          e colgo le sue imperfezioni di stato e colore.

          Quante mani, oltre le mie, toccarono più o meno decise
          quella maniglia d'ottone luccicante e perfetta,
          la stessa che io oggi vedo spenta, silenziosa, ordinaria,
          come una figura lontana che si confonde tra la folla
          in un pomeriggio invernale di pioggia scrosciante.

          Quante volte (tante, per poterle racchiudere in una parola)
          varcai quella soglia, nell'andare o nel venire,
          spesso con convinzione, a volte esitando,
          quasi sempre in modo linearmente scontato,
          portando con me il solo bagaglio dell'essere e sentirmi
          in quell'esatto giorno della vita e del mondo.

          Una porta ormai chiusa a chiave,
          un tempo eroina e testimone di storie senza polvere.

          Vorrei incidere sul tuo legno la parola "grazie"
          ed anche "scusami" per non aver compreso a fondo
          l'importanza e l'irripetibilità di ogni mio singolo passaggio
          ma non lo farò, poiché non basterebbe a pareggiare
          ciò che tu, con misterioso rispetto, hai inciso sul mio cuore.
          Antonio Simone
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            Da lontano

            La forma del vento di montagna,
            l'aroma di una notte d'autunno in collina,
            il colore delle vetrate di un'antica chiesa.

            Le orme irregolari nella sabbia dorata,
            le voci da lontano la domenica mattina,
            i semi di zucca raccolti nel tovagliolo di stoffa.

            Il tuo camminare tra la folla, sui marciapiedi dell'esistenza.
            Riconoscere di te il passo, l'abito, l'essenza.
            Esattamente là, in quel punto infinito
            alla fine dei miei occhi chiusi al resto del mondo.

            Perché l'ultima neve di primavera non si è mai sciolta
            alle calde carezze di questi giorni di sole?
            Antonio Simone
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              Cuore al tramonto

              Non dimentico
              i soffici pomeriggi di marzo
              e quelli d'ottobre
              con lo stesso tiepido sole
              a scriver pagine di ricordi
              tra le braccia polverose del tempo
              che, inesorabilmente, lascia orme
              sul sentiero finito
              che "loro" chiamano vita.
              E chiudo gli occhi
              col viso rivolto al cielo...
              magie colorate d'abbracci e sorrisi
              danzano nella mia mente.
              E poi visi, voci e rumori antichi,
              tanto lontani nel tempo,
              quanto dolci alla memoria.
              Un brivido mi attraversa,
              stilettata a spaccar l'anima in due.
              Stanze vuote, silenzio, aria gelida.
              Anche le statue hanno smesso di muoversi
              ora che il vento non sussurra più il tuo nome.
              Antonio Simone
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                Estasi

                Profumo di festa, aroma antico e nuovo,
                lascio ai miei sensi l'inebriarsi atteso
                senza cercare altra via di fuga
                che giammai troverei nell'incanto dell'istante.
                Occhi che ascoltano sottili forme d'intorno,
                voci dappresso, echi remoti,
                sussurri di stelle ed isole nel cielo,
                il pane caldo nella cesta di vimini.
                Ai piedi del monte, carezza all'improvviso,
                vedo aprirsi uno scorcio di paradiso
                tra la fitta vegetazione ombrosa
                ancor bagnata dalla rugiada del mattino.
                Non c'è tempo per partire,
                non c'è tempo per restare.
                Qui dove il tempo si è fermato a fare il pieno
                il vento racconta favole di luci ed ombre.
                Feux d'artifice, meraviglia senza fine,
                il mio nome è scritto su una nuvola,
                chiudo la porta della stanza del mondo,
                dacché il mio mondo è tutto in questa stanza.
                Antonio Simone
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                  Stagioni di carta

                  Come brezza leggera
                  nell'ultimo giorno d'estate
                  che delimita il confine
                  che segna il passaggio.
                  Come pioggia sottile
                  sull'ombelico dell'autunno
                  di un frutto ancora fiore
                  d'una meta senza strada.
                  Come freddo pungente
                  dal camino spento dell'inverno
                  tra lenti pomeriggi stanchi
                  tra rami troppo magri e tristi.
                  Come fiore sorridente
                  nell'azzurro cielo di primavera
                  per cuori ancora indaffarati
                  per pagine scritte a matita.
                  Caleidoscopio di pensieri
                  parcheggiati in doppia fila
                  tra le righe del giorno
                  nei pressi di un incrocio senza semaforo.
                  Antonio Simone
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