Abbassare il limite di velocità? Che stupidaggine! Certo, salverebbe delle vite, ma un sacco di gente arriverebbe in ritardo!
Homer Simpson
dal film "I Simpson" di Serie TV
Abbassare il limite di velocità? Che stupidaggine! Certo, salverebbe delle vite, ma un sacco di gente arriverebbe in ritardo!
Nel mio college c'era una statua magica; tra gli studenti c'era l'antica usanza di strofinargli il naso per avere fortuna.
La mia coinquilina del primo anno credeva molto nel potere di questa statua, e insisteva per andare a toccargli il naso prima di ogni esame. Forse avrebbe fatto meglio a studiare, visto che è stata buttata fuori al secondo anno.
Ma il fatto è che ognuno di noi compie dei piccoli gesti scaramantici, e quando non si crede nelle statue magiche magari si evitano le fessure sui marciapiedi, o ci si infila sempre per prima la scarpa sinistra. O si tocca ferro. Se una fessura pesterai, allora sì saranno guai. L'ultima cosa che vorremmo fare è offendere gli dei.
Ira: dovresti avere più rispetto, commissario, questo bambino è morto dieci anni fa, non esiste più! E questo gioco non mi piace, voglio andare via, riportatemi in cella! Voi non potete tenermi qui. Commissario, voi non potete tenermi qui!
Roberto: siediti.
Giulia: Allora? Che ti è successo dieci anni fa?
Ira: nessuno li capisce quelli come me, vero commissario? Sono parole tue!
Giulia: come ti chiami veramente?
Ira: e adesso tu cosa vorresti capire?
Giulia: Riccardo?
Ira: no.
Giulia: Roccardo Corsi?
Ira: no.
Giulia: no. E allora come?
Ira: 31. Mi chiamo 31, come un numero. 31. Il numero del mio letto. Perché? Perché durate la guerra in Bosnia, le milizie uccisero i miei genitori quando io avevo due anni e mi rinchiusero in un istituto alla periferia di Belgrado. Il mio nome. 31. E poi io non volevo essere un numero, e allora sono scappato. Ho vissuto di espedienti con altri bambini, per strada. Sa come ci chiamavano? La banda degli orfani di guerra. Poi è tornata la milizia che doveva bonificare la città e allora ci riportò indietro, in quel maledetto istituto e quella notte, commissario, arrivarono due uomini, facevano parte della mafia slovena, hanno preso tre di noi, ci hanno caricato su un camion, ci hanno portato in Italia e lì ci hanno venduti ad un uomo. Non eravamo più dei numeri, ma dei giocattoli. Quel posto era peggio di prima e allora sono scappato di nuovo e tuo padre mi ha trovato: voleva sapere dove fossero finiti gli altri due bambini, dov'erano nascosti, ma io non mi ricordavo niente, ricordavo solo quella stanza buia e quei segni sul muro. Tuo padre ha preso il mio disegno, mi ha detto che sarebbe ritornato ma non l'ha mai fatto e al suo posto è venuto quell'uomo, che mi ha riportato indietro
Giulia: perché hai preso il nome di mio padre?
Ira: perché era l'unico che riusciva a capirmi, era l'unico che mi trattava come un essere umano, era come un... padre per me, ma poi l'hanno ucciso.
Giulia: poi cosa è successo perché sei rimasto con loro?
Ira: perché quando non hai niente nella vita, non stai a guardare chi ti tende la mano.
Giulia: come si chiama l'uomo che ti ha portato via.
Ira: poi ti senti schifoso...
Giulia: dimmi come si chiama.
Ira: ti senti marcio...
Giulia: ti sostituiranno, non lo capisci?
Ira: come se fosse colpa tua...
Giulia: no.
Ira: perché alla fine, infondo, anche tu sei come loro.
Giulia: no. Tu non sei come loro.
Ira: ti dici che tutto quel dolore, te lo sei meritato...
[Dan e Serena si lasciano]
- Dan: Senti, capisco perché Blair ce l'avesse con Rachel, ma perché tu?
- Serena: Mi sono sentita una stupida, credevo mi avessi mentito.
- Dan: Ma ti avevo detto che non era vero.
- Serena: Lo so.
- Dan: Allora perché hai pensato subito al peggio?
- Serena: Onestamente? Credo che una parte di me lo volesse. Dan, ci comportiamo come se potessimo ignorare tutto.
- Dan: Come se potessimo ignorare che i nostri genitori stanno insieme, che condividiamo un fratello, che andremo in due università diverse. È finita, non è vero?
- Serena: Dobbiamo provarci.
- Dan: Già.
- Gossip Girl: A volte, l'unica cosa che resta da fare è stringersi tra le braccia un'ultima volta e poi lasciarsi.
Non devi smettere di essere una ragazzina per diventare una donna... hai solo bisogno di pensare quali persone vuoi avere intorno la prossima volta che decidi di far vedere la ragazzina che è in te.
Potete esservi liberati di Dan Humphrey, ma non vi libererete mai di me. Ci sarà sempre qualcuno al di fuori che vorrà entrare. Chi sono io? Questo è l'unico segreto che non svelerò mai. Xoxo Gossip Girl.
Il divorzio non avviene all'improvviso. E le storie d'amore non finiscono all'improvviso. Tutti vogliamo essere amati, essere felici. E perché non lo siamo? Perché siamo diventati degli esperti nel sabotare la nostra felicità, nel sentirci come delle vittime, quando in realtà è stata una nostra scelta. Le brutte abitudini, i vizi, l'incapacità di mostrare amore e compassione, queste sono le cose che ci distruggono. Non siamo delle vittime, siamo i carnefici dell'amore e della felicità.
Tutti siamo un rischio. Tutti abbiamo qualcosa.
Le donne... vogliono la verità, e quando gliela dici si arrabbiano!
- Seyma: Sai Olcay, a volte non capisco se mi distinguo o no in qualcosa. Non faccio mai la differenza. Non influenzo la vita delle altre persone e non sono importante per nessuno.
[Io non ricevo mai telefonate da qualcuno che ha bisogno del mio aiuto, in fin dei conti credo di essere del tutto inutile, mi sento una buona a nulla]
- Olcay: Non dire così Seyma o mi farai piangere.
- Seyma: Ecco cosa suscito nella gente, provate soltanto pietà nei miei confronti, quasi certamente è questo lo scopo della mia esistenza, Oyku in persona prova pietà per me e anche Mete mi compatisce per la persona che ero un tempo, come i miei genitori e come te.
- Olcay: Oooh, smettila di lamentarti, non essere patetica.
- Seyma: Voglio che tu mi dica una cosa in cui sia la migliore di tutti, voglio che me ne dici una sola.
- Olcay: La cattiveria?
- Seyma: Si, hai ragione al cento per cento, in cattiveria il primato è tutto mio.