Il fuoco è spento ormai e io sento un freddo orribile. Forse dovrei trascinarmi fuori ma poi ci sarebbe il sole.
Ho paura di sprecare la luce per l'inno colorato per scrivere queste parole.
Moriamo.
Moriamo ricchi di amanti e di tribù di gusti che abbiamo inghiottito di corpi che abbiamo penetrato risalendoli come fiumi di paure in cui ci siamo nascosti come in questa caverna stregata senza memoria qualunquismo indifferenza mediazioni e ripensamenti.
Voglio che tutto ciò resti inciso sul mio corpo siamo noi i veri paesi non le frontiere tracciate sulle mappe con i nomi di uomini potenti.
Lo so che tornerai e mi porterai fuori di qui nel palazzo dei venti.
Non ho mai voluto altro che camminare in un luogo simile con te, con gli amici.
Una terra senza mappe.
La lampada si è spenta e sto scrivendo nell'oscurità.
"Ricordate quella ragazza che frequentavo qualche tempo fa? Beh, non è più la mia fidanzata..." "Ah, sì... una donnaccia... ce la siamo passata tutti!" "... Ora è mia moglie!"
Un tempo la gente era convinta che quando qualcuno moriva un corvo portava la sua anima nella terra dei morti. A volte però accadevano cose talmente orribili, tristi e dolorose che l'anima non poteva riposare così a volte, ma solo a volte, il corvo riportava indietro l'anima perché rimettesse le cose a posto.
- Elena: Sarò al sicuro con te? - Damon: Si. - Elena: Prometti di non fare quella cosa del controllo mentale con me? - Damon: Si. - Elena: Posso fidarmi di te? - Damon: Sali in macchina. Dai.
- Elena: Perché non lasci vedere alle persone il buono che c'è in te? - Damon: Perché alcune persone quando vedono cose buone, si aspettano una persona buona. E io non voglio dover essere all'altezza delle aspettative di qualcuno.