Penso alla tua inconsapevolezza e mi commuovo. Un piccolo gamete vagabondo ha trovato la strada, insinuandosi all'interno di un uovo, una palla gigantesca come un pianeta da conquistare e lui, il piccolo astronauta con la coda, ha piantato la bandiera, fecondando un suolo sconosciuto. Ci penso e mi attraversa un brivido, uno scroscio freddo lungo la schiena. Tutto sta accadendo dentro il ventre di una donna, in uno scrigno concepito per custodire il più prodigioso dei doni. Immagino un'esplosione primordiale, un big bang di vita che illumina il buio con scintille di novità.
Poi tutto finisce. Improvvisamente e nemmeno te ne accorgi, o forse si lanciano segnali sottili come messaggi in bottiglia ma sei talmente annebbiato dagli eventi, talmente ubriaco, che non li vedi nemmeno e passano inosservati. Così la bottiglia si infrange in mille pezzi sugli scogli appuntiti della vita e forse qualcuno ne leggerà il contenuto senza capire di cosa si tratta.
Cammini e ti senti addosso una strana malinconia. Dolce, spessa, qualcosa che avvolge come una fascia. Ti stringi al tuo corpo come per abbracciarlo e cerchi di non pensarci. E lo sai il motivo. Hai bisogno d'amore, di fuoco sotto la cenere, di una tempesta nel cuore.
Esiste una natura che con le proprie leggi governa l'universo. La natura insegna che qualsiasi cosa lanceremo verso l'alto prima o poi tornerà a terra. Oppure insegna che non possiamo vivere senza respirare, senza mangiare o bere. La natura insegna anche che i figli nascono da un maschio e da una femmina. E non sono un diritto. Sono un dono.
Non vivere nel mondo di ieri e lascia andare ciò che sei stato, il ricordo, le delusioni, le gioie. Regala tutto al passato, perché il tempo è un fiume che scorre e non puoi nuotare controcorrente. Affidati al flusso del presente e perdona ciò che non c'è più. Se ancora ci pensi, probabilmente stai continuando a innaffiare una pianta morta.
Ci spogliammo ansimando. Claudia mi tolse i vestiti tutti insieme, sbucciandomi come un frutto maturo. Finalmente liberi, felici di essere al centro del mondo. Entrai in lei prepotentemente, come un re che riprende possesso del regno senza chiedere permesso, rivendicando semplicemente un diritto. In silenzio e guardandola negli occhi. E fu pioggia e uragano, passione come lava sulla pelle, l'esplosione primordiale che forgiò l'universo. E noi come angeli a riprendersi uno il corpo dell'altro. E noi come stelle cadute, una manciata di braci nel cielo notturno.