Scritto da: FRANCO PATONICO

Migranti per forza o per amore


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...della porta non tanto per significare che il bagno era occupato, ma per il capo operaio che controllava quanto tempo ci stavano dentro.
Era davvero un sacrificio! Specialmente per chi stava a qualche chilometro, come la mia ragazza, che si doveva alzare la mattina presto e fino a che non era la sera tardi non tornava a casa.
D'inverno la corriera la lasciava in cima al passo di casa e siccome era scuro, la madre le teneva la luce accesa fuori del portone di casa che stava a più di trecento metri dalla strada provinciale.
Qualche volta, quando le prendeva la paura, lei andava a bussare nella casa di un vicino che di nome faceva Vincenzo e che stava proprio a due passi dalla fermata della corriera. Questo qui, con la santa pazienza, l'accompagnava fino dentro il portone dove c'era sempre la madre che l'aspettava e così lei stava tranquilla. La colpa era anche di quelli di casa, i fratelli più grandi, con gli zii e i cugini che stavano tutti nello stesso casolare. La sera, quando si scaldavano intorno al fuoco, raccontavano le favole piene di fantasie e di superstizioni: chi parlava di fantasmi e chi di gente morta.... [segue »]
Composto giovedì 15 giugno 2017

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