Scritto da: Valerio Mancini

Le mie prigioni

Capitolo: 2

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...affrontare il problema, al citofono non c'era più nessuno. Mi raccontò che trenta anni prima era sfuggito alla morsa del pizzo e che da allora viveva nel più assoluto riserbo, non compariva negli elenchi e non aveva indizi sul citofono, nessuno sapeva che era li e che lavorava cento metri più giù. Aveva solo un'amicizia, quella di un uomo di una quindicina di anni più giovane, veniva a casa ogni tanto, il mio amico mi disse che si vociferava in giro che Paolo fosse gay. Che bello Lucky forse non era stato deflorato.
In un'occasione Paolo mi chiese la cortesia di non gettare la carta igenica nel water, perché le tubature potevano otturarsi, se avessi potuto mettere tutto in una busta di plastica, ci avrebbe pensato lui a buttare tutto. L'estate non era ancora finita, faceva abbastanza caldo ma Paolo era molto impaurito dai ladri, aveva chiuso il balcone con delle finestre scorrevoli e grate di ferro. Che le grate non venissero aperte nemmeno nelle occasioni particolari me lo suggerì la serratura che implorava un po' di riposo, un giro di chiave per stiracchiare le molle, ma il suo sacrificio meccanico non era neanche oliato da un po' di fiducia,... [segue »]

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