Poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz
So la strada e la neve, so in che casa
abitata da sempre troveranno
un riparo luminoso nell'anno
del gran freddo le miti ossa, l'invasa

d'oscura dolcezza anima. Si fanno
scorte, di schegge per la stufa è rasa
la cantina, di sopra si travasa
farina gialla e riso. Senza affanno

si cerca sulle onde corte la voce
antidiluviana che rassicura
gracchiando, sì, è finita la paura,

interrotta causa neve l'atroce
partita, l'interminabile, stanca
corsa del tempo. Più nessuno manca.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Ho veduto solo una volta

    Ho veduto solo una volta
    un sole così insanguinato.
    E poi mai più.
    Scendeva funesto sull'orizzonte
    e sembrava
    che qualcuno avesse sfondato la porta
    dell'inferno.
    Ho domandato alla specola
    e ora so il perché.

    L'inferno lo conosciamo, è dappertutto
    e cammina su due gambe.
    Ma il paradiso?
    Può darsi che il paradiso non sia
    null'altro
    che un sorriso
    atteso per lungo tempo,
    e labbra
    che bisbigliano il nostro nome.
    E poi quel breve vertiginoso momento
    quando ci è concesso di dimenticare
    velocemente
    quell'inferno.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      Mi serve per mangiare
      la uso per lavarmi,
      tant'altro posso fare
      cos'altro può servirmi?

      Il saggio riflettendo
      alla risposta arguta,
      pensò che a questo mondo
      questa è cosa saputa!

      Lui domandò di nuovo
      a te ti basta questo ?
      Risponderti io provo
      anche se non son lesto.

      Cosa devo cercare
      nella vita di bello,
      io mi so accontentare
      mi sento un menestrello.

      Il saggio ripensò
      alla sua vita intera,
      infine meditò
      che era cosa vera.

      Tutti in vita cerchiamo
      solo cose venali,
      però non ci accorgiamo
      di quanto son banali!

      Cercando la morale
      di questa storia corta,
      che per non viver male
      accontentarsi importa!!
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Après l'amour

        Senza anni né lamenti sulla terra solenne
        fra le morbide virgole del bene, il ventre
        stilla
        l'ultimo saluto per te che ottusa come dio
        non sai di aver dipinto con sabbie spente
        questi acuti colori. Solidamente
        m'insapora
        le labbra quella pesca granata che ha fatto
        l'osso docile e più lievi d'un passero
        le vene.
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