Poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz
E capire cosa siamo
sarebbe già un bel passo avanti
quando di passi indietro
se ne fanno tanti
e cerchi nello sguardo
di una qualunque persona
quel calore
che solo l' amore dona.
Si può stare anche da soli
se si riesce ad imparare
a guardarsi dentro
senza la voglia di scappare,
guardare e scoprire
per avere poi qualcosa da offrire,
non la solita anima
che vaga per il mondo
avvolta da un malessere profondo,
ma un' anima lucente
che sa di cosa è fatta
e può far del bene a tanta gente
non quella che non sa dare dei segni
d' affetto, che se rivolti a lei
non fanno alcun effetto.

Guarda negli occhi le persone che ami
e ascolta i mille richiami,
richiami di pace ora che l' hai ottenuta
perché hai vissuto delle cose
che ti hanno cresciuta,
fa crescere anche gli altri
con la tua esperienza
e vedrai che qualcuno
non potrà più viverne senza ;
scoprire se stessi
e poi la gioia di vivere
sapere che con qualcuno
tu potrai condividere
la tua storia, donando il tuo cuore,
ma tutto questo non avviene
se dentro non hai l' amore.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    I bambini di oggi hanno visto cose che
    Blade Runner non poteva neppure immaginare.
    Hanno visto le torri gemelle di Manhattan
    precipitare nel gorgo dei Pokemon.
    E hanno visto Dragonball -zeta sventolare
    un fazzoletto bianco prima di morire, perché
    un aereo si era infilzato sulla sua testa
    come il braccio di una croce.
    E mi domando che razza di uomini saranno
    quei bambini che hanno subìto allucinazioni così.
    Delle due l'una: o uomini fantastici, o schiavi.
    E io scommetto sulla prima.
    E ho nostalgia del futuro.
    Anche se io non ci sarò.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      In volo o di notte
      ho visto la solitudine.
      L'ho vista sulle colline bruciate
      dell'Italia in fiamme.
      L'ho vista nelle acque grigie e opache
      dell'oceano agitato.
      L'ho vista nelle file di macchine lussuose
      sfreccianti nella notte
      sulle highways della California.
      L'ho vista negli occhi di una donna
      l'ho vista nei miei occhi,
      nei bambini abbandonati,
      nei clochards di Parigi,
      nella fame in oriente e in occidente.
      Nella schiena spezzata
      dei malesi a Singapore,
      nei cortili terrosi
      alla periferia di Chicago,
      negli esuli albanesi ai semafori di Atene.
      Ma adesso è qui, di fianco a me
      che guida la mia mano
      e che ride di me e del mondo
      che governa in silenzio.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        Dedicata,
        agli inverni che non abbandonano
        i cuori,
        alle primavere infinite
        rigoglioso
        disgelo
        dell'anima,
        dedicata ai coraggiosi
        che
        cavalcano i draghi,
        ai timidi
        dal cuore gonfio
        di
        parole
        mai pronunciate,
        dedicata alle volte che ci crediamo
        e
        poi
        non era cosi,
        dedicata alle follie della giovinezza
        ai saltimbanchi
        alle
        donne dell'amore,
        agli uomini della fede
        agli
        infedeli,
        a
        tutti
        quelli che sanno vivere
        e
        a coloro
        che
        non sono mai nati.
        Dedicata,
        ai
        fiori gentili
        alle selve ombrose
        alle acque e alle vette
        ai
        deserti.
        Dedicata,
        alla bellezza del mondo
        e
        alle sue brutture.
        Dedicata,
        a chi
        non si arrende
        e
        continua
        a
        sognare.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          Verrei da te...
          mi scalderebbe il tuo corpo.
          Emozioni... veloci, non toccano solo l'anima,
          ma entrano nel sangue e
          dentro ogni respiro, battito, fremito...
          Mani tra le mani,
          si precipita piano,
          come angeli perduti,
          con le uniche ali dentro il cuore.
          Labbra su labbra,
          come se un bacio fosse respirare.
          Pelle su pelle
          per rendere vere le parole.
          E i nostri occhi sono sogni...
          da non spegnersi al mattino.
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            Un giorno per lei raccolsi un fiore
            e un brivido profondo mi pervase
            Altri giorni raccolsi fiori ma non fu lo stesso

            Una sera insieme osservammo la luna
            e una magica emozione si librò nell'etere
            Altre sere la guardammo ma non fu lo stesso

            Passeggiando mano nella mano lungo il mare
            sembravamo fonderci con esso
            Ma altre volte non furono così

            Imparai che le cose belle durano un attimo
            e che non dovevo viverle nel rimpianto
            ma custodirle nel mio cuore
            nel vivo ricordo di esse
            Perché potessero esistere in eterno.
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              Per non dimenticare...

              E tutti
              ci ricorderemo dove eravamo in quel
              momento. Seduti in macchina a
              cercar parcheggio, con la testa
              tra i surgelati a cercar la
              paella, davanti al computer a
              cercare la frase giusta. Poi uno
              squillo di telefonino, e
              l'amico, il parente, il collega
              che ti staccano una storia
              inverosimile di aerei e
              grattacieli, ma và via, dai,
              lasciami perdere che oggi è già
              una giornata difficile, ma lui
              non ride e dice: ti giuro che è
              vero. Ricorderemo l'istante
              passato a cercare in quella voce
              una qualunque sfumatura di
              ironia, senza trovarla. Ti giuro
              che è vero. E non dimenticheremo
              la prima persona a cui abbiamo
              telefonato, subito dopo, e
              nemmeno quel pensiero -
              immediato, sciocco ma
              incredibilmente reale - "Dov'è
              mio figlio? ", i miei figli, la
              mamma, la fidanzata, domanda
              inutile, perfino comica, lo
              capisci subito dopo, ma intanto
              è scattata - la Storia siamo
              noi, è solo un verso di una
              canzone di De Gregori, ma adesso
              ho capito cosa voleva dire -
              risvegliarsi con la Storia
              addosso. Che vertigine.
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                Scritta da: Silvana Stremiz

                A spada tratta

                Urlo nell'urlo che nasce dentro,
                percuote ogni emozione
                come il vento le foglie d'inverno,
                di bianco vestita la neve si accasa
                e giace sull'immoto,
                con fare di nulla, come nulla fosse.
                Trepida attesa sconvolge equilibri,
                piace al tempo colmarmi d'ansia,
                rendermi ogni minuto indigesto
                e lento più di un fiume,
                che placido taglia le valli fino al mare,
                per poi confondersi, onda su onda,
                nel suo umido abbraccio,
                con fatica le braccia annaspano a galla
                e l'abisso sembra più vicino quando l'onda ricade
                e il cielo è nei miei occhi nel cavalcare l'onda,
                al trotto, al galoppo, verso obiettivi mai sazi,
                verso traguardi mai domi,
                a spada tratta per infilzare al primo colpo il futuro
                e urlare al mondo la vittoria del volere
                e il gusto del riuscire. . .
                Purché ogni cosa sia al suo posto.
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                  Scritta da: Silvana Stremiz

                  Odio la vita

                  "Tenisse cent'lire? ",
                  strascicando le parole da una bocca contorta,
                  le palpebre socchiuse e lo sguardo spento,
                  perso nel vuoto e nell'olezzo dei suoi stracci,
                  nel sozzume del suo corpo,
                  cotto dal sole e ferito dal dolore,
                  dalle piaghe che la strada
                  ogni giorno di più muta in solitaria morte.
                  "Amico... tenisse cent'lire? ",
                  lo sguardo basso e la mano tesa
                  a chieder vendetta di una povertà mai voluta,
                  sia d'animo che di monete,
                  quando scrisse con l'ago "Odio la vita" su un muro
                  e cominciò il non ritorno da dove forse mai partì.
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                    Scritta da: Silvana Stremiz
                    Quante storie in un Monèt
                    Ma che cosa tu farai nelle notti solitarie,
                    mille stelle luminarie,mille giochi,pochi guai.
                    Quanti giorni alla stazione,
                    quanti treni partiti senza te,
                    quante storie in un Monèt,
                    quanta grande immaginazione.
                    Mille occhi indifferenti fissano il vuoto infinito,
                    non te che sei sfinito di lacrime cadenti.
                    La tua favola infinita si perde tra suoni lontani...
                    il capo tra le mani...il segno di una ferita...
                    e che cosa penserai nelle notti silenziose,
                    solitarie più che mai...
                    non più fiori,non più rose...
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