Non sono stelle filanti non sono stelle cadenti ma sono bombe che cadono.
Amico Baldi non fiorisce più la bianca betulla a Sarajevo tu sei cieco, non puoi vedere le atrocità di questo mondo, ma puoi ascoltare, sentire le persecuzioni, il genocidio di popoli.
Non sono stelle cadenti ma bombe che cadono su Belgrado, Pancevo, Pristina, Skopje. Non sono stelle filanti ma bombe Per distruggere un'altra torre di Babele.
È l'amore che vive in me é l'amore che io provo per te, é l'amore che é intorno a noi ma il tuo amore non c'é
È nell'aria che respiri tu c'é una parte di te e di me, un sentimento di tutti noi in questo mondo che amare vuoi.
E non c'é tutto quello che sogni tu e perché questo sempre lo chiedi a me, vivi la vita, pensando agli altri e non a te, questo é l'amore, l'amore dei tuoi perché.
Liberi le tue idee, anche i tuoi pensieri, se puoi quelli veri per cercare l'amore, frughi tra le stelle, rubi la più bella, fai una magia, una magia d'amore.
È l'amore l'amore, é l'amore l'amore una magia d'amore.
Non guardo fuori ma il doppio che si specchia nel vetro di una finestra la cui lamina argentata è di luci accese, di notti insonni e di viaggi di ritorno intorno a una stanza.
E sempre cercare le parole come per dire tutto e barare sulla realtà o siamo fragili, ché non c'è balzo di tigre né natura angelicata quando scalpita in noi la nostra storia unica ma poi niente di speciale.
Il poeta ha il mal d'amore come chi fuma sa di fumo e tu, turgida farfalla offesa, ritiri la spiritromba graziosa e mai più succhierai il niente dei suoi fiori artificiali.
Ti scrivo sulla Transiberiana con lo stesso paesaggio sotto gli occhi che abbiamo visto quando andavamo insieme. Colori più autunnali, tuttavia, evidenziando un'individualità in ogni pianta. Equiseti melanconici. Alberi di foglie gialle o dipinte a rosso antico o di foglie già perdute. L'erba insiste ancora nel suo verde ma sono secchi alcuni fiori ed è bruciata, qua e là, mentre intatti risultano alberi e cespugli. Forse il qua e il là è quello dove abbiamo visto salire dalla terra il fumo, nell'andata. Il fumo è svanito, a distanza di giorni.
Camminare, passeggiare sotto le fiaccole della luna, una strada brecciata girovagante alle colline. Alberi, rami protesi, plaghe d'ombra, oscure caverne, smerlettate, maculate, occhieggia la luna fra le foglie vibranti nella brezza. Baciare le dolci labbra, sotto l'ombre maculate, dell'innamorata mentre gli occhi sfavillano ai raggi lunari. Bisbigliare parole d'amore nell'incanto della notte: mille archetti sonanti le note di cristallo di un usignolo. Sfiorare il caro volto, seguire la curva del bianco collo. Sentire la passione ardere gli innamorati sospirosi, come verdi rami al fuoco, e fondere nel crogiolo la più preziosa lega: l'Amore. Una mano sfiora, zeffiro, il volto tuo. Un nembo nero mangia la luna, un'oscurità abissale assale la terra. Sfiorati voglio ma non ti trovo, ti cerco ma non ti trovo, svanita come la luce lunare. Sono rimasto solo nel vento, che sibila sinistro nella foresta. Una lacrima spaurita scende tremula sulla guancia.
Giunchiglie, sulla riva, ridono con riso dorato Sull'acqua trema lievemente, tra ombre del salice, biondo riflesso di narcisi. I fiori narrano fole nell'ombra. Le ninfe spiano dai margini del bosco, lanciano sguardi melanconici, si ritraggono come pallidi fiori, si rifugiano nell'ombra cupa. Nella macchia un garrulo cinguettare . Impertinente un pettirosso, sul sentiero, interroga pipilando. Il ruscello gorgheggia con impetuosa letizia . Tra cielo e terra un sbocciare gaio d'anemoni , un fremere di uccelli. Il giovane vento, agguantato dai rami degli alberi, si lamenta della prigionia. Le felci giaciono appassite, spezzate, scarmigliate dall'inverno. Le foglie cadute dalla quercia, calpestate emettono un gemito, risospinte nell'oblio. L'angoscia delle felci prostrate, il volo spensierato, la trepida gioia delle gemme , il singhiozzo del vento frenato percepivo vagando solitario.
Metallica croce mi sovrasta. Vuoto mi circonda e confonde. L'infinito segue un picco dopo l'altro, dal pertugio una valle spinge l'occhio al mare. Sfoca l'immagine cielo e mare, mare e terra, città concrezioni calcaree. L'aquila imperturbabile segue la rotta della brezza. Il sudore ghiaccia al pensiero d'abbandonare l'infinito silente. Meglio lanciare in volo la massa grigia e smolecolare nell'azzurro spazio.
Non stanca, ravviva. Da musica alla vita, energia. Tonifica il paesaggio essenziale per il respiro da senso ad un miraggio. Cascata regolare, di freschezza. Solare, la sua presenza. Senza colore nessuna esistenza.