Il lutto senza lacrime del sonno, la pelle sepolta nella memoria, la discesa di un velo tutto sopra l'anima ch'è defunta e più schiacciata le carezze abissali di un sussurro dove l'acque non trovano la sabbia dove il lenzuolo stesso è un indicare che la spuma è il nient'altro che si ha dell'onda – solo risvegliando il corpo il bacio del respiro di un gemello amante sopra di cui non saprò – l'insonne vede ben più di quel sogno che avrebbe avuto avesse fatto come gli altri dormienti – li scavalca uscendo – muri caduti senza andare in cocci – ha il suo lutto nell'anima che ha dentro sepolta agonizzante – ancora viva! – è l'empatia a permettere che pensi a quello più lontano sovrastante – il cielo perse il cuore del suo centro se lo vide strappare da un estraneo cadde ferito già nella sua tomba essa divenne sopra di lui un pianto e una preghiera in mormorii di onde – ed una Madre non potè far altro che vestire l'atmosfera in nero le stelle furono tutte le lacrime pensate senza che fossero piante – e la visione su cui gli ricadde con le sue nere pupille, ad un suolo alto, fu l'aldilà del sottosuolo che disilludeva sull'oltretomba, anzi la scoperchiava, riportando alla luce, la luce della Luna come il teschio del figlio che ebbe perso.
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