Sognai una luce lacrimarmi in cielo, un cuore, un sangue, un corpo di dolore oltrepassare costole di nubi e nel soldato del mio essere, l'occhio nel palmo d'una palpebra impugnare la lancia d'uno sguardo per trafiggerlo invano. Vidi la serenità, la giovinezza eterna senza rughe, nubi di spume estranee che tendevano al bagnasciuga del loro aldilà, ossa esprimenti gioia disperata perché si rivelava irraggiungibile la cenere per tutte. Vidi un campo bearsi d'esser isola di luce, d'avere spighe discendenti a noi, affondare nelle sue agitazioni, sentirsi unica terra, unica carne. Il cielo continuava i suoi percorsi, il cielo era un apostolo fedele, come il riscatto di un giuda riammesso alla sua gloria sublime, redento.
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