"La televisione uccide l'intelletto" disse la signora Tina mescolando la salsa di pomodoro... "Eh già..." rispose il signor Pino grattandosi, distrattamente, il capoccione perché lui aveva proprio un capoccione non una testa qualsiasi quasi un globo tondo pelato lucido. Sudava, il signor Pino, sudava come un maiale. "Sudi come un maiale" mormorò la signora Tina o, meglio, bofonchiò sotto i baffi perché la signora Tina aveva i baffi non proprio da gendarme ma ci si avvicinava... "E spegni quello schifo, è una vergogna" La vergogna era una ballerina mezza nuda tutta cosce, tette e culo e la signora Tina non sopportava proprio che quel deficiente di suo marito sbavasse per cinquanta chili di carne fasciati da due scampoli di volgare stoffa colorata. A me tanto schifo non sembra pensava il signor Pino tenendo ben serrate le labbra per non farsi sfuggire neanche un suono di approvazione, peggio: un lamento di piacere... E che piacere... I cinquanta chili si muovevano sinuosamente sul palco mostrando generosamente il mostrabile... ed il dolce ondulare delle chiappe portava il signor Pino in paradiso d'immaginazione di poter magari avere la possibilità ancora ancora di toccare sfiorare amare penetrare dare avere avere... Un'erezione... Ecco... ci siamo quasi Forse questa volta... "Sudi come un maiale" borbottò il sugo di pomodoro "... e spegni quella cosa, scimunito!" "... la televisione uccide l'intelletto!" ... la televisione uccide... ... la televisione uccide...
Forse era meglio spegnerla pensò il signor Pino osservando la televisione sul pavimento rotta... silenziosa... senza la ballerina ma con il sugo di pomodoro ed i cento chili della signora Tina sotto... Silenziosi, stranamente... Forse era meglio... sorrise il signor Pino... Accarezzandosi... La sua più grossa erezione.
Ascoltami! Ascolta la mia voce disperata Ascoltami! Apri il tuo cuore da pirata Ascoltami! E verso di me tendi le tue mani Ascoltami! Sono io la tua donna del domani Ascoltami! E se non me, odi la voce del vento Ascoltalo! Ti parlerà del mio tormento Ascoltami! e se non me, senti che dice la luna Ascoltala! Ti parlerà di una laguna dove avrei voluto affogare me stessa I giorni passano ma la mia pena non cessa Ascoltami! Io ero il vento, il sole, la luna Ascoltami! Io ero la stella, la dea Fortuna Una donna felice, solare ed appagata, la maga Circe una donna adorata Ascoltami! E che il mio urlo sconvolgente non solo a me laceri la mente...
Ti credevo immortale, eterno... E ti sbeffeggiavo quando mi elencavi i tuoi amici morti. E non credevo ai tuoi acciacchi, ai tuoi mal di schiena... Tu, un olmo! Tu, roccia! Tu, dall'appetito prepotente: mangiavi la vita a grasse cucchiaiate. Ti credevo eterno! E mi tappavo le orecchie al tuo filosofeggiare beffardo: "cosa ti rimarrà di me?" Ridevo, io, immagine di te, da te generata... Ridevo nella certezza della tua immortalità... Perché per dimostrarmi che non lo eri dovevi morire?
Volevi mangiarti la mia vita come se fosse una patata... e quando non l'hai digerita nel cesso l'hai vomitata... Ma non ti sei arreso... hai voluto un panino! L'eterno incompreso... tu... l'uomo bambino... E le montagne di gelato da solo avresti scalato per poi sentirti realizzato dentro un whisky stagionato... E mi hai morsa e divorata a quattro venti sbandierata... E mi bramavi... Mi esibivi... E mi volevi e mi hai avuta... E mi dicevi: "Hai la bocca di frutta"... Ma chi sei?... Un supermercato? Sei delicato come un carro armato! E mi hai mangiata e mi hai posseduta e mi hai amata e mi hai venduta... Tu, Giuda traditore! Mi hai donata, in un paio d'ore, al primo venuto... Al primo conquistatore...
Il mare è verde Oggi. Un battello arranca Stancamente Tra le onde. Vorrebbe fenderle fieramente Domarle con la forza della gioventù perduta da tempo Rosseggia la ruggine dello scafo popolato da alghe e molluschi. Il fumo sbuffa Lento Dipingendo Nuvole grigie Qua e là. Un marinaio uscito da una vecchia pellicola Scruta l'orizzonte Il sole è alto E neanche un soffio di vento "Dove andiamo, vecchio mio in questa bonaccia schifosa? Neanche un ghiozzo, entrerà nella rete..." La barca scricchiola come le ossa del suo capitano. Sul lato destro riposa una sirena dai lunghi capelli verdastri Mezza mangiata dalla salsedine Mollemente adagiata Con l'occhio privo di pupilla osserva la stesa d'acqua malinconicamente. "Canta, Sirena! Il tuo vecchio è di nuovo nel mare E dicevano che Non potevo... Non ero in grado... Vecchio... Privo di forze e buono solo per l'ospizio a giocare a scala quaranta con quei rimbambiti... E dicevano che tu eri ormai andata... Un ferro arrugginito Da rottamare... Ed invece scivoli tra le pieghe marine Tintinni di conchiglie, profumi di pesca... Canta, Sirena! Ammalia il mio cuore Di libertà Per l'ultima volta. Non è tempo per omelie Non è la fine di un vecchio Mi permettano, Signorie vostre, un'ultima pesca, un piatto di paranza e poi... Ve lo prometto vado a letto. Spengo la luna Mi copro con il cielo stellato... E domani Il carro del sole Tra lingue di fuoco Nella sua corsa eterna Canterà un requiem Soavemente."