Alfin ch'io passi dalla Porta angusta onde trovarmi nella Città augusta è mio intento seguitar via stretta ché di quante ne sono è sol la retta.
Indi, se venir vuoi ad alleviar mia sorte aperte fuori e dentro trovi le porte; io sono qui che resto ad aspettare onde Tu giunga e possati onorare.
Io nell'attesa sveglio restar voglio alfin che non ricada in nessun sbaglio ché non so quando e come mi pervieni, da quale strada, ché tante ne detieni.
Se leggi il pensier mio, o Re Risorto, vedi che il cuore mio a Te è aperto, per questo, o mio Signore Redentore vieni, occupa il misero mio cuore.
O che sorriso sia oppure lagna L'ineluttabile destino t'accompagna Così come legge Suprema ha stabilito Finché il corso di vita sarà finito.
Deciso è sin dall'attimo vitale Quale d'ognuno sarà il percorso reale; potere sovrumano l'ha stabilito e mutamento non si avrà all'infinito.
Per quanto ci si maceri e dimeni Nulla si cambia l'oggi né il domani; nessuno mutarne mai potrà il corso ch'ogn'essere conficcato l'ha nel dorso- Così ha deciso il Re, per suo volere, Colui che tiene in mano ogni potere.
Sentivo dir di te, Padre, che c'eri a mamma che a Maria ardeva ceri, sentivo dir che stavi in lontan loco quando raccolti s'era accanto al fuoco. Parlar sentivo d'Africa Orientale: Speriamo, si pregava, ritorni per Natale. Mamma in ginocchio: a Dio, tua volontà, fa che torni a questi bimbi il lor papà.
Fa che ritorni a noi il gran tesoro: Così, faceanci cantare tutti in coro, fa che ritorni a noi il dolce amore che qui l'aspetta il pezzo del suo cuore. Io non sapevo l'Africa che fosse né capivo papà che dir volesse, ma un giorno don Arlia* nell'Omelia disse esser figlio alla Vergine Maria.
Indi la mamma che m'avea per mano spiegommi che un papà l'ha ogni umano. Il tuo, mi disse, sta in altra Terra dove chiamato è a far la guerra. Ma tosto tornerà: Vedrai che bello! La casa allieterà come fringuello e mi descrisse, poi, la sua bellezza e il cuore mio fu colmo d'allegrezza.
Fu nell'estate del quarantacinque che nelle braccia forti sue mi cinse, sul volto dipinto avea l'amore, forte batteva il piccolo mio cuore. Seguirono, ricordo, giorni felici, Non tornarono più: Furon fugaci. Furono quando la mano sua possente davami il senso d'essere saliente.
Erano tempi duri, era la fame; necessitava ricercare il pane. Lo facesti, Papà, coi bidoni in mano andando dalla casa ancor lontano. A cavalcioni stavi ai respingenti di quei vagoni merce traballanti ché posto non era su miglior convoglio per chi non possedeva portafoglio.
Fosti amico duro ma sincero, ti dimostrasti uomo, un uomo vero, burbero padre fosti m'affettuoso e pur nell'austerità giammai odioso. Sotto finzione della noncuranza d'amor profondo segno era presenza. Lo sguardo torvo, l'animo benevolo piccolo sorriso tradiva finto nuvolo.
Mi torna alla memoria il tuo dispero allorquando finir potevo in cimitero. Er'avvilito, confuso e desolato: Ah! Povero figlio mio, che sfortunato. Ma tutto è solo nella mia memoria; l'Anima tua s'è alzata in aria e il ricordo ch'è nel mio pensiero è che di Te, Padre, fui e sono fiero.
Se fortemente speri avere ciò che non hai, se con mente vagando vai sinceramente, se desiderio ch'è in te è puro e vero, se il vagheggiar rivolto è a Dio, aspettativa, desiderio tutto s'avvererà; ché questo sogno Dio mai eluderà.