Scritta da: Andrea De Candia
La sacra notte all'orizzonte è sorta
e il consolante, grato giorno
ha rotolato quasi velo d'oro,
velo gettato sull'abisso. Come
visione è dileguato il mondo esterno...
E l'uomo ormai, quale orfanello privo
di ricetto, sta nudo ed impotente,
a faccia a faccia con il nero abisso.

Ed è a se stesso abbandonato, il senno
annullato, il pensiero derelitto;
nell'anima sua propria inabissato,
né di fuori è sostegno né confine...
Ed ogni cosa luminosa e viva
gli pare adesso trapassato sogno...
E nel notturno, estraneo, indecifrato
conosce egli il retaggio familiare.
Fëdor Ivanovic Tjutcev
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    Scritta da: Andrea De Candia
    Per quanto infurii mai la maldicenza
    e s'accanisca su di lei,
    ma di quegli occhi la purezza
    è d'ogni demone più forte.

    È tutto in lei tanto sincero e bello,
    così gentile ogni suo moto;
    niente il sereno può turbare
    di quest'anima sua senza una nube.

    Di sciocche ciance, di maligni detti,
    non granello di polvere le resta,
    e neppure ha gualcito la calunnia
    la seta aerea dei suoi ricci.
    Fëdor Ivanovic Tjutcev
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      Scritta da: Andrea De Candia
      Ciò che pregavi con amore,
      che come cosa sacra custodivi,
      il destino alle vane ciance umane
      ha abbandonato per ludibrio.

      La folla entrò, la folla irrupe
      entro il sacrario dell'anima tua,
      e di misteri e sacrifici ad essa
      aperti tu arrossisti tuo malgrado.

      Ah, fosse mai che l'ali vive
      dell'anima librata sulla folla
      potessero salvarla dall'assalto
      dell'immortale volgarità umana.
      Fëdor Ivanovic Tjutcev
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        Scritta da: Andrea De Candia

        Il nostro tempo

        Non la carne, ma l'anima è corrotta
        oggi, e l'uomo si strugge disperato...
        Dalla tenebra anela egli alla luce,
        e, raggiuntala, mormora ribelle.

        Da mancanza di fede arso e tentato,
        oggi l'insopportabile sopporta...
        E la sua propria perdita conosce
        e fede agogna... eppure non la chiede...

        Non dirà mai con pianto e con preghiera,
        per quanto soffra innanzi a chiusa porta:
        "Lasciami entrare! Io credo, mio Signore!
        Vieni in aiuto alla mia miscredenza!..."
        Fëdor Ivanovic Tjutcev
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          Scritta da: Andrea De Candia
          Gioca, finché sopra il tuo capo
          l'azzurro è ancora senza nube,
          gioca cogli uomini e col fato:
          tu sei vita, promessa alle battaglie,
          tu sei cuore, anelante alle bufere.

          Come spesso, da tristi fantasie
          oppresso, a te volgo lo sguardo,
          e l'occhio mio di lacrime s'offusca...
          Perché? Che cosa abbiamo di comune?
          Tu vai verso la vita: io mi ritiro.

          Ho visto i sogni mattutini
          del giorno appena desto... ma le tarde,
          ma le vive tempeste, ma lo scoppio
          delle passioni, il pianto di passione,
          non è per me, no, tutto questo!

          Ma forse alla calura dell'estate
          ricorderai la primavera...
          Oh, questo tempo allora anche ricorda,
          come un alcun confuso sogno
          svanito prima dell'aurora.
          Fëdor Ivanovic Tjutcev
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