Le migliori poesie di Davide Bidin

Studente, nato lunedì 23 luglio 1990 a Milano (Italia)
Questo autore lo trovi anche in Frasi & Aforismi e in Racconti.

Scritta da: Davide Bidin

Buonanotte Notte

Fuori sul cornicione
Con una sera d'estate accerchiante
Sarà il giorno che chiude il pensiero
Malinconia depravante

Una bud nello stomaco
Una lucky nei polmoni
La coscienza di non esser buoni
La finzione dei condannati

La luna mi consola
In questa infame notte
Sapere di costrizione
Ingiuriare la sorte

Pensare alle persone
Al loro trangugiare
Al disio di morte
e lo spettro d'invecchiare

Passan gli anni veloci come ore
Pazzia nelle stelle, Pazzia nella luna
Che il cielo preserva e dicon
Porti sfortuna

Grido la canzone lugubre
La coscienza mi protegge
Non urlo, verbeggio
Per le anime in pena ch'odono il canto

Malinconia negl'astri e nei mattoni
Le dita copron gl'occhi per non vedere
Anche un insano uomo
Non è mai condannato

Alzarsi ancora
Il freddo sulle mani, il calore delle guancie
Il sogno di un bacio
Distante

Solo mi guardo attorno, nel silenzio
Una bugia serale
Nell'ultimo sorso di birra
Ammiro file di fuochi, dove il respiro divampa.
Davide Bidin
Composta sabato 15 maggio 2010
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    Scritta da: Davide Bidin

    La Notte non si chiede chi Io Sia

    Qualcosa di nuovo mi è apparso
    mentre camminavo nella notte
    un silenzio che tutto copriva
    come se il mondo fosse, in totale
    simmetrica e composta beltà stridente
    come se niente fosse al posto sbagliato
    dalla cigolante panchina nel prato
    al rivolio inquinato dai cocci verdastri
    fin dalle lontane fronde dell'abete struccato
    silenzio e nulla, se non
    la notte ch'è tutto e niente
    non cerca, non lamenta, né condanna
    perché, essenzialmente, non le interessa
    del barbone che gira pei viali illuminati
    da un'oscura luna
    dalla nuvola arancia che copre il mondo
    di una città periferica
    un piccolo angolo di buio
    che risplende come raggiante e silente
    hotel alla fine del mondo
    la notte
    se ne frega del viandante
    che son io
    che, errabondo scivola nelle strade scapestrate
    corrucciate da, un'immobile, pozza d'acqua
    mentre tra le sterpi più alte si vede il riflesso
    d'un rovo dalle acute spine
    alla notte non importa cosa ricerca
    quel piccolo uomo
    che son io
    perché nella sua fresca lentezza al passaggio
    non nota la cerca ostinata
    di cosa, non si chiede
    forse, un fiato di labbra rubate
    forse, l'ultimo bicchiere di rosso shiraz
    forse, ancora, un suono non rivelato
    o ancora, la mera ispirazione per un'opra nuova
    che poi, son io.
    L'anima mia c'ha tutto si piega.
    Davide Bidin
    Composta domenica 6 giugno 2010
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      Scritta da: Davide Bidin

      A Nostra Signora della Malattia

      Nostra signora dellà Malattia
      Noi ti preghiamo
      Possa la tua forza contundermi
      Possa il tuo spettro possedermi
      e la tua volontà affliggermi

      Nostra signora dellà Malattia
      Noi ti invochiamo
      Giacenti in confortevoli letti
      Nella gelida penitente nausea
      Nell'atroce palpitante febbre

      Poiché sappiamo
      Cosa si prova a sentirti viva
      Mentre noi moriamo

      Malattia
      Che di noi ti nutri
      Che con noi giochi

      Possa una volta conclusasi l'opra tua
      Piangere lacrime di sangue
      Come hai fatto a noi uscire
      Nell'amare le tue spoglie stupranti

      Possa tu stessa provare,
      Quando non ci sarà più vita alcuna,
      Quando ogni gemma essiccherà
      La croce dell'inutilità.
      Davide Bidin
      Composta giovedì 2 luglio 2009
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        Scritta da: Davide Bidin

        Visione del Mare di un Morto Vivente

        D'innanzi al mare
        Oscuro il sentore
        Lo scrosciare vicino
        Sento onde ammazzare
        Il vento, il movimento
        Nient'altro ch'èl mare

        Ammiro nella notte
        Nella tenebra palpitante
        Nell'oscurità sconfortante
        Un folleto che mortifica
        l'uomo, l'esistenza
        Il rimasuglio dell'essenza

        Ammiro lontano
        Sopra questo scoglio
        Ove son seduto
        Lontano a men due passi
        l'acqua che dall'onde
        Scroscia sopra me

        Guardo
        Il nero sentiero
        Il muro che cela
        Nient'altro
        Che nero
        Nero Nulla, Nero Niente

        Indifferente luna
        Guarda sopra le nubi
        Tra esse mentre si diradono
        Mostrando strade di luce
        Il tondo diritambo
        Il sacro rumore di dubbi dell'imo

        La stesa accecante
        Di Buio e'tenebra
        Di splendore d'acqua vitrea
        Che non avvisa
        Non spiega né avvera
        Non significa

        Intanto il mio corpo
        Si culla
        In mare
        Nel mare
        Dal mare
        Per niente.
        Davide Bidin
        Composta mercoledì 24 febbraio 2010
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          Scritta da: Davide Bidin

          Fregatene del mondo

          Ma se davvero
          l'unica cosa che per te conta
          è l'indifferenza
          il fregartene della gente
          il disinteresse del tutto
          dimmi
          perché dici quest'accozzaglia di cazzate
          che non è tuo interesse far sapere agli altri?
          Perché desideri che chiunque sappia
          quanto sei patetico?
          Piccolo, immaturo, bambolo di peltro,
          piagnisteo antropomorfico
          zittisci le tue lacrime
          tornatene nell'angolo a prendertela
          col la tua inutilità
          e non seminare intolleranza
          verso il cambiamento.
          Se proprio vuoi essere d'aiuto
          impiccati
          è meglio lasciarsi fottere dal mondo
          che interessarsi
          anche per un solo, ameno istante,
          di te.
          Davide Bidin
          Composta domenica 5 giugno 2011
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            Scritta da: Davide Bidin

            Sudore Intollerante

            Viver tra la folla
            mentre intorno gente che non conosci
            alita pestilenti grugniti
            le vecchie del paese
            che battibeccano di morti, malattie e pioggia
            bambini latranti che stridono
            genitori ebbri di noia sordida
            l'imbianchino sui soppalchi che vernicia la casa
            e fischietta
            vigliaccamente fischietta
            e ancora il barista che fa il caffè
            mentre grassi ragazzetti giocano a pallone
            questo casino accerchiante
            di apprensione continua
            concussiva
            un'ansia che sale ed erutta nei tuoi atteggiamenti impacciati
            negli zigomi rialzati
            nelle smorfie di fastidio
            di tolleranza maltenuta
            in un'aritmia fuori scala una sudorazione avvampante
            che peggiora la situazione
            e ancor di più provi fastidio
            gli occhi cagneschi e nascosti
            la mascella si serra, le spalle si allargano
            le mani nelle tasche, il passo cadenzato
            sperando di arrivare
            due ragazzine sedicenni con una camel in mano per coppia di braccia
            le sento parlare
            "ho sentito dire che fumare fa invecchiare la pelle"
            e io rido sommessamente
            pensando e trovando
            per un solo istante
            un breve tratto di tranquillità
            il solo ascoltar le vostre lagnanze da ipocriti mentecatti
            mi porterà alla scarnificazione
            la fine di ogni buon viaggio
            l'Arrivo.
            Davide Bidin
            Composta giovedì 22 luglio 2010
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              Scritta da: Davide Bidin

              Loano in una Sera d'Aprile

              Opaca stazione dei treni
              quanto tempo passato quaggiù
              rumore di ganci e di stretti
              tortura di fibra morale
              veder le persone partire
              e poi rivederle arrivare
              mentre sole nel vento disperdi
              sentimenti che io ho sognato
              e che tutt'oggi giocano ancora
              con la memoria
              di un bimbo cieco
              che il tempo ha passato tutt'ora
              a cercare un vivere lieto
              ad apprezzare un abbraccio, un saluto
              un caffè, un dolce sorriso.
              il bacio affettuoso
              e una camminata poi
              verso il mare
              mentre la pace a stento trattieni
              ed è ancora quel ghigno falsato
              nell'attesa e nella venuta
              che infine l'uomo ha creato
              in questa fragile vita
              scoprire un amico arrivare
              sentire il calore del ghiaccio
              un peso, poi, sopportare
              quando il bruciore si disfa d'un tratto
              quindi rivedere passare
              quella carrozza tanto desiderata
              eppure adesso esecrare
              quel rapimento
              immutevole e muto
              che ti ha fatto accettare
              il dubbio di essere solo
              il treno deruba e regala
              principio di gloria e ragione
              di una mezz'ora
              che può essere disperazione
              o tensione.
              Davide Bidin
              Composta sabato 14 maggio 2011
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                Scritta da: Davide Bidin

                Roma in un Meriggio di Marzo

                Sole penetrante sul viso
                Capelli che s'agitano scossi
                Il vento accarezza copioso
                Pallido splendore dagli occhi

                Roma da un ponte ammirata
                Tevere che s'agita timido
                Le onde paonazze nascondono
                Un caldo segreto

                Una lucertola tra le sterpi
                Striscia sibilante al mio passo
                Corre a celarsi
                Libera dietro le fronde

                i gabbiani rumoreggiano in cerca di prede
                i flutti reclamano l'agognato mare
                Le macchine al passaggio stridono
                e io rimango, fisso, a pensare

                Quante anime han solcato
                Questo passo che tace
                Chi s'è costretto, oppur per mero diletto
                d'innanzi s'è trovato a passare?

                Io
                Chi sono per professare
                Tale immane paura di sereno?
                Tale baleno?

                Chi Io
                Rappresento in questo piano?
                Son solo l'onda più mesta
                Che s'infrange pacata

                Ma accetta la vista
                Di chi percorrendo il marmo bollente
                s'è seduto tra la polvere e il saluto
                a scrivere con penna su foglio

                t'amo giornata mia così solitaria
                t'amo attimo di brezza mite
                e ancora t'amo momento lieto sì raro
                Di fiume e sterpi chel sereno a me unite

                Finisco il salasso dal fiume
                Concludo la riflessione
                Questo sole calerà come sempre
                Ma l'impresso resterà come dono

                Di un Meriggio a Roma di Marzo.
                Davide Bidin
                Composta sabato 13 marzo 2010
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                  Scritta da: Davide Bidin

                  Canto dell'Emozione Concreta – Borla in un mattino di Gennaio

                  Mattina di gennaio
                  In un posto lontano
                  Tra alberi di noce truccati d'inverno
                  E brezza di erba appena tagliata
                  Ricolma di sapori dei campi

                  Mi ritrovo a pensare
                  Nella fredda aria di colle
                  Udendo il profumo di neve
                  Chi vorrei fosse con me
                  Quale anima mi renderebbe lieto?

                  M'agito scosso e ansioso
                  Nella smania d'un mattino
                  Mentre il cielo avvolgente
                  Indossa l'abito d'un nuovo sole
                  E io ragiono ispirato

                  Seduto sopra smeralda stesa
                  Guardo tutt'intorno sul prato
                  Immagino te
                  Anima affine che non sei qui
                  Eppur visibile tu

                  Parole
                  Nessuna di voi è celata
                  Parole
                  Ognuna di voi è amata
                  E non muore o viene incolpata

                  Poiché con te o anima mia
                  Di tutto io posso parlare
                  Ci sono e lo sai
                  Ci sarò se vuoi
                  E niente ci potrà separare

                  Sei qui nella selva d'Emilia
                  E mi guardi con dente sgargiante
                  Io ammicco e rido men poco
                  E tutto si fa emozionante
                  Il verbo non basta per noi

                  Lo sai cara anima
                  Non bisogna ascoltare
                  Un falso contendio
                  Di affettuosità deleteria
                  Basta il silenzio del gesto reale

                  Fossi tra mille interlocutori
                  Non accetterei smancerie
                  Amerei lo sai
                  Amerei se vuoi
                  Anche solo una risata con te

                  Preferirei vederti un solo istante
                  Nell'ora che viene
                  Piuttosto della costrizione
                  Al vivere vuoto
                  Ricolmo di sola poesia

                  Ma con questa pienezza
                  In questo momento
                  Di estro ed orgoglio
                  Ti dedico questa mia rima
                  Possa esser per te motivo di pianto

                  Una lacrima di umana follia
                  Che con te io getto nel cuore
                  L'emozione di questa goccia
                  Tienila stretta e quando ti serve
                  Riscalda il fiato e rendila canto.
                  Davide Bidin
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                    Scritta da: Davide Bidin

                    Resta te Stesso

                    Bambino mio
                    Rimani te stesso
                    sii fedele a ciò che sei
                    e non cambiare mai
                    rimani stoico e permaloso
                    non aprirti a nuove idee
                    isolati dal mondo
                    e non aver mai dubbi
                    sarai una mirabile statuetta
                    senza crepe o imabarazzanti
                    scalfitture
                    non ascoltare, né rispondere
                    a chi ti guarda dal basso
                    fissali sempre, credendo,
                    (sperando)
                    di aver ragione.
                    ancorati alla forza della tua
                    integrità.
                    se non ti apprezzano,
                    vorrà dire che son gelosi di questo aspetto
                    vorrà dire che vorrebbero essere come te
                    di marmo
                    credici sul serio nella tua fronte bacata sozza di guano
                    la verità è che in molti sono in piazza
                    e han capito che le statue son ricordi
                    di uomini contradditori e innamorati di questa verità
                    che non si evince da nulla se non dal caos
                    menti che non potevan rimanere attaccati
                    all'uomo del giorno passato
                    e
                    spaventati voracemente dall'ombra del domani
                    eppure risplendono immortali
                    MA TU!
                    bambino fedele ai tuoi ideali
                    che non metti in discussione niente se non le idee degli altri
                    rimani te stesso
                    la mia risata si farà si tanto grande
                    da scuotere l'altare su cui sei posto
                    e in quella voragine cadrai nell'oblio
                    degl'imbecilli
                    che rimangono
                    se stessi
                    un nulla vorticoso
                    un astratto ridicolo rigonfio di melma demente
                    un niente.
                    Davide Bidin
                    Composta mercoledì 16 febbraio 2011
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