Scritta da: Francesca Oniram

Corrispondenze

La natura è un tempio in cui viventi
colonne lasciano talvolta sfuggire
confuse parole; l'uomo vi passa,
attraverso foreste di simboli,
che lo guardano con sguardi
familiari.
Simili a lunghi echi,
che di lontano si confondano
in una tenebrosa e profonda unità
– vasta come la notte e la luce –
i profumi, i colori e i suoni si rispondono.
Profumi freschi come carni di bimbi,
dolci come il suono dell'oboe,
verdi come praterie.
Ed altri corrotti, ricchi e trionfanti,
vasti come le cose infinite:
l'ambra, il muschio, il benzoino
e l'incenso, che cantano
i rapimenti dello spirito e dei sensi.
Charles Baudelaire
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    Scritta da: Maresa Schembri

    La mort des amants / La morte degli amanti

    Nous aurons des lits pleins d'odeurs légères,
    des divans profonds comme des tombeaux,
    et d'étranges fleurs sur des étagères,
    écloses pour nous des cieux plus beaux.

    Usant à l'envi leurs chaleurs dernières,
    nos deux coeurs seront deux vastes flambeaux,
    qui réfléchiront leurs doubles lumières
    dans nos deux esprits, ces miroirs jumeaux.

    Une soir fait de rose et de bleu mystique,
    nous échangerons un éclair unique,
    comme un long sanglot, tout chargé d'adieux;

    et plus tard un Ange, entr'ouvrant les portes,
    viendra ranimer, fidèle et joyeux,
    les miroirs ternis et les flammes mortes.


    Avremo letti pieni d'odori leggeri,
    divani profondi come avelli
    e strani fiori sulle mensole,
    schiusi per noi soto cieli più belli.

    Consumando a gara i loro estremi ardori,
    i nostri due cuori saranno due grandi torce
    che rifletteranno i loro duplici splendori
    nelle due nostre anime, questi specchi gemelli.

    In una sera fatta di rosa e di mistico azzurro
    ci scambieremo un unico lampo
    come un lungo singhiozzo, tutto carico d'addii;

    e più tardi un angelo, aprendo le porte,
    verrà a rianimare, fedele e giocoso,
    gli offuscati specchi e le fiamme morte.
    Charles Baudelaire
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      Scritta da: Lorenzo Mariani

      Inno alla bellezza

      Vieni dal cielo profondo o esci dall'abisso,
      Bellezza? Il tuo sguardo, divino e infernale,
      dispensa alla rinfusa il sollievo e il crimine,
      ed in questo puoi essere paragonata al vino.

      Racchiudi nel tuo occhio il tramonto e l'aurora;
      profumi l'aria come una sera tempestosa;
      i tuoi baci sono un filtro e la tua bocca un'anfora
      che fanno vile l'eroe e il bimbo coraggioso.

      Esci dal nero baratro o discendi dagli astri?
      Il Destino irretito segue la tua gonna
      come un cane; semini a caso gioia e disastri,
      e governi ogni cosa e di nulla rispondi.

      Cammini sui cadaveri, o Bellezza, schernendoli,
      dei tuoi gioielli l'Orrore non è il meno attraente,
      l'Assassinio, in mezzo ai tuoi più cari ciondoli
      sul tuo ventre orgoglioso danza amorosamente.

      Verso di te, candela, la falena abbagliata
      crepita e arde dicendo: Benedetta la fiamma!
      L'innamorato ansante piegato sull'amata
      pare un moribondo che accarezza la tomba.

      Che tu venga dal cielo o dall'inferno, che importa,
      Bellezza! Mostro enorme, spaventoso, ingenuo!
      Se i tuoi occhi, il sorriso, il piede m'aprono la porta
      di un Infinito che amo e che non ho mai conosciuto?

      Da Satana o da Dio, che importa? Angelo o Sirena,
      tu ci rendi -fata dagli occhi di velluto,
      ritmo, profumo, luce, mia unica regina!
      L'universo meno odioso, meno pesante il minuto?
      Charles Baudelaire
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        Scritta da: Lorenzo Mariani

        Malasorte

        Per sollevare un così grande peso,
        Sisifo, il tuo coraggio ci vorrebbe!
        Per quanto ardore s'abbia nell'impresa,
        l'arte è lunga e il tempo è breve.

        Lontano dalle sepolture celebri,
        verso un cimitero isolato,
        il mio cuore, tamburo velato,
        va battendo marce funebri.

        -Quanti gioielli dormono sepolti
        nell'oblio e nelle tenebre,
        lontano dalle zappe e dalle sonde;

        quanti fiori effondono il profumo,
        dolce come un segreto, con rimpianto,
        nelle solitudini profonde.

        Malasorte.
        Charles Baudelaire
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          Scritta da: Federico

          L'uomo e il mare

          Sempre il mare, uomo libero, amerai!
          Perché il mare è il tuo specchio; tu contempli
          nell'infinito svolgersi dell'onda
          l'anima tua, e un abisso è il tuo spirito
          non meno amaro. Godi nel tuffarti
          in seno alla tua immagine; l'abbracci
          con gli occhi e con le braccia, e a volte il cuore
          si distrae dal suo suono al suon di questo
          selvaggio ed indomabile lamento.
          Discreti e tenebrosi ambedue siete:
          uomo, nessuno ha mai sondato il fondo
          dei tuoi abissi; nessuno ha conosciuto,
          mare, le tue più intime ricchezze,
          tanto gelosi siete d'ogni vostro
          segreto. Ma da secoli infiniti
          senza rimorso né pietà lottate
          fra voi, talmente grande è il vostro amore
          per la strage e la morte, o lottatori
          eterni, o implacabili fratelli!
          Charles Baudelaire
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            Scritta da: Anna Pacelli

            L'albatro

            Per dilettarsi, sovente, le ciurme
            catturano degli àlbatri, marini
            grandi uccelli, che seguono, indolenti
            compagni di viaggio, il bastimento
            che scivolando va su amari abissi.
            E li hanno appena sulla tolda posti
            che questi re dell'azzurro abbandonano,
            inetti e vergognosi, ai loro fianchi
            miseramente, come remi, inerti
            le candide e grandi ali. Com'è goffo
            e imbelle questo alato viaggiatore!
            Lui, poco fa sì bello, com'è brutto
            e comico! Qualcuno con la pipa
            il becco qui gli stuzzica; là un altro
            l'infermo che volava, zoppicando
            scimmieggia.
            Come il principe dei nembi
            è il Poeta che, avvezzo alla tempesta,
            si ride dell'arciere: ma esiliato
            sulla terra, fra scherni, camminare
            non può per le sue ali di gigante.
            Charles Baudelaire
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              Il Vampiro

              Tu che t'insinuasti come una lama
              Nel mio cuore gemente; tu che forte
              Come un branco di demoni venisti
              A fare folle e ornata, del mio spirito
              Umiliato il tuo letto e il regno-infame
              A cui, come il forzato alla catena,
              Sono legato: come alla bottiglia
              L'ubriacone; come alla carogna
              I vermi; come al gioco l'ostinato
              Giocatore - che sia maledetta.
              Ho chiesto alla fulminea spada, allora,
              Di conquistare la mia libertà;
              Ed il veleno perfido ho pregato
              Di soccorrer me vile. Ahimè, la spada
              Ed il veleno, pieni di disprezzo,
              M'han detto: "Non sei degno che alla tua
              Schiavitù maledetta ti si tolga,
              Imbecille! - una volta liberato
              Dal suo dominio, per i nostri sforzi,
              tu faresti rivivere il cadaver
              del tuo vampiro, con i baci tuoi!"
              Charles Baudelaire
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                Scritta da: Silvana Stremiz

                Spleen

                Pluvioso, irritato contro l'intera città, versa dalla sua urna
                a grandi zaffate un freddo tenebroso sui pallidi abitanti
                dei vicino camposanto,
                rovesciando, sui quartieri brumosi, la morte.

                Il mio gatto, alla cerca d'un giaciglio sul pavimento agita
                incessantemente il suo corpo magro e rognoso; l'anima
                d"un vecchio poeta erra nella grondaia con la voce triste
                d'un fantasma infreddolito.

                La campana che si lagna e il tizzo che fa fumo accompagnano
                in falsetto la pentola raffreddata; intanto in un
                mazzo di carte dall'odore nauseante,

                lascito fatale d'una vecchia idropica il bel fante di cuori
                e la regina di picche chiacchierano sinistramente dei loro amori defunti.
                Charles Baudelaire
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                  Scritta da: Silvana Stremiz

                  Armonia della Sera

                  Ecco venire il tempo che vibrando sullo stelo ogni fiore
                  svapora come un incensiere; i suoni e i profumi volteggiano
                  nell'aria della sera; valzer malinconico e languida vertigine.

                  Ogni fiore svapora come un incensiere; il violino freme
                  come un cuore straziato; valzer malinconico, languida
                  vertigine! Il cielo è triste e bello come un grande altare.

                  Il violino freme come un cuore straziato, un cuore tenero
                  che odia il nulla vasto e nero! Il cielo è triste e bello come
                  un grande altare; il sole annega nel suo sangue che si raggruma.

                  Un cuore tenero che odia il nulla vasto e nero raccoglie
                  ogni vestigio del luminoso passato! Il sole s'è annegato
                  nel suo sangue che si raggruma, il tuo ricordo in me riluce
                  come un ostensorio.
                  Charles Baudelaire
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                    Scritta da: Silvana Stremiz

                    Il Sole

                    Lungo il vecchio sobborgo, ove le persiane pendono dalle
                    catapecchie rifugio di segrete lussurie, quando il sole
                    crudele batte a raggi raddoppiati sulla città e i campi, sui
                    tetti e le messi, io mi esercito tutto solo alla mia fantastica scherma, annusando dovunque gli imprevisti della rima,
                    inciampando nelle parole come nel selciato, urtando
                    qualche volta in versi a lungo sognati.

                    Questo padre fecondo, nemico di clorosi, sveglia nei campi
                    i vermi e le rose, fa svaporare gli affanni verso il cielo,
                    immagazzina miele nei cervelli e negli alveari. È lui a
                    ringiovanire coloro che vanno con le grucce e a renderli
                    allegri, dolci come fanciulli, lui a ordinare alle messi di
                    crescere e maturare entro il cuore immortale che vuol
                    sempre fiorire.

                    Quando, simile a un poeta, scende nelle città, nobilita le
                    cose più vili e s'introduce da re senza rumore, senza paggi,
                    entro tutti gli ospedali e tutti i palazzi.
                    Charles Baudelaire
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