Le migliori poesie di Charles Baudelaire

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Scritta da: Lorenzo Mariani

Malasorte

Per sollevare un così grande peso,
Sisifo, il tuo coraggio ci vorrebbe!
Per quanto ardore s'abbia nell'impresa,
l'arte è lunga e il tempo è breve.

Lontano dalle sepolture celebri,
verso un cimitero isolato,
il mio cuore, tamburo velato,
va battendo marce funebri.

-Quanti gioielli dormono sepolti
nell'oblio e nelle tenebre,
lontano dalle zappe e dalle sonde;

quanti fiori effondono il profumo,
dolce come un segreto, con rimpianto,
nelle solitudini profonde.

Malasorte.
Charles Baudelaire
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    Scritta da: Federico

    L'uomo e il mare

    Sempre il mare, uomo libero, amerai!
    Perché il mare è il tuo specchio; tu contempli
    nell'infinito svolgersi dell'onda
    l'anima tua, e un abisso è il tuo spirito
    non meno amaro. Godi nel tuffarti
    in seno alla tua immagine; l'abbracci
    con gli occhi e con le braccia, e a volte il cuore
    si distrae dal suo suono al suon di questo
    selvaggio ed indomabile lamento.
    Discreti e tenebrosi ambedue siete:
    uomo, nessuno ha mai sondato il fondo
    dei tuoi abissi; nessuno ha conosciuto,
    mare, le tue più intime ricchezze,
    tanto gelosi siete d'ogni vostro
    segreto. Ma da secoli infiniti
    senza rimorso né pietà lottate
    fra voi, talmente grande è il vostro amore
    per la strage e la morte, o lottatori
    eterni, o implacabili fratelli!
    Charles Baudelaire
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      Scritta da: mor-joy

      Ti Adoro

      T'adoro al pari della volta notturna,
      o vaso di tristezza, o grande taciturna!

      E tanto più t'amo quanto più mi fuggi, o bella,
      e sembri, ornamento delle mie notti,
      ironicamente accumulare la distanza
      che separa le mie braccia dalle azzurrità infinite.

      Mi porto all'attacco, m'arrampico all'assalto
      come fa una fila di vermi presso un cadavere e amo,
      fiera implacabile e cruda, sino la freddezza
      che ti fa più bella ai miei occhi.
      Charles Baudelaire
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        Scritta da: Eclissi

        A una passante

        Urlava attorno a me la via assordante.
        Lunga, sottile, in lutto, maestoso
        dolore, alto agitando della gonna
        il pizzo e l'orlo con fastosa mano,
        una donna passò agilmente, nobile,
        con la sua gamba statuaria. Ed io,
        come un folle, bevevo nel suo occhio
        - livido cielo nel cui fondo romba
        l'imminente uragano - la dolcezza
        affascinante e il piacere che uccide.
        Un lampo... poi la notte! - O fuggitiva
        beltà, per il cui sguardo all'improvviso
        sono rinato, non potrò vederti
        che nell'eternità? In un altro luogo,
        ben lontano di qui, e troppo tardi,
        mai, forse! Perché ignoro dove fuggi,
        e tu non sai dove io vado, o te
        che avrei amata, o te che lo sapevi!
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          Scritta da: 164gio51vi

          Una carogna

          Ricordi tu l'oggetto, anima mia, che vedemmo quel mattino d'estate così dolce? Alla svolta d'un sentiero un'infame carogna sopra un letto di sassi,
          le gambe all'aria, come una femmina impudica, bruciando e sudando i suoi veleni, spalancava, con noncuranza e cinismo, il suo ventre pieno d'esalazioni.
          Il sole dardeggiava su quel marciume come volendolo cuocere interamente, rendendo centuplicato alla Natura quanto essa aveva insieme mischiato;
          e il cielo contemplava la carcassa superba sbocciare come un fiore. Il puzzo era tale che tu fosti per venir meno sull'erba.
          Le mosche ronzavano sul ventre putrido donde uscivano neri battaglioni di larve colanti come un liquame denso lungo gli stracci della carne.
          Tutto discendeva e risaliva come un'onda, o si slanciava brulicando: si sarebbe detto che il corpo gonfio d'un vuoto soffio, vivesse moltiplicandosi.
          E tutto esalava una strana musica, simile all'acqua corrente o al vento, o al grano che il vagliatore con ritmico movimento agita e volge nel vaglio.
          Le forme si cancellavano riducendosi a puro sogno: schizzo, lento a compiersi, sulla tela (dimenticata) che l'artista condurrà a termine a memoria.
          Dietro le rocce una cagna inquieta ci guardava con occhio offeso, spiando il momento in cui riprendere allo scheletro il brano abbandonato.
          - Eppure tu sarai simile a quell'immondizia, a quell'orribile peste, stella degli occhi miei, sole della mia natura, mia passione, mio angelo!
          Sì, tu, regina delle grazie, sarai tale dopo l'estremo sacramento, allora che, sotto l'erba e i fiori grassi, andrai a marcire fra le ossa.
          Allora, o bella, dillo, ai vermi che ti mangeranno di baci, che io ho conservato la forma e l'essenza divina di tutti i miei decomposti amori.
          Charles Baudelaire
          Composta martedì 13 dicembre 2011
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            Scritta da: Julie Gensini

            Elévation (Elevazione)

            Au-dessus des étanges, au-dessus des vallées,
            des montagnes, des bois, des nuages, des mers,
            par delà le soleil, per delà les éthers,
            per delà les confins des sphères étoilées,

            Mon esprit, tu te meus avec agilitè,
            et, comme un bon nageur qui se pame dans l'onde,
            tu sillonnes gaiement l'immensitè profonde
            avec une indicible et male voluptè.

            Envole-toi bien loin de ces miasmes morbides;
            va te purifier dans l'air supérieur,
            et bois, comme une pure et divine liqueur,
            le feu clair qui remplit les espaces limpides.

            Derrière les ennuis et les vastes chagrins
            qui changent de leur poids l'existence brumeuse,
            heureux celui qui peut d'une aile vigoreuse
            s'élancer vers les champs lumineux et sereins;

            Celui dont les pensers, comme des alouettes,
            vers le cieux le matin prennent un libre essor,
            - qui plane sur la vie, et comprend sans effort
            le langage des fleurs et des choses muettes!

            Al di là degli stagni, delle valli e dei monti,
            al di là dei boschi, delle nuvole e dei mari,
            al di là del sole, al di là dell'aria,
            al di là dei confini delle stellate sfere,

            Tu, mio spirito, ti muovi con agilità
            e, come buon nuotatore che gode tra le onde,
            allegro solchi la profonda immensità
            con indocile e maschia voluttà.

            Fuggi lontano dai morbosi miasmi,
            voli a purificarti nell'aria più alta,
            e bevi, come un puro liquido divino,
            il fuoco chiaro che colma spazi limpidi.

            Le spalle alla noia e ai vasti affanni
            che opprimono col loro peso la nebbiosa vita,
            felice chi con ali vigorose
            si eleva verso campi sereni e luminosi;

            Chi lancia i pensieri come allodole
            in libero volo verso il cielo del mattino,
            - chi si libra sulla vita e comprende senza sforzo
            il linguaggio dei fiori e delle cose mute!
            Charles Baudelaire
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              Scritta da: rainbow

              Tristezze della luna

              Nei suoi sogni la luna è più pigra, stasera:
              come una bella donna su guanciali profondi,
              che carezzi con mano disattenta e leggera
              prima d'addormentarsi i suoi seni rotondi,

              lei su un serico dorso di molli aeree nevi
              moribonda s'estenua in perduti languori,
              con gli occhi seguitando la apparizioni lievi
              che sbocciano nel cielo come candidi fiori.

              Quando a volte dai torpidi suoi ozi una segreta
              lacrima sfugge e cade sulla terra, un poeta
              nottambulo raccatta con mistico fervore

              nel cavo della mano quella pallida lacrima
              iridescente come scheggia d'opale.
              e, per sottrarla al sole, se la nasconde in cuore.
              Charles Baudelaire
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                I lamenti di un icaro

                Gli amanti delle prostitute
                sono allegri, gagliardi e ben pasciuti;
                quanto a me, ho le braccia a pezzi
                a forza di abbracciare nuvole!

                È grazie agli incomparabili astri
                che ardono nel profondo del cielo
                che i miei occhi consunti
                non vedono che ricordi di soli.

                Vanamente ho preteso di trovare
                la fine e il centro dello spazio!
                Sento che la mia ala si spezza
                sotto non so che occhio di fuoco!

                e arso dall'amore del bello,
                non avrò l'onore supremo
                di dare il mio nome all'abisso
                che mi servirà da tomba.
                Charles Baudelaire
                Composta martedì 26 febbraio 2013
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                  Scritta da: Silvana Stremiz

                  Tristezza della Luna.

                  Questa sera la luna sogna più languidamente; come una
                  bella donna che su tanti cuscini con mano distratta e leggera
                  prima d'addormirsi carezza il contorno dei seni,
                  e sul dorso lucido di molli valanghe morente, si abbandona
                  a lunghi smarrimenti, girando gli occhi sulle visioni
                  bianche che salgono nell'azzurro come fiori in boccio.

                  Quando, nel suo languore ozioso, ella lascia cadere su questa
                  terra una lagrima furtiva, un pio poeta, odiatore del sonno,

                  accoglie nel cavo della mano questa pallida lagrima
                  dai riflessi iridati come un frammento d'opale, e la nasconde
                  nel suo cuore agli sguardi del sole.
                  Charles Baudelaire
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                    Scritta da: Anna Pacelli

                    L'albatro

                    Per dilettarsi, sovente, le ciurme
                    catturano degli àlbatri, marini
                    grandi uccelli, che seguono, indolenti
                    compagni di viaggio, il bastimento
                    che scivolando va su amari abissi.
                    E li hanno appena sulla tolda posti
                    che questi re dell'azzurro abbandonano,
                    inetti e vergognosi, ai loro fianchi
                    miseramente, come remi, inerti
                    le candide e grandi ali. Com'è goffo
                    e imbelle questo alato viaggiatore!
                    Lui, poco fa sì bello, com'è brutto
                    e comico! Qualcuno con la pipa
                    il becco qui gli stuzzica; là un altro
                    l'infermo che volava, zoppicando
                    scimmieggia.
                    Come il principe dei nembi
                    è il Poeta che, avvezzo alla tempesta,
                    si ride dell'arciere: ma esiliato
                    sulla terra, fra scherni, camminare
                    non può per le sue ali di gigante.
                    Charles Baudelaire
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