Le migliori poesie di Charles Baudelaire

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Scritta da: Lorenzo Mariani

Malasorte

Per sollevare un così grande peso,
Sisifo, il tuo coraggio ci vorrebbe!
Per quanto ardore s'abbia nell'impresa,
l'arte è lunga e il tempo è breve.

Lontano dalle sepolture celebri,
verso un cimitero isolato,
il mio cuore, tamburo velato,
va battendo marce funebri.

-Quanti gioielli dormono sepolti
nell'oblio e nelle tenebre,
lontano dalle zappe e dalle sonde;

quanti fiori effondono il profumo,
dolce come un segreto, con rimpianto,
nelle solitudini profonde.

Malasorte.
Charles Baudelaire
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    Scritta da: mor-joy

    Ti Adoro

    T'adoro al pari della volta notturna,
    o vaso di tristezza, o grande taciturna!

    E tanto più t'amo quanto più mi fuggi, o bella,
    e sembri, ornamento delle mie notti,
    ironicamente accumulare la distanza
    che separa le mie braccia dalle azzurrità infinite.

    Mi porto all'attacco, m'arrampico all'assalto
    come fa una fila di vermi presso un cadavere e amo,
    fiera implacabile e cruda, sino la freddezza
    che ti fa più bella ai miei occhi.
    Charles Baudelaire
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      Scritta da: Eclissi

      A una passante

      Urlava attorno a me la via assordante.
      Lunga, sottile, in lutto, maestoso
      dolore, alto agitando della gonna
      il pizzo e l'orlo con fastosa mano,
      una donna passò agilmente, nobile,
      con la sua gamba statuaria. Ed io,
      come un folle, bevevo nel suo occhio
      - livido cielo nel cui fondo romba
      l'imminente uragano - la dolcezza
      affascinante e il piacere che uccide.
      Un lampo... poi la notte! - O fuggitiva
      beltà, per il cui sguardo all'improvviso
      sono rinato, non potrò vederti
      che nell'eternità? In un altro luogo,
      ben lontano di qui, e troppo tardi,
      mai, forse! Perché ignoro dove fuggi,
      e tu non sai dove io vado, o te
      che avrei amata, o te che lo sapevi!
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        I lamenti di un icaro

        Gli amanti delle prostitute
        sono allegri, gagliardi e ben pasciuti;
        quanto a me, ho le braccia a pezzi
        a forza di abbracciare nuvole!

        È grazie agli incomparabili astri
        che ardono nel profondo del cielo
        che i miei occhi consunti
        non vedono che ricordi di soli.

        Vanamente ho preteso di trovare
        la fine e il centro dello spazio!
        Sento che la mia ala si spezza
        sotto non so che occhio di fuoco!

        e arso dall'amore del bello,
        non avrò l'onore supremo
        di dare il mio nome all'abisso
        che mi servirà da tomba.
        Charles Baudelaire
        Composta martedì 26 febbraio 2013
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          Scritta da: 164gio51vi

          Una carogna

          Ricordi tu l'oggetto, anima mia, che vedemmo quel mattino d'estate così dolce? Alla svolta d'un sentiero un'infame carogna sopra un letto di sassi,
          le gambe all'aria, come una femmina impudica, bruciando e sudando i suoi veleni, spalancava, con noncuranza e cinismo, il suo ventre pieno d'esalazioni.
          Il sole dardeggiava su quel marciume come volendolo cuocere interamente, rendendo centuplicato alla Natura quanto essa aveva insieme mischiato;
          e il cielo contemplava la carcassa superba sbocciare come un fiore. Il puzzo era tale che tu fosti per venir meno sull'erba.
          Le mosche ronzavano sul ventre putrido donde uscivano neri battaglioni di larve colanti come un liquame denso lungo gli stracci della carne.
          Tutto discendeva e risaliva come un'onda, o si slanciava brulicando: si sarebbe detto che il corpo gonfio d'un vuoto soffio, vivesse moltiplicandosi.
          E tutto esalava una strana musica, simile all'acqua corrente o al vento, o al grano che il vagliatore con ritmico movimento agita e volge nel vaglio.
          Le forme si cancellavano riducendosi a puro sogno: schizzo, lento a compiersi, sulla tela (dimenticata) che l'artista condurrà a termine a memoria.
          Dietro le rocce una cagna inquieta ci guardava con occhio offeso, spiando il momento in cui riprendere allo scheletro il brano abbandonato.
          - Eppure tu sarai simile a quell'immondizia, a quell'orribile peste, stella degli occhi miei, sole della mia natura, mia passione, mio angelo!
          Sì, tu, regina delle grazie, sarai tale dopo l'estremo sacramento, allora che, sotto l'erba e i fiori grassi, andrai a marcire fra le ossa.
          Allora, o bella, dillo, ai vermi che ti mangeranno di baci, che io ho conservato la forma e l'essenza divina di tutti i miei decomposti amori.
          Charles Baudelaire
          Composta martedì 13 dicembre 2011
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            Scritta da: Marianna Mansueto

            Inno alla Belleza

            Che importa che tu venga
            dall'Inferno o dal Cielo
            o mostro enorme, ingenuo, spaventoso!
            Se grazie al tuo sorriso, al tuo sguardo,
            al tuo piede penetro
            un infinito che ignoravo e che adoro?
            Che importa se da Satana o da Dio?
            Se sirena o angelo, che importa?
            Se si fanno per te - fata occhi, di
            velluto, ritmo, luce, profumo, mia regina-
            meno orrendo l'universo,
            meno grevi gli istanti?
            Charles Baudelaire
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              Scritta da: rainbow

              Tristezze della luna

              Nei suoi sogni la luna è più pigra, stasera:
              come una bella donna su guanciali profondi,
              che carezzi con mano disattenta e leggera
              prima d'addormentarsi i suoi seni rotondi,

              lei su un serico dorso di molli aeree nevi
              moribonda s'estenua in perduti languori,
              con gli occhi seguitando la apparizioni lievi
              che sbocciano nel cielo come candidi fiori.

              Quando a volte dai torpidi suoi ozi una segreta
              lacrima sfugge e cade sulla terra, un poeta
              nottambulo raccatta con mistico fervore

              nel cavo della mano quella pallida lacrima
              iridescente come scheggia d'opale.
              e, per sottrarla al sole, se la nasconde in cuore.
              Charles Baudelaire
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                Scritta da: Silvana Stremiz

                Tristezza della Luna.

                Questa sera la luna sogna più languidamente; come una
                bella donna che su tanti cuscini con mano distratta e leggera
                prima d'addormirsi carezza il contorno dei seni,
                e sul dorso lucido di molli valanghe morente, si abbandona
                a lunghi smarrimenti, girando gli occhi sulle visioni
                bianche che salgono nell'azzurro come fiori in boccio.

                Quando, nel suo languore ozioso, ella lascia cadere su questa
                terra una lagrima furtiva, un pio poeta, odiatore del sonno,

                accoglie nel cavo della mano questa pallida lagrima
                dai riflessi iridati come un frammento d'opale, e la nasconde
                nel suo cuore agli sguardi del sole.
                Charles Baudelaire
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                  Scritta da: Julie Gensini

                  Elévation (Elevazione)

                  Au-dessus des étanges, au-dessus des vallées,
                  des montagnes, des bois, des nuages, des mers,
                  par delà le soleil, per delà les éthers,
                  per delà les confins des sphères étoilées,

                  Mon esprit, tu te meus avec agilitè,
                  et, comme un bon nageur qui se pame dans l'onde,
                  tu sillonnes gaiement l'immensitè profonde
                  avec une indicible et male voluptè.

                  Envole-toi bien loin de ces miasmes morbides;
                  va te purifier dans l'air supérieur,
                  et bois, comme une pure et divine liqueur,
                  le feu clair qui remplit les espaces limpides.

                  Derrière les ennuis et les vastes chagrins
                  qui changent de leur poids l'existence brumeuse,
                  heureux celui qui peut d'une aile vigoreuse
                  s'élancer vers les champs lumineux et sereins;

                  Celui dont les pensers, comme des alouettes,
                  vers le cieux le matin prennent un libre essor,
                  - qui plane sur la vie, et comprend sans effort
                  le langage des fleurs et des choses muettes!

                  Al di là degli stagni, delle valli e dei monti,
                  al di là dei boschi, delle nuvole e dei mari,
                  al di là del sole, al di là dell'aria,
                  al di là dei confini delle stellate sfere,

                  Tu, mio spirito, ti muovi con agilità
                  e, come buon nuotatore che gode tra le onde,
                  allegro solchi la profonda immensità
                  con indocile e maschia voluttà.

                  Fuggi lontano dai morbosi miasmi,
                  voli a purificarti nell'aria più alta,
                  e bevi, come un puro liquido divino,
                  il fuoco chiaro che colma spazi limpidi.

                  Le spalle alla noia e ai vasti affanni
                  che opprimono col loro peso la nebbiosa vita,
                  felice chi con ali vigorose
                  si eleva verso campi sereni e luminosi;

                  Chi lancia i pensieri come allodole
                  in libero volo verso il cielo del mattino,
                  - chi si libra sulla vita e comprende senza sforzo
                  il linguaggio dei fiori e delle cose mute!
                  Charles Baudelaire
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                    Scritta da: Anna Pacelli

                    L'albatro

                    Per dilettarsi, sovente, le ciurme
                    catturano degli àlbatri, marini
                    grandi uccelli, che seguono, indolenti
                    compagni di viaggio, il bastimento
                    che scivolando va su amari abissi.
                    E li hanno appena sulla tolda posti
                    che questi re dell'azzurro abbandonano,
                    inetti e vergognosi, ai loro fianchi
                    miseramente, come remi, inerti
                    le candide e grandi ali. Com'è goffo
                    e imbelle questo alato viaggiatore!
                    Lui, poco fa sì bello, com'è brutto
                    e comico! Qualcuno con la pipa
                    il becco qui gli stuzzica; là un altro
                    l'infermo che volava, zoppicando
                    scimmieggia.
                    Come il principe dei nembi
                    è il Poeta che, avvezzo alla tempesta,
                    si ride dell'arciere: ma esiliato
                    sulla terra, fra scherni, camminare
                    non può per le sue ali di gigante.
                    Charles Baudelaire
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