Mauro Lanari

Nella frase "Sono sempre i migliori quelli che se ne vanno." di Anonimo
Spiegazione: "I 'salvati' del Lager non erano i migliori, i predestinati al bene, i latori di un messaggio: quanto io avevo visto e vissuto dimostrava l'esatto contrario. Sopravvivevano di preferenza i peggiori, gli egoisti, i violenti, gli insensibili, i collaboratori della 'zona grigia', le spie. Non era una regola certa (non c'erano, né ci sono nelle cose umane, regole certe), ma era pure una regola. Mi sentivo sì innocente, ma intruppato [intrappolato?] tra i salvati, e perciò alla ricerca permanente di una giustificazione, davanti agli occhi miei e degli altri. Sopravvivevano i peggiori, cioè i più adatti; i migliori sono morti tutti" (Primo Levi, "I sommersi e i salvati", 1986, p. 63). Darwinismo cosmico dove negl'onnipervasivi rapporti di forza prevale sempr'e comunque ciò che dispone di maggior "fitness", aka capacità parassitarie, predatorie, di sfruttamento e sopraffazione.
2 mesi e 4 settimane fa
Nella pagina del Film To Rome With Love di Woody Allen
In collaborazione con Orietta Anibaldi
Uno dei capolavori d'Allen, il suo lascito testamentario intriso di formaldeide come neppure "Il settimo sigillo" dell'amato Bergman. Se in "Basta che funzioni" (2009) l'aspirante suicìda ancora si salvava atterrando sulla donna che sarebbe diventata la sua futura compagna, stavolta fra Eros e Thanatos quest'ultimo vince senza riserve e la funzione esorcistica dell'umorismo s'arrende senza condizioni. Cupo e amarissimo, al cospetto del Tempo che schianta il desiderio amoroso di giovani e anziani e che irride l'effimera immortalità d'accatto della notorietà, ambientato nell'Urbe Eterna già scelta per analoghe conclusioni sia ne "L'imperatore di Roma" (1987) che ne "Il ventre dell'architetto" (sempre 1987), è un film disturbante da cui si prendono le distanze spacciandolo per ciò che non è, un'opera incentrata sui cliché del malcostume nostrano, una "vacanza romana" del (quello sì) macchiettistico newyorkese psiconevrotico, ossessivo e compulsivo. Troppo indigesto per poter essere compreso e apprezzato nel suo nucleo essenziale: il ventaglio completo delle sfaccettature identitarie di Woody triturate e annientate dinanzi alla Morte. "Ridi pagliaccio" fra stradine e viottoli laterali di matrice neorealistica, omaggio al meglio dell'arte italiana.
3 mesi e 1 settimana fa
Nella pagina del Film La La Land di Damien Chazelle
Non regge il confronto né con l'impossibile "Major Chords" fra De Niro e la Minnelli dello scorsesiano "New York, New York" (1977), né con la drammaticità del musical di Bob Fosse "All That Jazz" (1979), sfrutta la struttura stagionale del Kim Ki-duk del 2003 ("Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera"), mentr'il conclusiv'effetto "Sliding Doors" (1998) non è tra due mondi alternativi bensì paralleli (l'ontologico della realtà vera e lo gnoseologico del sogno fantasticato); inoltr'i lavori della coppia di protagonisti son'un'allegoria metacinematografica tanto car'all'Academy: lui musicista=l'audio, lei attrice=il video. Un "film on demand" per la notte degl'Oscar e così è stato.
1 anno e 3 mesi fa
Nella frase "Qui si fa l'Italia o si muore." di Giuseppe Garibaldi
"La seconda che hai detto" (cit.: https://www.youtube.com/watch?v=jYQWVnKEFRk).
1 anno e 3 mesi fa
Nella pagina del Film Black mass di Scott Cooper
Leggo un po' ovunque che l'indecisione registic'a dare alla gangster story un taglio preciso purchessia, epico, intimista, sociale, metaforico, sia stata salvat'in corner dal ritorno di Depp a un ruol'impegnato dopo la sin troppo lunga parentesi fra cose disneyane, burtoniane, improbabili commedie, ecc. Eppure, se il suo James "Whitey" Bulger non si dimentica è ancora per il mascheramento eccessivo, il makeup innaturale, le lenti a contatto azzurre, il naso e i capelli posticci da pasticciaccio in cui a far'il monaco sarebbe sufficiente l'abito e non i connotati psico-caratteriali. Così predomina "l'attore sul personaggio, l'interpretazione sulla finzione". Sono stati condotti anche troppi raffronti cogl'affreschi di Mann, Scorsese, Coppola, De Palma, Leone, "I Soprano". Mi limiterei al Depp di Dillinger che nel 2009 Mann rappresentò come moderno Robin Hood anticapitalista, e al "Fratelli" (1996) d'Abel Ferrara con le sue riflessioni vertiginose, mentre qui latitano entrambi gl'aspetti. Scott Cooper è un filmmaker "classico, minimalista, lontano da fronzoli autoriali", che forse si trova più a suo agio e dà il meglio di sé con plot e script in sintonia col proprio universo poetico (il dignitoso "Crazy Heart" del 2009), e invece si perde nella magniloquenza hollywoodiana d'un biopic mirante al blockbuster per lunghezza (123 minuti) e costi (53 milioni di dollari). Cast stellare con Joel Edgerton, Dakota Johnson, Peter Sarsgaard, Kevin Bacon, Benedict Cumberbatch sostanzialmente sottutilizzati quanto Depp.
1 anno e 3 mesi fa
Nella pagina del Film Boyhood di Richard Linklater
Sono "già nella Storia del cinema" pur'i 16mm girati da Warhol fra il 1963 e il '64: "Sleep", "Kiss", "Eat", "Blow Job", "Empire", camera fiss'anche per ott'ore e cinque minuti. Ma non sono considerati capolavori della 7a arte. Ciononostante Warhol dimostrav'ancora un senso della misura ipotizzando che "in the future everyone will be world-famous for 15 minutes": un quarto d'ora, non 2 or'e 40. Linklater tesse un'apologia della "banale e in fondo splendida quotidianità d'ogni giorno" (se è quotidiana, non può ch'essere d'ogni giorno) senza motivare tal'elogio d'uno yankeeismo rassegnato alla routine qualunquistica e dove la leggerezza di tocco registico non si distingue dall'impalpabilità del presunto lirismo. "Mentre ridipingono le pareti di casa prima di andarsene via, Mason cancella le righe con le quali la madre ha marcato sul muro la sua crescita in altezza nel tempo: [...] una scena che con pochissimo riesce a riempire gl'occhi di lacrime. Ed è creata con sensibilità sottilissima, come tutti gli altri momenti in cui 'Boyhood' mostra la sua anima più toccante." Ma se sono gli stessi protagonisti a rimanere per primi apatici, indifferenti, ebeti dinanzi all'evento, perché dovremmo sentirlo noi un "colpo al cuore"? Cos'è, fruizione proiettiva? L'unico cas'emblematico di dissapore tra figlio e padre è quando Hawke racont'a Ellar d'aver venduto l'auto che, secondo quest'ultimo, gl'era stata promessa come regalo per il suo 16° compleanno. E Hawke afferma di non ricordare una simile promessa. Ma un tempo che passa senza lasciare tracce, ricordi, memorie, ferite non può ch'essere antidrammatico e antidrammaturgico. N'esce un documentario asettico sull'odierna famiglia allargata, con l'immancabil'epilogo sul "cogli l'attimo" estremizzato sin'all'attimo che coglie noi. Filosofema davvero vertiginoso.
1 anno e 5 mesi fa
Nella pagina del Film Questione di Tempo di Richard Curtis
Richard Curtis stava pranzando con un amico quando venne fuori il tema della felicità. Dopo aver ammesso di non essere veramente felice nella vita, Curtis si rese conto che il giorno del pranzo, per lui, costituiva un tale giorno, e ciò lo portò a decidere di scrivere un film su "come si raggiunge la felicità nella vita ordinaria". (Curtis was eating lunch with a friend when the subject of happiness came up. Upon admitting he was not truly happy in life, Curtis realised that the day of the lunch, for him, constituted such a day, which led to him deciding to write a film about "how you achieve happiness in ordinary life"). La sua filmografia come regista ("About Time", 2013) e come sceneggiatore ("Yesterday", Boyle 2019) è incentrata sull'oltranzistica difesa d'una supina e accondiscendente arrendevolezza verso lo status quo, a suo dire avvalorata da bislacchi fallimenti di viaggi temporali e realtà controfattuali. Fortuna che ultimamente qualcun'osa dissentire: Chase Palmer in "Naked Singularity" (2021) e Greg Björkman in "Press Play" (2022).
1) Ridley Scott produce l'adattamento cinematografico del libro "A Naked Singularity" (Sergio De La Pava, 2008), opera prima di Chase Palmer che ha il pregio di mettere in chiaro, come non mai in un'opera cinematografica, la dicotomia fondante la filosofia del tempo: Voltaire contro Leibniz, il "Candide" (1759) contro la "Teodicea" (1710). "If this is the best of possible worlds, what then are the others?" (https://i.imgur.com/FoUfDz7.jpg), "Se questo è il migliore dei mondi possibili, cosa saranno mai gli altri?" (https://books.google.it/?id=FDgQ7brcUvsC&pg=PT22&dq=%22Se+questo+è+il+migliore+dei+mondi+possibili,+cosa+saranno+mai+gli+altri?%22). Il cambio di paradigma, la rottura dello schema gnoseontologico, avviene mediante la (fanta)scienza: trascendere le leggi giuridiche grazie alle possibilità fisich'e cosmologiche, l'ingiustizia del sistema tramite rettiliani e il "Gravitation" di Misner, Thorne e Wheeler (1973). Confuso? Perché non dovrebbe esserlo? Ancora nessuno ha dimostrato ch'il problema sia risolvibile, però almeno qui non ci si impantana nella boria disfattista d'un regista come Curtis o nel Nolan ch'inscena la neghentropia in uno sconclusionato spy-movie. I veri difetti di Palmer sono una fotografia pessima e, assieme a De La Pava, "il goffo miscuglio di toni e idee" (RT). Personalmente aggiungo la mancanza d'un punto di vista diverso e complementare: quello femminile tipo la protagonista Laura di "Press Play".
2) Laura vede in tv "La vita è meravigliosa" e si ribella all'atteggiamento leibniziano di Capra, il quale s'inventa un universo alternativo/parallelo pur di corroborare la tesi che stiamo vivendo nel migliore dei mondi possibili. Forse solo da un debuttante autore d'un teen movie ci si poteva attendere la sorpresa di trattare la questione della modificabilità del tempo con una tale spavalda sfrontatezza. Il punto di vista è femminile, perciò come grimaldello viene proposta la taumaturgia amorosa d'un magico fantasy. "The Butterfly Effect" (2004) ne era la versione maschile e scientista tanto quanto "Naked Singularity" col suo protagonista Casi. Soundtrack inascoltabile nonostante il primo vinile in mano a Harrison sia "Doolittle" dei Pixies (1989).
1 anno e 9 mesi fa
Nella frase "Elon Musk ha dichiarato che l'obiettivo..." di Mauro Lanari
Agente Smith: Desidero condividere con te una geniale intuizione che ho avuto, durante la mia missione qui. Mi è capitato mentre cercavo di classificare la vostra specie. Improvvisamente ho capito che voi non siete dei veri mammiferi: tutti i mammiferi di questo pianeta d'istinto sviluppano un naturale equilibrio con l'ambiente circostante, cosa che voi umani non fate. Vi insediate in una zona e vi moltiplicate, vi moltiplicate finché ogni risorsa naturale non si esaurisce. E l'unico modo in cui sapete sopravvivere è quello di spostarvi in un'altra zona ricca. C'è un altro organismo su questo pianeta che adotta lo stesso comportamento, e sai qual è? Il virus.
(Per gli anglofili)
Agent Smith: I'd like to share a revelation that I've had during my time here. It came to me when I tried to classify your species and I realized that you're not actually mammals. Every mammal on this planet instinctively develops a natural equilibrium with the surrounding environment, but you humans do not. You move to an area and you multiply and multiply until every natural resource is consumed. The only way you can survive is to spread to another area. There is another organism on this planet that follows the same pattern. Do you know what it is? A virus.
2 anni fa
Nella pagina del Film La Famiglia Belier di Eric Lartigau
Parecchio diverso dal remake yankee "CODA" del 2021, ruot'attorno alle locuzioni della parola "voce" per rimarcare alcuni punti: pamphlet politico sull'"aver voce in capitolo" e il "dar voce all'opinioni" contrarie a quelle dei potenti che "fanno la voce grossa", ed enfasi sull'educazione sentimentale, "la voce del cuore", espressione d'un amore carnale e non angelicato, il "cambiare voce degl'adolescenti". Si prende sul serio com'il donchisciottismo che cit'all'inizio ed è avaro d'emozioni sin'all'ultima mezzora, allorché, in linea con l'americanata, i discorsi lascian'il posto al silenzio della comunicazione non verbal'e le reciproche incomprensioni vengono superate.
2 anni e 2 mesi fa
Nella pagina del Film La ballata di Buster Scruggs di Ethan Coen & Joel Coen
Se la morte non fa sconti a nessuno, allora non è chiaro se sia più corretto che le storie si succedano intercambiabilmente così come la loro ventina di film o se sarebbe stato meglio soffermarsi solo s'una dando allo spettatore la possibilità d'identificarsi non con un'atmosfera metafisica ma con un singolo destino. Ancor meno chiaro è perché i Coen godano fin dall'inizio a sciorinare la loro misantropia, quasi che volessero attribuire a noi e al nostro brutale abbrutimento la causa della mortalità invece del contrario.
2 anni e 3 mesi fa