Scritto da: Andrea Bidin

Estenuante percettività


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...sentivo una necessità impellente.

Si dice che non sia semplice scrivere qualcosa e farselo davvero piacere. Si dice che gli altri apprezzino soprattutto ciò che noi non sopportiamo, e che per questo motivo dover continuare a lavorarci sopra possa diventare ancor più estenuante e frustrante. È il mestiere dello scrittore, come tanti altri impieghi spesso può non piacere, ma non per questo avrei smesso di praticarlo: avevo bisogno di vivere tutto quello che va a completare l'opera della scrittura, ossia le emozioni, l'ispirazione, la foga, la tensione, il sentirsi completamente rapiti da essa, bella o brutta che possa essere.

Scrivevo per vivere il piacere dello scrivere, piacere personale, piacere che si estendeva a tutti i miei sensi corporei.
Quell'opera non mi piaceva? Non aveva importanza. L'avevo conclusa, mi aveva fatto evadere dalla realtà facendomene vivere una alternativa, modellata completamente da me. Probabilmente l'avevo realizzata talmente bene e rispecchiava così a fondo la società che mi faceva schifo di conseguenza. Quella caratteristica poteva essere un motivo di vanto per molti. Lo era per me. In quel momento nient'altro aveva importanza.
E non scambiatelo per egoismo. Era solo istinto di sopravvivenza.
Cominciai a sentir freddo, l'acqua mi aveva completamente attraversato i vestiti ... [segue »]
Composto martedì 14 settembre 2010

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