Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)
I poeti
La sera i passanti
Tagliano per i parchi per risparmiare
strada.
Noi li vediamo.
O meglio, vediamo l'estremità della loro
sigaretta.
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La sera i passanti
Tagliano per i parchi per risparmiare
strada.
Noi li vediamo.
O meglio, vediamo l'estremità della loro
sigaretta.
Abbiamo nel cuore un solitario
amore, nostra vita infinita,
e negli occhi il cielo per nostro vario
cammino. Le spiagge i cieli, la riva
su cui sassi e rovi e il solitario
equisèto, e colli erbosi grassi
rioni, città dispiegate come
belle bandiere, e nude prigioni.
Questa è la nostra vita. Questi nostri
volti vagabondi come musi
di cani ci somigliano. Il vento
il sole le corolle rosse e blu,
i sogni mai sognati i nostri sogni.
Questa è la nostra vita e nulla più.
Ora soltanto
rinuncerò a pensarti
soltanto questo
se potessi vederti
dirti vorrei soltanto.
Sulla sua tomba un grappolo nutrito
non ha quel vecchio, ma soltanto un rovo
ed un pero selvatico che stringe
le labbra dei viandanti e inaridisce
la gola per la sete. Tuttavia,
se qualcuno si reca alla sua tomba,
preghi per Ipponatte perché dorma
e perché sia gentile finalmente.
Sgambettano i bambini davanti all'onda
ma sono troppo piccoli e leggeri
appena usciti dal paradiso terrestre.
Il mistero sta in questa totalità
non guarda in faccia nessuno
e sacrifica anche gli ultimi agnelli
resta la palma si piega e si rialza
un turista nuota, un altro galleggia senza vita.
Non era un sogno ero di nuovo nella città
che mi tenne nelle sue viscere un decennio
nella città che rodeva il meglio del mio corpo
passeggiai lento lungo il mare
le notti salii su alla Rocca
ero qui di nuovo, giravo
trasparente come se fossi nuvola
qui ho sprecato i miei anni spossati
che senza forza alcuna e senza potere
avevo consegnato alla voluttà.
Alla voluttà di una simile città.
Tutto quello che passa
per le tue mani
ha una dolce impronta
un senso giusto
un sapore di semi
si riscatta dall'onta
del suo essere plumbeo
ogni ruga si spiana
sull'arco della fronte
chi da te si diparte
a te ritorna
come un pane sparito
rifiorito nel forno.
Per amicizia
fai una catena che tenga
per essere legati
agli altri, a due a due,
una passeggiata, una ghirlanda
offerta da mani
che non possono muoversi
se non unite.
Queste tue mani a difesa di te:
mi fanno sera sul viso.
Quando lente le schiudi, là davanti
la città è quell'arco di fuoco.
Sul sonno futuro
saranno persiane rigate di sole
e avrò perso per sempre
quel sapore di terra e di vento
quando le riprenderai.
Non ho distolto il gesto
d'una mano
timida e bugiarda e senza forza
come già stanca
che voleva respingere la mia
e che poteva soltanto
per soffocar la mia preghiera
premere più forte le mie labbra
contro un cuore turbato.