Poesie inserite da Maresa Schembri

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Scritta da: Maresa Schembri
Sì. Detta così l'ispirazione:
la mia libera fantasia s'appiglia
sempre a quei luoghi dov'è umiliazione,
dov'è sporcizia e tenebra e indigenza.
Laggiù, laggiù, con più umiltà, più in basso, -
di là si scorge meglio un altro mondo...
Hai mai visto i bambini a Parigi
o sul ponte i poveri d'inverno?
Dischiudi gli occhi, schiudili al più presto
sul fittissimo orrore della vita,
prima che un grande nubifragio spazzi
tutto quello che c'è nella tua patria, -
lascia maturare il giusto sdegno,
prepara al lavoro le braccia...
E se non puoi, fa sì che in te si accumuli
e divampi il fastidio e la mestizia...
Ma di questo vivere mendace
cancella l'untuoso rossetto
e, come talpa timida, nasconditi
sotto terra alla luce ed impietrisci,
tutta la vita odiando con ferocia
e tenendo in dispregio questo mondo,
e, anche se tu non veda l'avvenire,
dicendo no alle cose del presente!
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    Scritta da: Maresa Schembri

    Senza accorgermene

    Senza accorgermene ho compiuto
    il giro di me stesso.
    Ho iniziato il racconto
    ma inavvertitamente
    sono arrivato alla fine
    ad illustrarmi, a nascondere
    nell'angolo del quadro
    la mia immagine.
    Con l'ultimo cabotaggio si conclude
    questa passione geometrica
    o forse solamente
    si arriva a prospettare
    la descrizione di un punto
    da infiniti altri punti.
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      Scritta da: Maresa Schembri

      Mi sono innamorata

      Mi sono innamorata
      delle mie stesse ali d'angelo,
      delle mie nari che succhiano la notte,
      mi sono innamorata di me
      e dei miei tormenti.
      Un erpice che scava dentro le cose,
      o forse fatta donzella
      ho perso le mie sembianze.
      Come sei nudo, amore,
      nudo e senza difesa:
      io sono la vera cetra
      che ti colpisce nel petto
      e ti da larga resa.
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        Scritta da: Maresa Schembri

        La Tenebrosa

        Crescevan nella tomba le unghia
        a Giuseppe, morto, adunche.
        Liquefatto gli gocciava il fegato.
        Nelle cave orbite senza luce
        aveva due tenere rotule di Ririrì.
        Dal cervello putrescente e dalla teca
        si sperdevan milioni di pensieri
        in filiere per i cipressi del cimitero.

        Dio verdolino come libellula, lì
        cercava di penetrare fra le estreme cellule.
        Ma gli oscurava a lampi la via,
        la Tenebrosa. Bolliva nel vicolo la pignatta - oh, quanto fonda! - di donna Riricchia.
        Nella valle in paura del vento, le canne. Picchia
        la notte sugli ossi secchi della tomba.
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          Scritta da: Maresa Schembri

          Silenzio

          Intorno a me
          i rumori di mezzanotte
          creano il silenzio.
          Fitta nebbia nera:
          l'oscurità
          dove ogni occhio umano
          si perde
          ma ritrovare sa
          la luce più forte
          in un solo granello
          di buio.
          L'ascesa dell'astro
          ogni cosa riluce
          quando all'aurora
          dilagare si sente
          il silenzio passato.
          È giorno...
          Il silenzio più assordante
          risveglia la vita:
          continuo martellare
          di chiodi
          sul corpo livido
          di chi aprì
          in croce... le braccia.
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            Scritta da: Maresa Schembri

            Anima assente

            No te conoce el toro ni la higuera,
            ni caballos ni hormigas de tu casa.
            No te conoce el nino ni la tarde
            porque te has muerto para siempre.
            No te conoce el lomo de la piedra,
            ni el raso negro donde te destrozas.
            No te conoce tu recuerdo mudo
            porque te has muerto para siempre.
            El otono vendrà con caracolas,
            uva de niebla y montes agrupados,
            pero nadie querrà mirar tus ojos
            porque te has muerto para siempre.
            Porque te has muerto para siempre,
            como todos los muertos de la tierra,
            como todos los muertos que se olvidan
            en un montòn de perros agapados.
            No te conoce nadie. No. Pero yo te canto.
            Yo canto para luego tu perfil y tu gracia.
            La madurez insigne de tu conocimiento.
            Tu apetencia de muerte y el gusto de su boca.
            La tristeza que tuvo tu valiente alegrìa.
            Tardarà mucho tiempo en nacer, si es que nace,
            un andaluz tan claro, tan rico de aventura.
            Yo canto su elegancia con palabras que gimen
            y recuerdo una brisa triste por los olivos.
            Non ti conosce nè il toro nè il fico,
            nè i cavalli nè le formiche di casa tua.
            Non ti conosce il bambino nè la sera
            perché tu sei morto per sempre.
            Non ti conosce il dorso della pietra,
            nè il raso nero dove ti distruggi.
            Non ti conosce il tuo muto ricordo
            perché tu dei morto per sempre.
            Verrà l'autunno con le conchiglie,
            uva di nebbia e monti aggruppati, ma nessuno vorrà guardare i tuoi occhi
            perché tu sei morto per sempre.
            Perché tu sei morto per sempre,
            come tutti i morti della Terra,
            come tutti i morti che si scordano
            in un mucchio di cani spenti.
            Nessuno ti conosce. No. Ma io ti canto.
            Canto per dopo il tuo profilo e la tua grazia.
            La grande maturità della tua intelligenza.
            Il tuo appetito di morte e il gusto della sua bocca.
            La tristezza che ebbe la tua coraggiosa allegria.
            Tarderà molto a nascere, se nasce,
            un andaluso così puro, così ricco d'avventura.
            Canto la sua eleganza con parole che gemono,
            e ricordo una brezza triste negli ulivi.
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