Poesie inserite da GIUSEPPE BARTOLOMEO

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Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO

La piazza di Cirigliano

Seduti all'ombra del castello
si passa il giorno chiacchierando,
appoggiati al bastone della vita
masticando i propri malanni.

Così ricordo l'unica Piazza
del mio bel paese lucano
con i vecchi seduti sulle pietre
e le donne chiuse negli scialli.

Da piccolo una fontana cantava
guardando un'aquila gialla
mentre giocavo con un cannone
immaginandone gli spari.

Passava un asino o un mulo
fiutando gli angoli e i muri.
Il fruttivendolo vendeva
il verde degli orti di Aliano.

Il tempo lo scandiva il fabbro
o l'autobus di Stigliano.
Il paese respirava sul burrone
guardando la fiumara e Gorgolione.
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    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO

    La cappella della grotta di Cirigliano

    Sono nato quando il mondo era bambino
    giocavo con l'acqua, il sole e la luna,
    gli alberi mi baciavano con l'ombra
    in un mondo selvaggio senza paura.

    Sono vissuto in alto su in montagna
    ho sentito passare i primi lucani,
    il vagito di Gorgoglione e Cirigliano
    quando si viveva con gli animali.

    Un giorno caddi qui nella valle,
    mi accolsero funghi e ginestre.
    I briganti correvano sui muli
    e la vigna sostituì la foresta.

    Un brigante trasformato in penitente
    mi accarezzò con la mano tremante.
    Mi disse: "Ti trasformerò in Cappella
    aprendoti l'anima dal di dentro".

    Sono un masso errático ormai vecchio
    col cuore di un brigante convertito.
    Ai passanti stanchi che si fermano
    offro silenzio, pace e pentimento.
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      Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO

      All'acqua Furr

      Cammino sotto boschi di querce
      all'odore di funghi e ciclamini.
      Mi bagna un tenue sole autunnale
      su umide foglie cadute nel mattino.

      Ci sono ombre piene di mistero
      dietro tronchi alti e snelli.
      L'acqua pura e cristallina
      parla delle viscere della terra.

      È un giorno del sud come tanti
      vissuti camminando da soli.
      Il bosco è come un lenzuolo
      ti copre quando sei fatto uomo.

      Oggi sono qui dopo tanti anni
      ascolto le campane dei buoi.
      Un odore di arrosto paesano
      e molta nostalgia nel cuore.

      Cammino in un bosco di querce
      all'acqua Furr di Cirigliano
      dove gli zoccoli dei cavalli
      sono trasformati in focolare.
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        Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO

        Cirigliano

        Una torre al centro della valle
        guarda i voli delle rondini.
        Una piazza piena di silenzi
        saluta anziani seduti all'ombra.

        È un paese con una sola strada,
        coda di una stella cadente
        accesa con lucciole della notte
        quando la sera si veste di stelle.

        Il giorno si sveglia col banditore
        pieno di notizie e sillabe rotte.
        Nella piazza si vende qualcosa:
        mamma ascolta senza rumore.

        È un paese dell'austera Lucania
        a odore di basilico e vino cotto.
        Il carnevale ha lasciato nei mesi
        l'impronta di gente fiera e serena.

        Una torre al centro del paese
        saluta residenti ed emigranti.
        Conserva l'eco dei suoi abitanti
        accompagnandoli fino al camposanto.
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          Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO

          Il flautusta del bosco

          Pomeriggio di sole sotto il bosco fluviale:
          gli uccelli ascoltano la quiete del tempo,
          i passi misurano la serpe del cammino,
          un flauto è muto all'ombra d'un albero
          sostenendo il sogno di un bambino.

          Non ci sono rumori sulla verde riva
          solo macchie di ali bianche
          adagiate sull'acqua che scorre,
          colli azzurri di anatre che danzano
          sui fili di luce che filtrano dai pioppi.

          Pomeriggio di colori invernali
          in questo mese di gennaio
          con alberi senza foglie morte
          e fiori che ancora devono arrivare.
          Da lontano il flauto inizia a suonare:

          Sono note di labbra sorridenti
          insieme al cinguettio di un uccello.
          Un airone grigio becca le note
          del flauto di un uomo solo.
          Il bosco ha rotto il suo silenzio.

          Il fiume scende gelido nel tramonto,
          l'uomo cammina con i suoi pensieri,
          trattenendo la luce nei suoi occhi.
          Resta sola la voce del flauto
          a salutare il fiume e la notte.
          Composta martedì 30 novembre 2010
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            Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
            Meravigliarsi delle piccole cose
            è la filosofia degli umili,
            la voce profonda del cuore,
            l'amore pieno di silenzio,
            la perfezione della luce
            che ci avvolge.

            Meravigliarsi delle cose
            è guardarsi negli occhi,
            maturare nella ricerca
            vivere la semplicità.
            È essere se stessi.

            Meravigliarsi della propria ombra
            è la misura del giorno
            che ci accompagna;
            è il metro muto dell'uomo
            che cresce e muore.

            Meravigliarsi delle piccole cose
            è l'antitesi dello spettro
            dell'oscurità.
            È la luce del giorno
            racchiusa nelle mani
            che ti ascolta
            e ti spinge lontano.
            Composta mercoledì 30 novembre 2011
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              Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
              Il freddo scende dalla montagna
              insieme ai lupi della memoria:
              sfiora le guance d'un bambino
              leggendo lo sguardo d'un anziano.
              Aspira il profumo d'una donna,
              lacerando manifesti e messaggi.

              Avanza il freddo di febbraio
              sul selciato d'una via stretta.
              Sibila insieme a una sirena
              nella città misteriosa e deserta.
              I passeri già sono sotto le tegole,
              le colombe nei buchi del tempo.

              Il freddo uccide i miei ricordi
              appesi a corde di due balconi:
              in uno intravvedo l'infanzia
              nell'altro una barca sulle onde.
              A prua c'è il sorriso di mia figlia
              a poppa il vento che ci spinge.

              Camminiamo insieme al freddo
              sotto un cielo senza buchi neri.
              Il giorno è pregno di tempesta:
              pezzi di colore danzano nell'aria
              sono petali di fiori freschi
              lanciati da mia moglie
              dalle nostre finestre aperte.
              Composta mercoledì 2 febbraio 2011
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                Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                Si è ancora immaturi alla vita.
                Il sole continua il suo corso,
                gli occhi sono pieni di giorni
                perduti a guardare le mani
                bagnate di notte.

                Cosa si spera nel mattino?

                La vita si allunga sui monti,
                il cuore si rannicchia all'ombra.
                È meglio vivere meditando
                poggiati a tronchi di cristallo.

                Ascoltiamo il severo messaggio
                quando l'acqua scende violenta
                nel fiume in piena.

                Soli davanti al camino acceso
                il gatto insegue le fiammelle,
                il fuoco si riempie di silenzio
                mentre la nostra vita matura
                e ci aspetta.
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                  Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO

                  Ascoltare le montagne

                  Ascoltare le montagne in silenzio
                  è vivere l'innocenza del tempo,
                  tradurre messaggi secolari,
                  volare su ali bianche di uccelli.

                  Camminiamo su montagne di ieri
                  cercando nidi di pace.
                  Cerchiamo la speranza nel domani
                  con il tozzo di pane di oggi.

                  Siamo l'uomo di sempre:
                  col segno di Caino in fronte,
                  il sangue di Abele nella vigna,
                  la torre di Babele negli occhi.

                  Ascoltare la pace della montagna
                  richiede un cuore di bimbo,
                  gli occhi di una madre vera
                  e il silenzio racchiuso in un'eco.
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                    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO

                    Preghiera

                    Non guardarmi, mio Dio,
                    come il sole in pieno giorno,
                    come il mattino guarda il mare
                    quando l'onda batte sullo scoglio.

                    Guardami in un'ora inconsueta della luce,
                    in un'ora di pieno silenzio
                    quando il dolore è pace.

                    Non voltarmi le spalle
                    Quando crocifiggo il giorno.
                    La notte ha perduto la battaglia,
                    l'ombra muore sotto il muro
                    quando spunta l'alba.

                    Guardami con il tuo sorriso
                    Più che lo specchio il mio volto.
                    Quando il chiarore si chiude nel cuore
                    Temo il silenzio fatto parole.

                    Non abbandonarmi, Signore.
                    Conosco le tue mani e le tue spine,
                    conosco molte strade aperte.
                    Sono foglia che vacilla
                    con il vento della sera.

                    Guardami, Signore della luce,
                    quando gli occhi ti cercheranno
                    sotto un cielo senza più stelle.
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