Poesie inserite da Davide Bidin

Questo utente ha inserito contributi anche in Frasi & Aforismi e in Racconti.

Scritta da: Davide Bidin

La Ballata del Garguille

Di marmo, pietra e sogni infranti
nel Mardi Gras e comparati annessi
osservo l'uomo nell'alba grigia
d'un finito sole.
Nel carnevale s'intona l'essere,
fragoroso, incoerente, protestante,
dalla cattedrale scrosto la speranza,
l'ode
del vento d'occidente.
Nuovi sogni, ormai sorti
e nuove bombe esplose
liberarsi dai passati
non è che trovarsene di nuovi
e la paura che io imponevo,
dalla guglia e dal rosone,
appartiene a questa foga
indole di negazione.
Ma il sogno s'assopisce
l'attimo si fa quieto
la muta rende carne
per lo scheletro marmoreo.
Sollevare l'acciarino
in un impulso d'autarchia,
distogliermi lo sguardo
per non fronteggiar più il cielo
non ha estromesso le paure
né ha cessato il bisogno
di un eroe da contemplare
nella compiacenza
che dà
il sogno.
La folla cerca nuovi miti
a cui delegar la lor morale
a cui affidare i principi
a cui
sembrare.
Tenero Gargouille spaventato,
soffro in silenzio l'evoluzione
che nei molti ha portato
illusione d'assoluzione.
Il fraintendimento d'esser cresciuti
il turbamento di non saper cercare
un senso alla vita
senza farselo prestare.
Meglio l'ebano el mercurio
chel banale boccheggiare
nel silente plenilunio
di chi non sa accettare
di chi non vuol porre
la domanda assai melensa.
Perché io credo d'esser?
Di che elemento, voglio composta,
la mia
esistenza?
Composta lunedì 2 aprile 2012
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Davide Bidin

    Milano in una mattina di Febbraio

    Ora piove
    mattina di metà febbraio,
    Milano sembra più
    sincera
    quando fuori piange
    si sente la scalma
    dei rinnegati
    farsi largo timida,
    gioca crepitante su un oceano
    di attese incolpe
    e aspetta placida
    il lungo passaggio
    nel nessun dove.
    La città grigia e umida
    cita Marinetti nei rumori freschi
    del mattino
    la neve, ormai, si scioglie
    nell'acqua di pozza
    il rivolo rimpolpa la siepe
    il sapore di tranquilla rivolta
    di una vita che non si ripete
    e che ha bisogno di adeguarsi.
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Davide Bidin

      In Lode Dell'Asino

      O sant'asinità, sant'ignoranza,
      santa stoltezza e pia devozione,
      qual sola puoi far l'anime si buone
      che umano ingegno e studio non l'avanza.
      Non giunge faticosa vigilanza
      d'arte qualunque sia o invenzione,
      né dei sapienti contemplazione,
      al ciel dove ti edifichi la stanza.
      Che vi val (curiosi) lo studiare,
      voler sapere quel che fa la natura,
      se gli astri son pur terra, fuoco e mare?
      La santa asinità di ciò non cura,
      ma con man giunte e in ginocchio vuol stare
      aspettando da Dio la sua ventura.
      Nessuna cosa dura
      eccetto il frutto dell'eterna requie,
      la qual ci dona Dio dopo le esequie.
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: Davide Bidin

        Il Dolore del Vincitore

        Trattenere in pugno i frutti di una vita
        varcare la soglia verso l'infinito
        difficilmente permette di sciogliere le dita
        può abbaggliar tutto ciò che nel tempo hai appreso
        ma c'è sincera estasi nello scoprire
        apparire con eccesso morale
        così come essere, altro non è, che sembrare
        riuscire a distaccare la propria coscienza
        percepire come in un occhio
        attraverso nuova, stupenda ignoranza
        il mondo si scopre, le luci, poi, vorticano
        Il tuo cruccio rosso olandese
        vedere le cose come dovrebbero essere
        lodare il mondo col male che mente
        e dalla collera, fin nella pazzia
        vivere il colore, cambiare il nero col blu
        per chi l'ammira insistente, malattia del vivente
        lottare per essere Vincente.
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: Davide Bidin

          La Ballata della Vergogna

          Che bello constatare
          quale vessazione c'è nella vergogna
          come l'individuo riesca a massificare
          anche la critica sociale

          urlar oltraggiosa solfa
          decantar la tragica lonza
          gridare allo scandalo, alla carogna
          sconvolti da quanto s'è infame

          eppure quando vedesti un vecchio rubare
          perché non aveva soldi per saziarsi
          hai abbassato lo sguardo
          impietrito da un disagio palustre

          Rimanesti immobile, fingendo disinteresse
          una denuncia mai avrei proposto
          ma per nessun danno arrecare
          impensabile un furto in sodalizio trasformare?

          molto facile delirar vergogna
          quando si è in salvezza indifferente
          molto meglio una mano tendere
          che essere voce della gente.
          Composta venerdì 2 dicembre 2011
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: Davide Bidin

            Stuprato è l'amore

            Amore e Ossessione
            son troppo spesso confusi
            non solo da chi
            mai
            ha analizzato i due aspetti
            ma anche dagli artisti
            dai poeti.
            Per questo odio parlar d'amore
            usando questa,
            stuprata,
            parola
            è un'eccezione, oramai
            banalizzata
            dai volti dei vuoti
            ansimanti,
            amanti
            e non è contro il sesso
            questa poesia
            ma contro il milione
            tra noia e peccato
            di cuori, di baci, di triti e ritriti
            canzoni uguali
            ad esse stesse
            che battibeccano
            tra millenni, compresi,
            di ovvi cadaveri lieti
            di felicità anestetica
            morfina e dopamina
            sputati sul foglio
            in un gorgo di noia
            la mia bile non trova più pace.
            Composta domenica 10 luglio 2011
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: Davide Bidin

              La Ballata dell'Apatia

              Quante feste finite con sbornie
              e quanti amori terminati così
              la religione è per chi dorme
              stanotte ci eleviamo più sù
              sigarette bagnate in un posacenere
              mozziconi che non vedremo più
              e la luna ancora rivive
              alle dieci la si può vedere.
              cicca dentro il cesso del bagno
              uno sputo, che male ti fa?
              E un cicchetto ancora,
              dormirà la città?
              mentre cigoli piano tra
              un barbiere e un kebab
              di notte lo vedi brillare,
              il volto della civiltà
              e paura puoi sentire
              in questo oceano di noia
              e ti dici "domani sarà un altro giorno,
              un'altra avventura"
              uguale alla prima eterna stesura
              un libro ossuto, astruso nel bar
              degli annoiati che di sera vanno
              cercando d'accecare la verità.
              Composta mercoledì 29 giugno 2011
              Vota la poesia: Commenta
                Scritta da: Davide Bidin

                Le Lacrime Estive

                Quando i giorni passano
                e il vento gioca coi ciuffi
                e la luna coi grilli riposa
                ripeti in mente parole donate
                frammenti di emozioni perfette
                a cui devi qualcosa
                non per me questi indegni versi
                ma per altri lo faccio
                lo faccio per loro,
                dolci creature del caos.
                lo faccio per Hikmet
                e per le lacrime a me donate
                lì, alle porte di Madrid
                o laggiù a Varsavia
                sul treno della malinconia.
                lo faccio per Bukowski
                l'uomo dai meravigliosi occhi
                lo sprezzante giocatore di ordinarie follie.
                L'uccello azzurro ora è libero.
                davvero!
                A padre Pasolini
                so che è orrendo conoscere i peccati
                della mia nazione
                dai calzoni grigi delle persone anziane.
                ti confido il mio dolore
                Alla sconfinata assurdità di Lovecraft
                poiché egli, più di altri
                ha saputo vedere oltre il
                pallido velo
                di questa cosa che ci ostiniamo a chiamare
                realtà
                e adoro il beat, come si possono odiare i beatnik?
                Sentendo Ginsberg urlare dei giramondo sui binari morti
                Burroughs alla cerca dello yage rivelatore
                Kerouac e Cassady trovando la strada, sulla strada
                e Corso, il più grande poeta che la libertà sa regalare
                Corso che bazzicava senza sosta nel suo, campo mentale
                Corso che dorme a fianco di Shelley nella città eterna
                "the lone and level sands stretch far away"
                a tutti voi la mia pace più greve.
                E non dimenticatevi la voce di Palazzeschi
                che come Cecco ha divelto le porte
                della parola
                giungendo alla sordida mente attraverso
                un nascondiglio fuori dalla natura
                leggete il verbo da lui mosso sul viso
                ha ucciso?
                E tutti coloro che ho letto finora
                e chi ancora leggerò un domani
                e di chi non leggerò una parola
                grazie per ciò che avete fatto
                o farete
                poiché di voi è composta l'essenza dell'uomo.
                Vota la poesia: Commenta
                  Scritta da: Davide Bidin

                  Fregatene del mondo

                  Ma se davvero
                  l'unica cosa che per te conta
                  è l'indifferenza
                  il fregartene della gente
                  il disinteresse del tutto
                  dimmi
                  perché dici quest'accozzaglia di cazzate
                  che non è tuo interesse far sapere agli altri?
                  Perché desideri che chiunque sappia
                  quanto sei patetico?
                  Piccolo, immaturo, bambolo di peltro,
                  piagnisteo antropomorfico
                  zittisci le tue lacrime
                  tornatene nell'angolo a prendertela
                  col la tua inutilità
                  e non seminare intolleranza
                  verso il cambiamento.
                  Se proprio vuoi essere d'aiuto
                  impiccati
                  è meglio lasciarsi fottere dal mondo
                  che interessarsi
                  anche per un solo, ameno istante,
                  di te.
                  Composta domenica 5 giugno 2011
                  Vota la poesia: Commenta
                    Scritta da: Davide Bidin

                    Comare Coletta

                    "Saltella e balletta
                    comare Coletta!
                    Saltella e balletta!"

                    Smagrita, ricurva, la piccola vecchia
                    girando le strade saltella e balletta.
                    Si ferma la gente a guardarla,
                    di rado taluno le getta denaro;
                    saltella più lesta la vecchia al tintinno,
                    ringrazia provandosi ancora
                    di reggere alla piroetta.
                    Talvolta ella cade fra il lazzo e le risa:
                    nessuno le porge la mano.

                    "Saltella e balletta
                    comare Coletta!
                    Saltella e balletta!"

                    – La tua parrucchina, comare Coletta,
                    ti perde il capecchio!
                    – E il bel mazzolino, comare Coletta,
                    di fiori assai freschi!
                    – Ancora non hanno lasciato cadere
                    il vivo scarlatto.
                    – Ricordan quei fiori, comare Coletta,
                    gli antichi splendori?
                    – Danzavi nel mezzo ai ripalchi,
                    n'è vero, comare Coletta?
                    Danzavi vestita di luci, cosparsa di gemme,
                    E solo coperta di sguardi malefici, vero?
                    – Ricordi le luci, le gemme?
                    – Le vesti smaglianti?
                    – Ricordi gli sguardi?
                    – Ricordi il tuo sozzo peccato?
                    – Vecchiaccia d'inferno,
                    tu sei maledetta.

                    "Saltella e balletta
                    comare Coletta!
                    Saltella e balletta!"

                    Ricurva, sciancata,
                    provandosi ancora di reggere alla piroetta,
                    s'aggira per fame la vecchia fangosa;
                    trascina la logora veste pendente a brandelli,
                    le cade a pennecchi di capo il capecchio
                    fra il lazzo e le risa,
                    la rabbia le serra la bocca
                    di rughe ormai fossa bavosa.
                    E ancora un mazzetto
                    di fiori scarlatti
                    le ride sul petto.

                    "Saltella e balletta
                    comare Coletta!
                    Saltella e balletta"
                    Vota la poesia: Commenta