Le migliori poesie inserite da Davide Bidin

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Scritta da: Davide Bidin

Miracolo Estatico

Cangianti lembi azzurri
Ammiro nel bagliore
Di mille candele
Anche tra la nebbia più greve
Nulla non mi farebbe vedere

Il tuo sguardo

Ciò che rende... te
Le parole non posson definire
Ciò che un'emozione... sola
Può far capire
Il mare in cui mi trovo è tuo

Il tuo azzurro

Qualcosa di eterno
Nella sua fragile essenza
Il piacere ch'è semplice
Provo in quest'attimo di estasi
Contemplo l'infinito

Le tue stelle

Rispecchiano il mio tetro volto
Ch'è immobile impietrito
è rivolto solo a te
Con la titubante accettazione
Dell'omonimo innamorato

Quando mi getto
Negli occhi tuoi
Anche il Destino m'invidia
Non può veder
La magia che da te

Si fa sorgente pel mio dolente cuore

i tuoi miracoli d'amore.
Composta venerdì 18 dicembre 2009
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    Scritta da: Davide Bidin

    La Ballata Dell'Ironico Recluso

    A me interessa derider voi cretini
    quando sento il vostro vociferare
    l'indignazione delle vostre ferite
    il lascito crepuscolare di cose
    che voi non capite

    Ridere della morte e della sua paura
    della prefettura e della clericazia
    della morale che grida stuprata
    dei feti buttati tra i prati
    delle piante a cinque punte recluse per esser nate

    Io rido, mi diverto, sorrido e derido
    Se domani dovessi morir per uno sparo
    con cancro o per un incidente
    riderei col mio spettro sulla tomba
    scritta sulla lapide marmorea "cazzo ti guardi?"

    Aspetterò con corna d'orate o l'ali rattoppate
    Voi che passando mi guarderete disgustati
    "un cimitero con queste scritte ma che schifo"
    Poi un giorno un bambino, un uomo nuovo
    camminando riderà come uno stitico.
    Composta mercoledì 2 giugno 2010
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      Scritta da: Davide Bidin
      Come puoi star solo?
      In questo mondo che vomita in volto
      sbuffate d'esistenza avariata
      Come puoi star solo?
      mentre
      corri in cerca di quell'anfratto che chiamiamo
      serenità
      eppure ci rendiam conto della
      "gutturale inefficienza"
      del nostro desiderio
      siam sempre soli eppure
      in quest'epoca di unitarietà globale
      rigurgitante personalità sparse
      ed aspre
      che non ci appartengono
      di inutili amene convinzioni
      marcescenti
      chi può davvero ritenersi solo?
      io mi sento solo
      certe volte
      quando sono in casa chiuso
      dove
      a malapena odo i rumori assordanti
      e inconcludenti provenienti dal mondo
      e m'isolo lieto a scrivere farse
      ugualmente inconcludenti
      su persone che son davvero sole
      dentro me soltanto
      senza aspettarmi un saluto
      un ringraziamento
      o una flebile parola
      solo allora son solo
      solo allora
      ma voi
      tutti gli altri
      e me
      come possono definirsi soli?
      basta accendere uno schermo invisibile
      per capire che tutta la merda che addosso ti cala
      tutto il liquame eruttato da coloro che non vogliono esser soli
      a cui schifa questa baluginante essenza,
      la merda da cui traggo giovamento
      non è altro che niente trasfigurante
      e allora son solo
      l'unico motivo per cui esco ancora di casa
      e capire quanto poco le persone
      han da dire
      e quanto, al contrario
      io ho da dire su loro.
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        Scritta da: Davide Bidin
        Gente, il sesso non è mai stato
        altro che una miscela
        di corpi che fanno l'uno
        per l'altro
        ciò che piace
        a loro e all'evoluzione
        fare
        per desiderio
        o disperazione
        o necessità
        Non hanno alcun scopo
        se non l'amore
        e lo scopo della vita
        I sessualisti
        sono prodotti del sesso
        Siamo fatti del sesso
        Il sesso ha fatto l'Esercito della salvezza
        Siamo sesso
        Non c'è nulla di Oscuro
        intorno a questa magia
        E quelle fitte di desiderio
        che vi fanno star male
        Quei sogni impensabili
        che vi riempiono di dubbi
        - finché gioie selvaggie sgorgano
        da uno spirito entusiastico
        mangiate la polvere! GRIDATE!
        Grazie a Dio i pensieri
        eccitano quanto la carne
        Grazie a Dio c'è un posto
        in tutto questo lui e lei
        e lui e lei
        e lei e lui
        per un me e me -.
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          Scritta da: Davide Bidin

          Ciò che non Appare

          Odore di gelsomino
          Spruzzata d'olio tra i carruggi
          Pozzanghere mezze piene sui cigli delle strade
          Sprazzi di nubi che muovon il vento

          Il sole che fa capolino aldilà del monte
          Mentre il mare saluta la sera con l'onde
          Il sale incalza tremante le ultime anime attardate
          Venere abbaglia come luna novella

          Cammino ancora tra le vie scoscese
          Cercando invano un motivo
          Che mi porti sulla strada principale
          e mi perdo nascosto in quel portone

          Mi fermo a terra, lo spettro sulla spalla
          Un po' di fumo dalla bocca
          Rende tutto più eloquente
          i marmi sul terreno abbagliano come polvere di stelle

          e una ragazza dai capelli paglierino s'avvicina
          Girato l'angolo da due passi e mi guarda col sorriso
          è giunta anche lei su quel portone e io a terra seduto
          Mi passa accanto e torna tra i carruggi della sera.
          Composta sabato 17 aprile 2010
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            Scritta da: Davide Bidin

            Requiescat In Pace

            Ho letto troppe tombe
            Per riposare in pace
            Per tacere
            Mentre fuori ancora
            Piove

            Ho letto troppe lapidi
            Con inciso il loro nome
            Per capire che il mondo
            Non rimane
            Alla sola indignazione

            Son stato al patibolo
            Ricordo i nomi
            Gridati dai corpi esposti
            Distrutti e depredati
            Trangugiati

            c'era un ragazzo che camminava
            Perché la cosa giusta non è mai fermarsi
            Aveva uno spettro
            Quello del cambiamento
            Che con la mano sul ventre l'accarezzava

            c'era un Intelletuale che sapeva
            Ma la conoscenza come ogni cosa
            Se è troppo concentrata
            Va purgata
            La penna ferisce ma non uccide

            c'era un Generale che combatteva
            Non per fierezza né potere
            Ma per guardar negl'occhi i figli
            l'hanno ammazzato
            Perché le lacrime non hanno onore?

            C'era un Credente che predicava
            Una politica d'unione
            Uno stato non di croci ma di cuori
            Ma gli stolti non han bandiera
            Soprattutto i burattini

            c'eran due Compari a caccia di lupini
            Portaron la primavera
            Quando il gelo ghiacciava il sole
            Speranza nel domani
            Vivran sulle nostre gambe

            Ci son tante anime
            Che dormon in collina
            Il loro grido sordo
            Strugge le mie orecchie
            Attarda la mia mente

            Muoion folli i muti
            Mi scopro a ricordar la lor vita
            Con gocce che scendon dalle guance
            Con denti serrati e stretti
            Mentre fissano la luna

            Splendido il ricordo
            Qualcosa, anche se poco
            Perché in giorni come questo
            Solo la morte mi da la forza
            Di alzarmi ancora per sperare.
            Composta martedì 13 aprile 2010
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              Scritta da: Davide Bidin

              Buonanotte Notte

              Fuori sul cornicione
              Con una sera d'estate accerchiante
              Sarà il giorno che chiude il pensiero
              Malinconia depravante

              Una bud nello stomaco
              Una lucky nei polmoni
              La coscienza di non esser buoni
              La finzione dei condannati

              La luna mi consola
              In questa infame notte
              Sapere di costrizione
              Ingiuriare la sorte

              Pensare alle persone
              Al loro trangugiare
              Al disio di morte
              e lo spettro d'invecchiare

              Passan gli anni veloci come ore
              Pazzia nelle stelle, Pazzia nella luna
              Che il cielo preserva e dicon
              Porti sfortuna

              Grido la canzone lugubre
              La coscienza mi protegge
              Non urlo, verbeggio
              Per le anime in pena ch'odono il canto

              Malinconia negl'astri e nei mattoni
              Le dita copron gl'occhi per non vedere
              Anche un insano uomo
              Non è mai condannato

              Alzarsi ancora
              Il freddo sulle mani, il calore delle guancie
              Il sogno di un bacio
              Distante

              Solo mi guardo attorno, nel silenzio
              Una bugia serale
              Nell'ultimo sorso di birra
              Ammiro file di fuochi, dove il respiro divampa.
              Composta sabato 15 maggio 2010
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                Scritta da: Davide Bidin

                La Notte non si chiede chi Io Sia

                Qualcosa di nuovo mi è apparso
                mentre camminavo nella notte
                un silenzio che tutto copriva
                come se il mondo fosse, in totale
                simmetrica e composta beltà stridente
                come se niente fosse al posto sbagliato
                dalla cigolante panchina nel prato
                al rivolio inquinato dai cocci verdastri
                fin dalle lontane fronde dell'abete struccato
                silenzio e nulla, se non
                la notte ch'è tutto e niente
                non cerca, non lamenta, né condanna
                perché, essenzialmente, non le interessa
                del barbone che gira pei viali illuminati
                da un'oscura luna
                dalla nuvola arancia che copre il mondo
                di una città periferica
                un piccolo angolo di buio
                che risplende come raggiante e silente
                hotel alla fine del mondo
                la notte
                se ne frega del viandante
                che son io
                che, errabondo scivola nelle strade scapestrate
                corrucciate da, un'immobile, pozza d'acqua
                mentre tra le sterpi più alte si vede il riflesso
                d'un rovo dalle acute spine
                alla notte non importa cosa ricerca
                quel piccolo uomo
                che son io
                perché nella sua fresca lentezza al passaggio
                non nota la cerca ostinata
                di cosa, non si chiede
                forse, un fiato di labbra rubate
                forse, l'ultimo bicchiere di rosso shiraz
                forse, ancora, un suono non rivelato
                o ancora, la mera ispirazione per un'opra nuova
                che poi, son io.
                L'anima mia c'ha tutto si piega.
                Composta domenica 6 giugno 2010
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                  Scritta da: Davide Bidin

                  Ciò che mi resta è la Fede

                  Si ammassano
                  sempre maggiore è il loro delirio
                  Cinici
                  Burattini
                  ammettono tutte le debolezze
                  in special modo quelle degli altri
                  sono perfetti nella critica dell'umanità intera
                  nel dire come siam usciti dal brodo primordiale
                  per poi ritrasformarci nella merda di partenza
                  ma solo loro
                  e loro soltanto
                  sono d'esempio
                  se non "addirittura"
                  salvabili
                  quasi fossero inumani
                  Tutti gli altri son sciocchi ominidi senza speranza
                  o troppo stupidi per capire il buongoverno
                  o troppo stolti per proteggere un ecosistema
                  o troppo conservatori per fare un passo avanti
                  e allora
                  allora
                  questa folla di additatori
                  queste mani dall'indice luciferino
                  si permettono il vizio di massacrare anche la fede
                  Non la fede dei ciechi
                  delle superstizioni
                  o quella di coloro che hanno qualcosa
                  da nascondere
                  da mantenere
                  ma la vera fede
                  la fede nella speranza che dietro ogni persona possa esserci
                  un amico
                  Nessuno pare salvabile per questa marea nera che trova,
                  nell'ignorante,
                  massificatore,
                  intollerante e irrazionale,
                  discorso logorroico,
                  l'unico motivo di dar ragione a qualcuno
                  di porgere un minimo di fiducia in uno specchio
                  e nulla più
                  Al contrario
                  La fede, per chi sa accettarla
                  e comprenderla
                  non è nient'altro della speranza statistica
                  che in mezzo a nove persone che non ti sanno ascoltare
                  una che ti capisce è presente
                  La probabilità che quello che dici
                  o scrivi
                  non sia solo tempo sprecato
                  ma materiale da trasformare
                  in qualcosa di grande
                  ben più importante del principio da cui è scaturito
                  Un briciolo
                  Una scintilla vivente.
                  Composta mercoledì 20 ottobre 2010
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                    Scritta da: Davide Bidin

                    Le Regole del Gioco

                    Attenzione alle parole
                    attenzione a certi personaggi
                    ne sono avvezzi
                    assuefatti
                    se iniziate a sentire
                    parole unte e forzate
                    in sdolcinato arrangiamento
                    e atteggiamento angelicato
                    mentre
                    il compositore
                    ossigena voracemente
                    i polmoni
                    con le sue stesse scorregge
                    usmandosi il culo
                    l'avrete trovato
                    egli è l'ipocrita benpensante
                    attenzione a coloro che usano
                    le parole
                    come arma e non come mezzo
                    perché i loro omicidi
                    non sono attuati nel sangue
                    ma nello sterco
                    nel guano impietoso
                    nel quale ricade la persona costretta
                    a un contendio, una crocifissione, un impalamento
                    un dialogo esente da personalità
                    poiché è usato come persona
                    come assassino celato
                    la costrizione ultima
                    che la falsa ragione
                    la prevaricazione
                    utilizza con costanza maniacale
                    ci porta ad essere obbligati
                    in un dibattito assurdo
                    davanti a un falso contendente
                    che olezza di ergastolano
                    ed egli stesso apprezza il suo puzzo
                    non puoi dire l'ovvio
                    non puoi urlare, neanche con le prove in mano
                    "Sei uno stronzo che non dovrebbe condividere col mondo
                    neanche la luce del sole,
                    ci porta al vomito la tua faccia di merda, lurido ipocrita"
                    non lo può dire
                    perché?
                    Son le regole del gioco.
                    Composta giovedì 24 febbraio 2011
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