Poesie inserite da Dario Pautasso

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Scritta da: Dario Pautasso

Un uccello azzurro

Nel mio cuore c'è un uccello azzurro che
vuole uscire
ma con lui sono inflessibile,
gli dico: rimani dentro, non voglio
che nessuno ti
veda.

nel mio cuore c'è un uccello azzurro che
vuole uscire
ma io gli verso addosso whisky e aspiro
il fumo delle sigarette
e le puttane e i baristi
e i commessi del droghiere
non sanno che
lì dentro
c'è lui

nel mio cuore c'è un uccello azzurro che
vuole uscire
ma io con lui sono inflessibile,
gli dico:
rimani giù, mi vuoi fare andar fuori
di testa?
vuoi mandare all'aria tutto il mio
lavoro?
vuoi far saltare le vendite dei miei libri in
Europa?

nel mio cuore c'è un uccello azzurro che
vuole uscire
ma io sono troppo furbo, lo lascio uscire
solo di notte qualche volta
quando dormono tutti.
gli dico: lo so che ci sei,
non essere
triste

poi lo rimetto a posto,
ma lui lì dentro un pochino
canta, mica l'ho fatto davvero
morire,
dormiamo insieme
così col nostro
patto segreto
ed è così grazioso da
far piangere
un uomo, ma io non
piango, e
voi?
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    Scritta da: Dario Pautasso

    Stile

    Lo stile è una risposta a tutto.
    un nuovo modo di affrontare un giorno noioso o pericoloso
    fare una cosa noiosa con stile è meglio che fare una cosa pericolosa senza stile.
    fare una cosa pericolosa con stile è ciò che io chiamo arte.
    La corrida può essere arte
    Boxare può essere arte.
    Amare può essere arte.
    Aprire una scatola di sardine può essere arte.
    Non molti hanno stile.
    Non molti possono mantenere lo stile.
    Ho visto cani con più stile degli uomini,
    Sebbene non molti cani abbiano stile.
    I gatti ne hanno in abbondanza.

    Quando Hemingway si è fatto saltare le cervella con un fucile, quello era stile.
    Alcune persone ti insegnano lo stile.
    Giovanna d'Arco aveva stile.
    Giovanni il Battista.
    Gesù
    Socrate.
    Cesare.
    García Lorca.
    In prigione ho conosciuto uomini con stile.
    Ho conosciuto più uomini con stile in prigione che fuori di prigione.
    Lo stile è una differenza, un modo di fare, un modo di esser fatto.
    Sei aironi tranquilli in uno specchio d'acqua, o tu, mentre esci dal bagno nuda senza
    vedermi.
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      Scritta da: Dario Pautasso

      La morte si fuma i miei sigari

      Sai com'è: sono qui ubriaco ancora
      una volta
      e ascolto Chajkovskij
      alla radio.
      Gesù, lo sentivo quarantasette anni
      fa
      quando ero uno scrittore morto di fame
      ed eccolo qui
      di nuovo
      ora io sono uno scrittore con un po'
      di successo
      e la morte va
      su e giù
      per questa stanza
      e si fuma i miei sigari
      beve qualche sorso del mio
      vino
      mentre il vecchio Pietro continua a darci dentro
      con la sua "Patetica",
      ho fatto un bel pezzo di strada
      e se ho avuto fortuna è
      perché ho tirato bene
      i dadi:
      ho fatto la fame per l'arte, ho fatto la fame per
      riuscire a guadagnare cinque dannati minuti, cinque ore,
      cinque giorni,
      volevo soltanto buttare giù qualche
      frase,
      il successo, il denaro non importavano:
      io volevo scrivere
      e loro volevano che stessi alla pressa meccanica,
      in fabbrica alla catena di montaggio
      volevano che facessi il fattorino in un
      grande magazzino.

      Bè, dice la morte, passandomi accanto,
      ti prenderò comunque,
      non importa quello che sei stato:
      scrittore, tassista, pappone, macellaio,
      paracadutista acrobatico, io ti
      prenderò...
      okay, baby, le dico io.
      Adesso ci beviamo qualcosa insieme
      mentre l'una di notte diventano
      le due
      e lei solo sa
      quando verrà il
      momento, ma oggi sono
      riuscito a fregarla: mi sono preso
      altri cinque dannati minuti
      e molto di
      più.
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        Scritta da: Dario Pautasso

        Vita dimenticata

        Hai sacrificato la tua vita
        come un folle
        folgorato da elevate
        teorie di perfezione
        e potere e soldi e successo!

        Ma hai mai pensato
        a quando sarai là sotto?
        Ti porteranno i fiori;
        tutti quanti la prima volta,
        diranno: - che lavoratore era!
        Che persona di gran forza e zelo,
        che prodigio dell'economia! -
        I volti bassi e grigi.

        Te li porteranno in dieci la seconda
        e diranno, - che persona orgogliosa era!
        Mi sembra abbia fatto molto
        nella sua vita precisa e forzata. -
        I volti distratti e grigi.

        Verrà uno solo la terza
        e dirà: - non ricordo chi sei
        ma i tuoi fiori son secchi,
        posso cambiarteli amico? -
        Sul volto un sorriso patetico.

        Dopo di che, accontentati
        del vento: lui passerà sempre
        sulla tua lapide a scalfire un poco
        l'epitaffio grondante di
        meraviglioso sudore
        di una vita dimenticata.
        Composta lunedì 27 giugno 2011
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          Scritta da: Dario Pautasso

          Mattina d'estate

          Gettato supino sul villoso prato
          col cielo di giada che volge al giorno
          ascolto il passo appesa sospirato
          delle lumache nel loro cauto ritorno
          ai bui anfratti, alle segrete loro
          al doveroso ristoro or che la brina
          al sol nascente si solleva e scema
          in vacillanti vapori di fugace bruma.

          E d'esse, una, che nel braccio mio disteso
          ha trovato impedimento al natural cammino
          d'ogni animal notturno quand'è mattino,
          s'arresta, incerta, finché col corpo teso
          scivolatami sopra, torna al crocevia
          dei folti steli d'erbe, ed io illeso
          tremo al solletico di quel dolce viaggio
          inciso sull'arto dal lucente segno che tutt'intorno irraggio.

          Le fronde strepitano al frizzante vento
          e tra di esse innumerevoli frullii d'ali
          d'uccelli, che ora paion dieci, ora cento
          alcuni vociferando aspri, altri sussurrando canti
          di richiami d'amore o di volgar confronti
          di chi vive la libertà, e ogni giorno col suono
          d'ugola che a noi par donato da nude divinità,
          dettano leggi sulle rispettive proprietà.

          E l'allodola che tra tutti innalza il suo sublime suono
          e il frenetico merlo, che al suolo schiocca brutale
          e una gazza che grida rauca il suo gemer infernale
          e il fischiare fine dello storno
          e poi ancor di tutti gl'altri passeracei
          un sol brulicante assolo di contorno,
          finché il collo incassato e goffo di un airone
          con l'ampie ali e 'l volo leggiadro e fino
          dal fremer tutt'intorno distoltami l'attenzione,
          mi solleva alla mente il ricordo fanciullino
          d'un giorno cupo, tra le mani un grigio aquilone.
          Composta martedì 23 novembre 2010
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