Poesie inserite da Claudio De Lutio

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Scritta da: Claudio De Lutio

Come ti voglio oh Italia

Oh Italia bella, oh Italia terra mia,
che sia tu sempre forte e prosperosa!
Così ti voglio! Ma anche generosa
incontestata e amata alla follia.
Il cuor ch'è nobile e dona la grandezza:
mai l'anima meschina e la grettezza.
E sia tu unita... si! Meglio se unita
in ogni dove in ogni quando audace
o se pure divisa purché in pace:
una la lingua e più dialetti in vita.
Chè t'è fedele il popolo e rimane
uno e solo uno a te fino alla fine.
Come ti voglio oh Italia tu sarai!
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    Scritta da: Claudio De Lutio

    Ricordami

    Ricordami!

    Festeggiai una nascita. La tua. Volevo che tutti sapessero. E allora, non appena fui avvisato - ero al lavoro - smisi di corsa e con le prime congratulazioni andai al bar di fronte a ordinare per tutti. Poi fu un'ansia interminabile. Volevo arrivare subito, ma c'era del traffico e pensavo a come stavi, a come stava tua madre, anche se mi avevano già rassicurato.
    Mentre compravo dei fiori, delle rose fresche, e scrivevo un pensiero su un biglietto che la fioraia aveva scelto per l'occasione, immaginavo per un momento come potevi essere, chi potessi somigliare...

    Ricordami!
    Festeggiai una parola. La tua prima parola, di appena due lettere, con la quale mi hai chiamato. Avevo atteso con impazienza ciò di cui non avrei potuto più fare a meno, per la gioia e la gratificazione di ogni volta, se per metà hai continuato a pronunciarla spesso anche dopo aver imparato a parlare.

    Ricordami!
    Festeggiai un dentino. Il primo che ti spuntò. Mi accorsi che avevi qualcosa di diverso quel giorno. Beh! A dire il vero, tu stesso mi facevi
    capire che c'era una novità in te, un intruso che ti stava dando un po' di fastidio e volevi da me un aiuto. Non eri contento affatto, ma riuscivi a farmi comprendere che avresti fatto di tutto per sopportare quel disturbatore non venuto per caso. Non so come, ma mi fidavo di te!

    Ricordami!
    Festeggiai i primi passi. Due, o forse tre, all'impiedi, tu da solo. Ti avevo accompagnato fino a quel momento con la mano che ti faceva
    da sostegno, prima che tu hai voluto lasciarla per un attimo. Dopo, stavi per cadere, ma sei stato in grado di cavartela: hai riafferrato quella presa, che, in ogni caso, era lì pronta a proteggerti dalla caduta.

    Ricordami!
    Festeggiai un giorno di scuola. Il primo per te. Eravamo tutti insieme, con tua madre e le nonne, per le coccole e il commiato. Sei stato
    davvero eccezionale! Con serietà e senza dare adito a emozioni, pur comprensibili, ti sei incamminato, senza voltarti mai. Abbiamo
    visto un ometto, con una cartella in mano, salire le scale e poi scomparire dietro l'angolo.

    Ricordami!
    Festeggiai ogni altro momento importante della tua vita che ho potuto e, soprattutto, sappi che avrei voluto continuare
    a farlo, anche ora che non ci sono più! Tuo padre.
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      Scritta da: Claudio De Lutio

      Oh calicanto

      Oh calicanto, fiore dell'inverno,
      come nel nome suoli ricordare
      e delle foglie al riparar fraterno,
      pur ingiallite e ultime, a scaldare!

      Ove fermò il tremulo suo volo
      infreddolito e stanco un pettirosso:
      tra tutti i rami per aver tu solo
      prestato aiuto quanto Dio commosso.

      Tanto che cadde su di te una pioggia
      da quel dì freddo come ricompensa:
      stelle brillanti, profumi, nuova foggia
      per dare e avere protezione immensa.

      Quella che dona il Re del cielo al mondo
      quando è venuto in una grotta fredda
      a liberare dal peccato immondo
      e dire "amate" per sfuggir la Geenna.

      Oh calicanto, fiore dell'inverno,
      come nel nome suoli ricordare
      esempio alto dell'amore eterno
      fiorisci sempre e non morire mai!
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        Scritta da: Claudio De Lutio

        Foulard

        Tanto nostalgici i foulard ritornano
        come nell'aria l'odore dell'autunno
        e cambia il modo di soffiare il vento
        che li carezza piano con la mano.

        Fuori ai caffè le giornate uggiose
        passano in fretta attorno ai tavolini
        dove le donne li hanno a copricapo
        così la pioggia le vede come spose.

        Sono i ricordi anche dei taschini
        vissuti poco fuori e più al di dentro
        di certe giacche cui rimane un senso
        vuoi per gli amori, vuoi per i destini.

        Non sono nodi e vengono annodati!
        E danno buon esempio a tanta gente:
        al collo dei boy scout da fazzoletti
        scialletti per anziani riscaldati.

        Poi volano i "foulard"... ed è magia!
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          Scritta da: Claudio De Lutio

          Mendicante a tempo indeterminato

          Vestito blu e cravatta
          la borsa in una mano,
          nell'altra un quotidiano,
          séguito a camminar.

          Davanti al Municipio
          seduta una signora
          dopo aver chiesto l'ora
          inizia a raccontar:

          "Avevo un bel vestito
          un posto di lavoro
          un orologio d'oro
          le scarpe décolleté.

          Poi fu il malcerto e instabile
          precario e traballante
          a generar mutante
          in una come me".

          Voilà! E un gran cartello
          mi mostra la signora.
          È quello che fa ora.
          Che Dio risparmi me!
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            Scritta da: Claudio De Lutio

            Il gelato di Antonella

            Due occhi azzurri, sorriso all'occorrenza,
            Poche parole, pose di eleganza,
            Nel dimostrar virtù con la pazienza
            Dispensa gentilezza in abbondanza.

            A sé t'avvolge come in una danza
            I gusti afferra e chiude in una stanza:
            Sono catene per non dimenticanza
            E senza voler esser dominanza.

            In via Toledo a Napoli è una costanza
            Che col suo assaggio riduci la distanza:
            Eh sì, perché il gelato che t'offre ella
            Vien da un'amica che chiamasi Antonella!
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              Scritta da: Claudio De Lutio

              Elisa

              Elisa parlava
              parlava e ascoltava
              Elisa rideva
              rideva e cantava.
              Un giorno era a terra
              un giorno volava
              con poco viveva
              di arte campava.

              Elisa era dolce
              Elisa era cara
              Elisa al risveglio
              in alto guardava
              il cielo, il suo sole
              le cose che aveva
              non erano sue
              ma agli altri le dava.

              Elisa un bel giorno
              decise di amare
              di amare un ragazzo
              venuto dal mare:
              guardava i suoi occhi
              due occhi innocenti:
              com'erano chiari
              com'erano ignari.
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