Scritta da: Silvana Stremiz

Ti credevo un amico

Ti credevo un amico,
ma te ne sei andato.
Non eri indispensabile
Ma in quel istante importante.
Ti credevo speciale
Con un cuore un'anima.
Sembrava sincero il tuo ascoltare.
Ma eri solo un attore perfetto.

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    Scritta da: Silvana Stremiz

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    "... No, per Zeus, - disse Polemarco- ma neppure io so più cosa dicevo. Questo si però, questo lo credo ancora che la giustizia consista nel giovare agli amici e nuocere ai nemici."
    --Ma dici amici coloro che sembrano onesti  a chi li ama , o coloro che onesti son davvero, anche se tali non sembrano ? E lo stesso ripeto dei nemici.
    - Si capisce - disse- che uno ami coloro che ritiene onesti , e odi invece coloro che ritiene cattivi.
    -Ma non accade- no- che gli uomini s' ingannino su questo, tanto che giudicano onesti molti che non lo sono e viceversa ?
    -Avviene si.
    -Ma allora per costoro chi è onesto è nemico , amico chi invece è cattivo?
    -Certo.
    -E dunque ,per questa gente, sarà ugualmente giusto giovare ai cattivi e nuocere agli uomini per bene?
    - Sembra di si.
    -D' altra parte chi è buono è giusto ed incapace di commettere ingiustizia.
    -Vero
    -Secondo il tuo ragionamento dunque  è giusto far del male a chi non commette ingiustizia.
    - Ma no- disse- caro Socrate ! Ed effettivamente il sostenerlo mi sembra davvero immorale.
    -Allora è giusto - ripresi- far del male agli ingiusti e del bene ai giusti?
    -Questo mi sembra più onesto di quello che dicevi prima.
    - O Polemarco, avverrà dunque che per molta gente che ha una falsa opinione degli uomini , sarà giusto far del male agli amici, poichè di amici cattivi ne ha, e far del bene ai nemici, che siano delle brave persone. Conclusione questa però assolutamente opposta a quella che dicevamo l' affermazione di Simonide.
    -Proprio cosi' - esclamò- .Ma vediamo di correggere la nostra definizione, perchè c' è il rischio di non aver rettamente definito l' amico e il nemico.
    - Quale era la nostra definizione Polemarco ?
    - Che amico è colui che sembra un uomo per bene.
    - E come - dissi- correggeremo ora la nostra definizione?
    - Che amico - rispose- è colui che non soltanto sembra , ma in realtà è uomo per bene, mentre colui che sembra, ma in effetti non è uomo per bene, è amico soltanto in apparenza : e lo stesso si ripeta per il nemico.
    - Da quanto abbiamo detto risulterebbe dunque che amico è l' uomo per bene , nemico l' uomo cat*tivo.
    -Si.
    - Tu permetti allora che all' idea del giusto si aggiunga qualcosa di più rispetto a quanto prima ne dicevamo, quando affermavamo esser giusto far del bene all' amico, male al nemico : bisogna aggiungere ora che è giusto far del bene all' amico che sia buono, ma*le al nemico che sia catt*ivo?
    - Sicuro! - affermò- A me sembra che cosi' si dica bene.
    -Ma è proprio da uomo giusto - dissi- far del ma*le ad un uomo , chiunque esso sia ?
    Certo - confermò- a chi è ca*ttivo e al tempo stesso nemico si deve far del ma*le.
    - Ma se uno fa del ma*le ai cavalli, come  diventano quei cavalli, migliori o peggiori ?
    - Peggiori.
    -Ma relativamente a quella che è la virtù dei cani o a quella che è la virtù dei  cavalli?
    - A quella dei cavalli.
    E se si fa del m*ale ai cani , anche i cani, no, divengono peggiori in ciò per cui son cani e non in ciò per cui i cavalli son cavalli?
    -Per forza.
    -Cosi' per gli uomini , amico mio, dovremmo dire che se si fa loro del m*ale divengono peggiori  proprio in quelle  che sono le virtù umane ?
    - Senza dubbio.
    -Ma non è forse la giustizia una virtù umana ?
    -Vero anche questo.
    -Ma allora, amico mio, coloro fra gli uomini cui si fa del ma*le fatalmente divengono più ingiusti.
    -Sembrerebbe.
    -Ma può un musico  in virtù della sua arte rendere gli altri musicalmente incolti?
    -Impossibile.
    -E chi si intende di equitazione è possibile che in virtù della sua arte renda gli altri inetti a cavalcare?
    - Non è possibile.
    E cosi' un uomo giusto è possibile che in virtù della propria giustizia faccia ingiusto un altro ? Insomma con la propria virtù cat*tivi i buoni ?
    - Ma è inpossibile.
    -L' azione del calore infatti  non è , io penso, causa di fresco , quanto piuttosto del suo contrario.
    - Sicuro.
    Nè l' arido è causa dell' umidità, anzi del suo contrario.
    -Certamente.
    -E cosi' l' uomo per bene non può essere causa di ma*le , ma del suo contrario.
    -Evidente.
    - Ma chi è giusto è anche buono '
    - Certo.
    - E allora , o Polemarco, l' azione dell' uomo giusto non può essere causa  di  ma*le nè ad un amico nè a nessun altro, mentre causa di ma*le è piuttosto l' azione del suo contrario , dell' uomo ingiusto."
    --Il pensiero politico di Platone--
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    "...Proprio cosi' - esclamò- .Ma vediamo di correggere la nostra definizione, perchè c' è il rischio di non aver rettamente definito l' amico e il nemico.
    - Quale era la nostra definizione Polemarco ?
    - Che amico è colui che sembra un uomo per bene.
    - E come - dissi- correggeremo ora la nostra definizione?
    - Che amico - rispose- è colui che non soltanto sembra , ma in realtà è uomo per bene, mentre colui che sembra, ma in effetti non è uomo per bene, è amico soltanto in apparenza : e lo stesso si ripeta per il nemico.
    - Da quanto abbiamo detto risulterebbe dunque che amico è l' uomo per bene , nemico l' uomo cat*tivo.
    -Si.
    - Tu permetti allora che all' idea del giusto si aggiunga qualcosa di più rispetto a quanto prima ne dicevamo, quando affermavamo esser giusto far del bene all' amico, male al nemico : bisogna aggiungere ora che è giusto far del bene all' amico che sia buono, ma*le al nemico che sia catt*ivo?
    - Sicuro! - affermò- A me sembra che cosi' si dica bene.
    -Ma è proprio da uomo giusto - dissi- far del ma*le ad un uomo , chiunque esso sia ?
    Certo - confermò- a chi è ca*ttivo e al tempo stesso nemico si deve far del ma*le.
    - Ma se uno fa del ma*le ai cavalli, come  diventano quei cavalli, migliori o peggiori ?
    - Peggiori.
    -Ma relativamente a quella che è la virtù dei cani o a quella che è la virtù dei  cavalli?
    - A quella dei cavalli.
    E se si fa del m*ale ai cani , anche i cani, no, divengono peggiori in ciò per cui son cani e non in ciò per cui i cavalli son cavalli?
    -Per forza.
    -Cosi' per gli uomini , amico mio, dovremmo dire che se si fa loro del m*ale divengono peggiori  proprio in quelle  che sono le virtù umane ?
    - Senza dubbio.
    -Ma non è forse la giustizia una virtù umana ?
    -Vero anche questo.
    -Ma allora, amico mio, coloro fra gli uomini cui si fa del ma*le fatalmente divengono più ingiusti.
    -Sembrerebbe.
    -Ma può un musico  in virtù della sua arte rendere gli altri musicalmente incolti?
    -Impossibile.
    -E chi si intende di equitazione è possibile che in virtù della sua arte renda gli altri inetti a cavalcare?
    - Non è possibile.
    E cosi' un uomo giusto è possibile che in virtù della propria giustizia faccia ingiusto un altro ? Insomma con la propria virtù cat*tivi i buoni ?
    - Ma è inpossibile.
    -L' azione del calore infatti  non è , io penso, causa di fresco , quanto piuttosto del suo contrario.
    - Sicuro.
    Nè l' arido è causa dell' umidità, anzi del suo contrario.
    -Certamente.
    -E cosi' l' uomo per bene non può essere causa di ma*le , ma del suo contrario.
    -Evidente.
    - Ma chi è giusto è anche buono '
    - Certo.
    - E allora , o Polemarco, l' azione dell' uomo giusto non può essere causa  di  ma*le nè ad un amico nè a nessun altro, mentre causa di ma*le è piuttosto l' azione del suo contrario , dell' uomo ingiusto.
    --Il pensiero politico di Platone--
    10
    postato da , il
    Quanti ricordi rileggendo questa conversazione ... Sono passati 5 anni. Che bello essere ancora quì con voi ... !!!
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    postato da , il
    --"... No, per Zeus, - disse Polemarco- ma neppure io so più cosa dicevo. Questo si però, questo lo credo ancora che la giustizia consista nel giovare agli amici e nuocere ai nemici."
    --Ma dici amici coloro che sembrano onesti  a chi li ama , o coloro che onesti son davvero, anche se tali non sembrano ? E lo stesso ripeto dei nemici.
    - Si capisce - disse- che uno ami coloro che ritiene onesti , e odi invece coloro che ritiene cattivi.
    -Ma non accade- no- che gli uomini s' ingannino su questo, tanto che giudicano onesti molti che non lo sono e viceversa ?
    -Avviene si.
    -Ma allora per costoro chi è onesto è nemico , amico chi invece è cattivo?
    -Certo.
    -E dunque ,per questa gente, sarà ugualmente giusto giovare ai cattivi e nuocere agli uomini per bene?
    - Sembra di si.
    -D' altra parte chi è buono è giusto ed incapace di commettere ingiustizia.
    -Vero
    -Secondo il tuo ragionamento dunque  è giusto far del male a chi non commette ingiustizia.
    - Ma no- disse- caro Socrate ! Ed effettivamente il sostenerlo mi sembra davvero immorale.
    -Allora è giusto - ripresi- far del male agli ingiusti e del bene ai giusti?
    -Questo mi sembra più onesto di quello che dicevi prima.
    - O Polemarco, avverrà dunque che per molta gente che ha una falsa opinione degli uomini , sarà giusto far del male agli amici, poichè di amici cattivi ne ha, e far del bene ai nemici, che siano delle brave persone. Conclusione questa però assolutamente opposta a quella che dicevamo l' affermazione di Simonide....."
    --Il pensiero politico di Platone--
    8
    postato da , il
    Carissimo Sergio, non intendevo che elabori le cose . Ma che il mio scrivere è un scrivere solamente oure emozioni personali,( perchè non tutti possiamo sentirli allo stesso modo) ma sono di non essere nessuno. Ma in questo essere nessuno è bello sapere di emozionare qualcuno.
    Ciao e Grazie.

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