È una dilatazione di pupilla che si distende nel sonno agognato? È veglia di preghiera il firmamento? Le lacrime quel sogno delle esequie? È ciò che spera l'ateo nel tempo, nel suo spazio ch'è come fosse chiesa, porte aperte di un buio senza fine, la luna, ostia impossibile a raggiungersi per le labbra di un nottivago insonne? E ceri di inutilità infinita quasi fanno risorgere l'orrore della visione di una luce in pezzi, sillabe di una fede balbuziente in procinto di lasciarsi inghiottire dalle fauci di un buio di silenzio?
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