Nella casa celeste sono ferma, pallida come il cranio che già ho, e ho perduto la pelle della luce, e abito e vesto il lutto nello spazio, le pareti non hanno più confini, il dolore s'è fatto eternità. Mi illumino la strada con preghiere, lacrime che a frammenti ti rievocano, ceri che innalzano la loro fiamma, occhi vivi di luce che si mostrano nella lunghezza del momento buio. E il riflesso è il pensiero che mi anima, il poterti raggiungere alla tomba del mare in cui sei stato seppellito, e gettare quel fiore ch'è il mio corpo.
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