Come una litania su santa Ombra, la più sacra e profana nel contempo!
Ombra fedele come una custodia, cane segugio di quella mia musica che sono i passi scritti sui leggii dei marciapiedi. Ombra, formica china trascini la mollica del mio corpo al nulla della meta più distante. Ombra, neonata, la mia carne un latte e le piante dei piedi, infimi seni cui succhi quel guadagno ch'è la vita. Ombra, carezza lieve del riflesso biondo, solare, ombra, più crudele masso attaccato a sprofondanti colli, giù verso il fondo – ché s'annega insieme – del mare caldo della passeggiata, eco di suola senza eco di scarpa e suo privilegiato farne a meno! Cadavere che porto inseppellito, onnipresente bara che la strada porta sulle sue spalle nel funebre corteo ch'è solitudine! Ombra vigliacca notte che ha implorato china fin sotto i piedi ad ogni passo, aspettando che alzassi le mie scarpe per rifugiarsi dalle paranoie del freddo, della pioggia, del suo essere, sentirsi nuda, tranne sotto il tetto provvisorio che io potevo offrirle! Chè sembri allontanarmi dalla luce anche se non sprofondo nel solo vero inferno del sottosuolo! Chè, più di mia madre, mi ami, ed è un amore possessivo, ma mi ami, m'ami, non mi uccideresti lo faresti a te stessa e non vorresti! Ombra, che ti riscopro cane fedele a sera, quando scelgo di cadere sul letto del mio sonno, entrato il corpo delle mie pupille sotto quelle lenzuola delle palpebre! Ombra, ché sembri non dormire mai! Ombra, me senza sensi! Ombra la senza voce, senza sguardo, la senza mano e piedi, senza naso, Morte che in vita vive solo inerzia! O forse Ombra caduta in me, che chiedi l'approfondimento e ti spalanchi in più buio colore, emergi, usi il corpo come bara per vivere sepolta, parassita! Ombra, custodia di un non mai suonato strumento della luce, unica nota, fama che si bisbiglia immeritata del me compositore che non sono, un non talento che infine è pur dono, composizione stanca trascinata fin dagli inizi, già verso la fine, e non coraggio dell'incompiutezza, ché ci pensa la Morte per finirla. Ombra, bara da cui fuoriuscirà vivendo solo un giorno quella data. Notte, ti penso, folle, quel totale di tutte le ombre divenute eterne di quelli morti che sono vissuti!
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